Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/VII

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Dei Corpi de' Mercanti, e Artigiani

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VI VIII
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§. VII.

De’ Corpi de’ Mercanti e Artigiani.


I
N una nazione adunque, in cui restino salutarmente distribuite le fortune per modo che il popolo largamente trovi il necessario fisico, e speri coll’industria ciascuno di poter godere anche dei comodi; in quella nazione dico, basterebbe che le leggi non vi avessero posto ostacolo, perchè il numero de’ venditori di ogni merce sarebbe il massimo possibile nelle sue circostanze. Poichè dove la industria sia svincolata, ed abbia tutta la naturale sua attività, concorre ad ogni professione tanto numero per esercitarla, quanto è capace di mantenerne l’utile che se ne cava.

Ma in ogni paese, dove più, dove meno i legislatori sono stati sedotti da uno spirito mal pensato di ordine e simmetria, ed han cercato di compassare e modellare quel moto spontaneo della società, di cui [p. 44 modifica]le leggi possono bensì conoscersi con un attento esame su i fenomeni politici, non mai anticipatamente prescriversi, siccome nelle lingue è accaduto, che non mai i grammatici hanno potuto organizzarle a loro talento, ma sibbene esaminarle formate che furono da una massa d’uomini con una libera scelta, ed i filosofi posteriormente le analizzarono, e ne confrontarono le analogie.

L’idea di radunare ogni arte ad ogni mercatura in un corpo, e di dare a questo corpo i suoi statuti, prescrivere il tirocinio, l’esame, e la qualità requisita per esservi annoverato, prevalse in ogni nazione, e tuttavia sussiste nella maggior parte. Essa porta con se un’apparenza di saviezza, e di prudente circospezione. Sembra che si assicuri in tal guisa il buon servizio del Pubblico, la perfezione de’ mestieri, la fedeltà nella contrattazione, e che s’impedisca che gli uomini senza costume, e senza pratica possano defraudare i Cittadini, e screditare le produzioni interne presso gli stranieri.

Chiunque però si volgerà a esaminar da vicino queste instituzioni, troverà che gli effetti ordinarj di esse sono di rendere [p. 45 modifica]difficile l’industria de’ Cittadini; di costipare nelle mani di pochi le arti, e i diversi rami del Commercio; di soggettare i manifattori e i mercanti ai pesi di diverse tasse, e di tenere sempre al livello della mediocrità, e talora anche al di sotto, ogni manifattura. Liti incessanti fra corpo e corpo, e fra corpo e membri; spese voluttuarie e vane fatte dalla cassa comune, le quali ricadono a peso di ciascun individuo; perdite di tempo per inutili formalità, e capricciosi officj; espilazione talvolta dei piccioli magistrati di quelle ridicole Repubbliche; rivalità, odj, guerre contro chiunque ardisca di essere più esperto, o più industrioso. Tale è la scena che rappresentano ordinariamente questi corpi, esaminati che siano da vicino. Uno spirito di lega e di monipolio gli anima, per cui tendono a stringere nel minor ceto che possono l’utile del loro commercio; ed ecco come anche dagli effetti si trovi, quanto vane fossero le speranze che si ebbero nella loro istituzione.

L’esame ch’essi fanno degli alunni si riduce a un tributo ordinariamente, dal che un abile e povero Cittadino viene ridotto o ad abbandonare la patria, o a rivolgersi [p. 46 modifica]ad altro partito; nè questo esame garantisce il Pubblico dall’aver dei pessimi operaj approvati da queste maestranze, di che l’esperienza può conoscersi in ogni paese; e quello che dico dell’abilità, si può estendere anche alla buona fede ch’è dagli uomini trattata nella stessa guisa, siano essi arruolati in corpi, siano essi scapoli, tosto che l’invito al guadagno sia in essi più forte de’ lor principj morali.

L’effetto solo adunque che questi corpi producono si è quello di diminuire il numero di venditori interni, conseguentemente accrescere il prezzo delle merci, diminuire il numero de’ contratti, frenare l’attività dell’industria, e scemare l’annua riproduzione.

