Lirica (Ariosto)/Capitoli/XXVII. - Centone amoroso con versi del...

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XXVII. - Centone amoroso con versi del...

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XXVII. - Centone amoroso con versi del...
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XXVII

Centone amoroso con versi del Petrarca.

     Arsi nel mio bel foco un tempo quieto
ed or mutato veggio acerba e fella
mia benigna fortuna e 'l viver lieto.1
     E piú e piú duol, la mia contraria stella
5mi suol mostrar ell’è l’alma ad ora ad ora
piú feroce ver’ me sempre e piú bella.2
     Se pur biasmar il dì penso talora
suo finto ardor o sua rara mercede,
tanto cresce ’l disio che m’innamora.3
     10O miser chi troppo ama e troppo crede!
ben ch’in credenza tal sol m’abbi indutto
infinita bellezza e poca fede.4
     Del mio servir è ’l premio doglia e lutto,
e veggio col servir posto in oblio
15mia speme in sul fiorire e sul far frutto.5
     Taccio o dirò ’l furor de l’ardor mio?
De sì, de no: ahi sconsolata vita!
Intendami chi può, ch’io m’ intend'io.6
     Ahi! senza stato Amor cosa inaudita;
20ahi! destin fero; ahi! leggi oblique e torte;
vedem' arder nel fuoco e non m’aita.7
     Ma ben che l’empia e cruda acerba sorte
abbi del mio gioir ogni ben spento;
sappia ’l mondo che dolce è la mia morte.8
     25Nessun mai piú di me visse contento,
or vivo fuor di vita e di riposo.
Quante speranze se ne porta ’l vento!9
     Placar io cerco ’l duol nel petto ascoso
col mesto suon di mie rotte parole:
30tanto gli ho a dir che cominciar non oso.10

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     Sovente il giorno ’l cor vole e disvole
spenger l’ardor, e sospirando i’ dico
che piú nol sento, ed è non men che suole.11
     E mentre cosí lasso i’ mi affatico,
35veggio cieco furor, ahi! voglia insana:
proverbio «Ama chi t’ama» è fatto antico.12
     Se pur la chiamo, ognor sorda e inumana,
crudel e ingrata apo d’omini e dèi;
piaga per allentar d’arco non sana.13
     40Or bramo di mirarla, or non vorrei;
né ’l mal ch’io sento in ogni fibra ed osso
potria cangiar un sol dei pensier miei.14
     Or la vorria seguir senza esser mosso,
or la vorria lasciar senza languire,
45e per piú non poter fo quant’io posso.15
     Se talor penso al mio lungo martire,
che non mi uccide, io dico: Gli è pur vero
che ben può nulla chi non può morire.16
     Ahi! dolce error vòlto in un van pensiero,
50che notte e di co’ miei desir vaneggi,
che grida meco poi ch’altro non spero:
     Ben non ha il mondo che ’l mio mal pareggi.17

Note

  1. Petrarca, Canzoniere, CCCXXXIII, I.
  2. o. c., CCIX, 9.
  3. o. c., XIII, 4
  4. o. c., CCIII, 5.
  5. o. c., CCLXXXVIII, 4
  6. o. c., CV, 17.
  7. o. c., CCXVI 14.
  8. o. c., CCXVII, 14.
  9. o. c., CCCXXIX, 8.
  10. o. c., CLXIX, 14.
  11. o. c., CV, 160.
  12. o. c., CV, 31.
  13. o. c., XC, 14.
  14. o. c., CLXXII, 11.
  15. o. c., CVIII, 11.
  16. o. c., CLII, 14.
  17. o. c., CCVII, 98.