Lo cunto de li cunti/Illustrazioni e documenti/C

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C. Famiglia del Basile

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C.

Famiglia del Basile.


L’Imbriani scrive: «Una sua bisnonna (del Basile), la nonna di suo zio, si chiamava Chiarella Usciolo, perchè dice nel Pentamerone: le cose che soleva contareme chella bona arma de zia Chiarella Vusciolo, vava de ziemo, che Dio l’haggia ngrolia!1» (II, i).

Ora queste parole sono messe in bocca a Zeza, una delle vecchie novellatrici, e Chiarella Vusciolo è, evidentemente, un nome fantastico. Cosi nella G. I, Tr. IX, Ciommetella racconta una novella, «che me soleva contare vava Semmonella, ch’haggia recola!». E tanto è vero questo che lo Sgruttendio, nella Tiorba a taccone, comincia una sua poesia:


               Me deceva chell’arma benedetta
               De Zia Chiarella Vusciolo la sera,
               Quanno a la cemmenera
               Stèvamo attuorno tutte quante nchietta....2


Bisogna, dunque, prima di tutto, cancellare questi Usciolo dalla parentela dei Basile.

Delle sorelle del Basile, Adriana, Vittoria e Margherita, come anche dei fratelli, Lelio e Francesco, abbondano le notizie, specialmente nei documenti, raccolti dall’Ademollo. È curioso che Domizio Bombarda, nel Teatro delle glorie, scriva che Francesco Basile era cugino dell’Adriana e Giambattista3: il che è apertamente smentito [p. cxcvi modifica]dalle testimonianze dei tanti documenti. Lo stesso Bombarda accenna all’altro fratello, Giuseppe, «nella Fiandra, per le molte virtù che l’adornano, da quell’Altezza d’Austria in grande stima tenuto». E Giambattista, dedicando nel 1618 le Osservationi intorno alle rime del Bembo e del Casa a Marco Scitico Altemps, Arcivescovo e Principe di Salzburg, parlava dei «favori, ch’ella s’è degnata fare alla mia casa nella persona di mio fratello». Era un altro, o il fratello Giuseppe4?

Infine, dev’essere incorso in errore a un punto dell’opera dell’Ademollo, dove si parla di un Daniele Basile, come padre di Giambattista. Daniele era, invece, il cognome della madre5. Il Basile, nell’introduzione d’una delle sue odi, parla del P. Alfonso Daniele, «per vincolo di sangue all’autor congiunto6». E l’editore della seconda edizione del Cunto de li Cunti dedica al P. Daniele l’opera del Basile, «cugino di V. 0.»7.

  1. Imbriani, l. c., I, 38-9.
  2. Ed. Porcelli. — p. 199.
  3. Nap., 1628, p. 6.
  4. Da una delle lettere napoletane del Basile, ch’è dedicata a lo settemo geneto de Messere, zoè fratemo carnale, lo chiù strillo parente, che stace a Cosenza, parrebbe che il Basile avesse un settimo fratello, che stava a Cosenza. Ma quelle lettere sono così enimmatiche ed oscure in tanti punti, ch’io non saprei che fondamento farci.
  5. Ademollo, o. c., p. 4, cfr. pp. 209-10.
  6. Ode, p. 203.
  7. G. A. Farina, 2 Gen. 1637, Nap., per Ottavio Beltrano, MDCXXXVII