Un arte vi è, la quale per necessità non debbasi lasciare interamente libera, ed è quella de’ Speziali: troppo si avventurerebbe altrimenti la sanità del popolo. Il porre limiti al lor numero non ispetta alla Economia Politica, ma ai progressi della saggia medicina dubitatrice. Gli argentieri, i drappieri, i cuojaj prospereranno meglio sotto una intera libertà, colla condizione soltanto che il bollo autentico della nazione non sia apposto se non all’oro, e [p. 47 modifica]argento del vero titolo, ai panni, ai cuoj preparati con determinate leggi e constituzioni.

I privilegj antichi dei corpi delle arti, i debiti che molte volte trovansi ad essi addossati sono oggetti piccoli, e facilmente rimediabili con una saggia politica. Se questi corpi portano il peso di un parziale tributo, sarà sempre facile il trovare un fondo, su di cui più innocuamente collocarlo. Aprasi la strada ampia e libera a chiunque di esercitar la sua industria dove più vuole, lasci il legislatore che si moltiplichino i venditori in ogni classe, e vedrà in breve l’emulazione, e il desiderio di una vita migliore risvegliar gl’ingegni, rendere più agili le mani del suo popolo; perfezionarsi le arti tutte, ribassarsi il livello dei prezzi; l’abbondanza scorrere dovunque guidata dalla concorrenza, inseparabile compagna di lei; e siccome l’albero annodato artificiosamente, e forzato nelle sterili piazze, che noi chiamiamo giardini, languisce, e malamente vegeta sin che da quei vincoli resti frenato l’umore che gli dà vita, e sciolto da essi, l’anima gli scorre ne’ tronchi, rinverdiscon le foglie, il succo nutritivo spandesi liberamente, e s’alza vegeto al cielo per ricompensare co’ [p. 48 modifica]suoi frutti la saggia mano che scatenò la natura; così nelle società accader deve che tutto prenda lena e vigore, e si riscaldi, quando il desiderio di migliorare la sorte non incontri ostacolo, e possa per ogni dove spingersi, e largamente e sicuramente signoreggiare.

Il giudizio del compratore è sempre il più disappassionato, e il più equo; e l’inesperto come l’inonesto venditore resteranno sempre solitarj, e per mancanza di profitto verranno costretti o a diventar buoni, o a uscire dalla professione. I corpi dunque delle arti, e de’ mestieri non producono il bene, per cui furono instituiti; tendono a diminuire l’annua riproduzione, e ad accostar la nazione alla sterilità: abolendoli adunque si farà un’ottima operazione, e si moltiplicheranno salutarmente i venditori.


Annotazioni.

Un Arte v’è ec. Oltre l’Arte degli Speciali, esaminando bene questo argomento, se ne ritroverà qualchedun’altra, che porti la necessità di Legge, e di regola. Vedremo altrove, che le vendite de’ Generi per la giornaliera consumazione, e che sono necessarj al Vitto del [p. 49 modifica]Popolo, devono essere regolate, allorchè però dalle mani de’ primi venditori passano in quelle de’ secondi, e che sono propriamente parlando salariati dal Pubblico per servigio di tutti.

I privilegj ec. Quest’Autore trasportato in favore della natura, e della libertà illimitata, ci trascinerebbe con la seducente eloquenza facilmente in errore, senza il soccorso della Storia, della moderna Geografia, e della notizia de’ Popoli barbari antichi, e moderni, che ci rappresentano col fatto un Quadro ben diverso della Natura, e della Libertà illimitata. L’esperienza pure ci fa conoscere, che se un Albero appunto annodato artifiziosamente oltre il dovere languisce, e malamente vegeta; quando all’incontro è abbandonato alla natura, senza che l’attento cultore lo ripulisca, lo curi, lo esamini alle Radiche, gli muti, e muova il terreno, ed anche occorrendo lo innesti, diviene selvaggio, le frutta divengono insipide, o cattive, e finalmente perisce. Questo c’insegna la Fisica, e l’esperienza: la Poesia poi parla con altro linguaggio; ma è linguaggio di Poesia. Massima Generale: dare al Commercio la libertà possibile: tenere i Commercianti, e gli Artefici, come tutti gl’Individui della Società nella possibile disciplina. Ne quid nimis.