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Lo scojjonato

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Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Lo scojjonato Intestazione 27 maggio 2024 75% Da definire

Ruzza co' li fanti, e llassa stà li santi La guerra co' cquelli bbricconi
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LO SCOJJONATO.1

     Baron bècco2 futtuto bbuggiarone,
Ladro canajja, pe’ nnun ditte peggio:
Si nnun te pijjo a ccarci in ner palleggio,3
Damme er tu’ nome, ché mme sta bbenone.

     Da cuann’in cuà ggodemo er privileggio
De pijjà tutt’er monno pe’ ccojjone?
Oè, nun’ ciò ppancotto io ner cestone,4
Sai? duncue abbad’a tté, perch’io rameggio.5

     E in cuella pila tua tante ne bbulli?6
Ciài la patacca7 a la camiscia, eh fijjo,
Che ddài la pecca a ttutti e tte la sgrulli?8

     Ma pprega la Madon9 der bon Conzijjo
De nun toccamme un giorno che mme frulli,10
Ché ’na sodisfazzione io me la pijjo.

24 gennaio 1832.

Note

  1. Beffardo con malignità.
  2. Colla e larga.
  3. Ne’ genitali.
  4. Capo.
  5. Rameggiare: essere bizzarro, a estri.
  6. Da bollire. [Pila: pentola. Ma qui sta per “testa.„]
  7. Patente.
  8. Vai salvo, impunito.
  9. [Questo tronacamento è, nel caso presente e in altri simili, rigorosamente voluto dall’uso. Il Bello lo avverte altrove, premendogli che non si creda uno di que’ capricci individuali, che egli cordialmente detestava nelle scritture in dialetto, e che avrebbe fatto bene a detestare anche nelle scritture italiane.]
  10. Corrisponde presso a poco al senso della nota 5.