Lirica (Ariosto)/Appendice seconda - Liriche apocrife/Canzoni/II. - Amanio?. Perché Dio, l'Italia è...

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II. - Amanio?. Perché Dio, l'Italia è...

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II. - Amanio?. Perché Dio, l'Italia è...
Canzoni - I. - Trissino. Parlerá della sua donna... Canzoni - III. - Nessun pastore fu mai piú felice...
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II

[Amanio?]

Perché, Dio, l’Italia è cosí abbandonata? Perchè tante sciagure su di lei per opera di quegli stessi che al suo benessere e a Roma dovrebbero pensare?

     Luce eterna del ciel, che da quel giorno
che prima al nostro Adamo ti mostrasti,
di etá poi in etá sempre servasti
l’ordine fermo al tuo girare intorno;
5qual nuovo impero a tant’alto soggiorno,
qual mai piú strana forza, o almo Sole,

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o intelligenze sole,
vi ferma il corso o vi rivolge indietro?
Tu, che pur sei per sì lungo diretro
10e de la terra e di quest’aer fosco,
quel che ’l tutto produci e ’l tutto allumi,
d’ogni vita mortale eterno padre,
qual conceputo hai nosco
sì fiero sdegno, che gli usati lumi
15nascondi a quest’afflitta orbata madre?
Sotto qual sei ponente oggi sommerso,
ch’ai bel montar del ciel il giorno hai perso?

     Smarrita, indica, mia tremante aurora,
il tuo Sol, che sì bel pur dianzi hai visto
20partir da te, or scolorito e tristo
morir tel vedi innanzi ad ora ad ora.
Sarebbe mai tra’ nostri fiumi ancora
caduto giú da le stelle Fetonte,
che l’onorata fronte
25il sol a tutto ’l mondo oggi nasconde?
Giá si ritornan fra l’amate fronde
gli augei, ond’in su l’alba eran partiti.
Stupido ogni nocchier ferma la nave;
fermansi in mezzo i suoi campi i bifolchi,
30e ’n tutto sbigottiti,
col viso al ciel, ognun s’arresta e pave,
vedendo quasi al cominciar de’ solchi
mancarsi il giorno, e trema in strano orrore,
se questa è notte, oppur se ’l mondo muore.
     35Tu che ’l bel volto, allor che l’aria imbruna,
i tuoi pallidi raggi in questi chiostri,
invece del fratel dal ciel ne mostri,
regina de le stelle, alma mia luna,
fra qual vai selva errando, oggi in quest’una
40del perso Apollo tuo sorte si avversa;
od in quai monti spersa
fra armenti Endimion cerchi e fra i greggi?
O con qual corso de l’eterne leggi
tra ’l nostro globo e ’l sol l’aurate corna
45spandi, e fai d’esse agli occhi nostri un velo?

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Ahi, figliuoi di Latona, un’altra Tebe,
altra Niobe torna
a farvi in nube giú scender dal cielo,
contra piú altiero error, piú vana plebe;
50fosche alte ombre, aspro sdegno, e ’n strana tempra,
se quest’in ciel con noi odio s’insempra!
     Ma insemprisi con voi, che da la rete
de’ primi fondatori in tanto orgoglio
sete venuti, che lá in Campidoglio
55voi stessi in terra dèi fatti v’avete;
voi vi cangiate il ciel, voi vel vendete,
ponendo vostra sede in aquilone.
Sol, tu n’hai ben ragione,
se avvolto in nube giú dal ciel discendi;
60prendi pur l’arco, irato Cinzio, prendi!
Questi sono i giganti e quest’è Fiegra;
qui monte Pelio Pindo alto sostiene!
Ah ruina del ciel, Bariona antico!
La gente mortal egra
65sen va con gli occhi chiusi, e colpe e pene...
Or non piú... No... Io so ben quel ch’io dico.
Intendami chi può, ché m’intend’io,
S’altri non vuol veder, vedil tu, Iddio!
     Tu, che novellamente un simulacro
70di quell’altro Pompeio a quest’inferma
madre, che non ha piú dove star ferma,
colonna sei in quest’ordin suo sacro,
odi gridar da lunge afflitto e macro
lo sposo suo: — Uscite fuor del tempio,
75voi che vendete! Ahi, empio,
che vendi le colombe, il tempio sgombra! —
Odi quest’altra, cui vergogna ingombra
d’esser scoperta; e grida: — O miei dolori!
Negra e formosa fui; giunta è la sferza,
80perch’io nuda men vo, squallida e fosca!
Spengansi sí alti errori,
alta colonna mia, innanzi terza;
l’aer, tu ’l vedi, e ’l mondo e ’l cielo infosca,
ch’un de’ dui, qual si sia, altri ’l distingua;
85temo e forse il maggior lume s’estingua.—

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     Sacri colli, aere sacro, alte ruine,
sacrati sassi, e voi, vie sacre antiche,
s’aveste, come giá, le stelle amiche,
uopo non v’era di temer tal fine;
90che non arian quell’anime divine
che ’n voi nascean, cosí squarciato il manto
de la donna, che tanto
con martir s’inalzò, con sí bel sangue;
di quella donna, cui d’intorno langue
95senza pastura il gregge, e ad altre belve,
— Sol, tu nol vuoi veder — han dato in preda
la bella vigna e le campagne e l’erbe;
campagne aride, e selve
di fieri lupi — or chi fia mai chi ’l creda? —
100fier aspri lupi, ché de le superbe
scellerate crudel false vostre opre
fuggito è ’l sol, o eterna notte il copre.