Medea (Euripide - Romagnoli)/Terzo stasimo
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coro
Strofe I
Erettídi1, dagli evi remoti
felici, progenie di Numi
beati, cresciuti dal suolo
inespugnabile, sacro,
che ognor vi nutrite d’eletta
saggezza, e movete con morbido incesso
per l’ètere tutto fulgore,
dove una volta, si narra, le nove
Muse Armonia generò.2
Antistrofe I
Anche narran che Cípride attinse
dai flutti del puro Cefíso,
ed aure di venti spirò
sopra la terra, con tempra
soave, e le chiome velando
con fiori, con serti di rose fragranti,
mandò, ché a saggezza vicini
seggan, gli Amori, che sempre partecipi
siano dell’opere tutte.
Strofe II
E come sui sacri suoi rivi3,
Atene potrà, come accoglierti
potranno gli amici, quando empia
sarai fra le genti, i tuoi parvoli
di vita per te saran privi?
Pensa a che strage t’appigli!
No, per le tue ginocchia,
ti prego, t’invoco, ti supplico,
no, non uccidere i figli!
Antistrofe II
E dove di mano dominio
attinger potrai, dove d’animo,
che avventi la strage terribile
al cuor dei tuoi pargoli? L’occhio
volgendo su lor, l’esterminio
compier potrai senza lagrime?
Quando con supplici grida
dinanzi essi ti cadano,
tu non potrai con saldo animo
tinger la mano omicida.
- ↑ [p. 335 modifica]Erettidi sono gli Ateniesi, cosí chiamati da Erettèo, loro leggendario sovrano.
- ↑ [p. 335 modifica]Le nove Muse Armonia generò. Veramente la tradizione comune fa le Muse figlie di Giove e di Mnemosine e le fa nascere nella Pieria. Euripide, invece, le fa nascere nell’Attica per adulare i suoi ascoltatori
- ↑ [p. 335 modifica]I sacri rivi sono il Cefiso e Illisso.