Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di S. Martino in Pensili
![]() |
Questo testo è incompleto. | ![]() |
◄ | Libro IV - Di Ururi, in altri tempi detto Aurole | Libro IV - Di Portocannone | ► |
1. DI Questa Terra si fa parola nella sentenza del
Cardinal Lombardo già trascritta nel lib.3. cap.3. n.7. come pure due Bolle di
Lucio III. e d’Innocenzo IV. trascritte, la prima nel cap.5 del medesimo lib.3.
n.3. e l’altra nel n.14. dello stesso cap.5. se ne parla nella Cronaca
Cassinese, come appresso, e altrove, e in tutti i suddetti luoghi coll’aggiunta
in Pensili, o in Pensile, in Pensilis, poi
Pensulis, quale stimiamo voler
esprimere la sua situazione, cioè, che venga posta in un luogo sublime, e
pendente; come in fatti così giace, cioè con un pendìo dalla parte
Meridionale, e occidentale, e per il di più in piano, che si distende per tutte
2. Supponiamo questa Terra riconoscere la sua origine da qualche Chiesa, eretta in essa in memoria di S. Martino, Vescovo Turinese, quale si venera con divozione, come d’un Patrone con rito doppio; e che per conseguenza i suoi natali non possano essere stati prima del V. Secolo; posciache questo Santo fiorì nel IV. secolo, e se ne volò al Cielo nell’anno del Signore 400. o come altri vogliono 401. e da detto tempo se ne celebrò la festa in Francia, e passò in Italia per i gran miracoli, che il Signore Iddio si compiaceva oprare a sua intercessione : e ci persuadiamo, che erettasi la detta Chiesa colle rovine della nostra famosa Cliternia, di cui parliamo nel lib. I. cap. 4. e se ne rinovano le memorie in questo lib.4. cp.4. s. unic. all’intorno di essa si formassero le abitazioni di que’ Cittadini di Cliternia, conforme attualmente si vede per quel, che dirassi appresso, e come si è detto nel cap.1 di questo stesso lib.4 n.3 spesso è accaduto, e accade, che per la pietà, e divozione in edificare qualche Chiesa, o Monastero di qualche Santo miracoloso in un luogo solitario, e deserto, s’abbia poi fatto acquisto di una Terra, e talvolta di qualche Città. Le Storie Civili, ed Ecclesiastiche ce ne somministrano molti esempi, e ne abbiamo anche in questa Diocesi, come della Terra di San Giuliano, dell’altra di S. Croce, del Casale di S. Agata, e simili.
3. Ella è distante da circa tre miglie da Ururi, che sta posto a mezzo giorno di essa, circondata di muraglie da’ secoli a noi remoti, con sue porte ben formate, e quella di Oriente si rimodernata a nostro tempo. Le sue fabbriche Civili sono assai commode, e commodissime le abitazioni de’ particolari, alcune delle quali in forma di Palazzetti. Tra esse comparisce assai magnifico il Palazzo Baronale, innalzato con ottima struttura a foggia di Castello, per cui volgarmente si appella, il Castello, il quale fu sempre abitazione de’ Duchi di Termoli della Famiglia di Capua, e dalla fine del Secolo XV. ne sono in possesso per l’investitura, che ne ricevette Andrea di Capua con tutto il Contado di Montagano, come diciamo altrove ; e quivi sono stati soliti fare la loro residenza, stimando questo luogo migliore di ogni altro del di loro stato, per la qualità dell’aria, e per la vicinanza al Mare Adriatico, e Termoli, loro Titolo.
4. Tiene questa Terra un ampiissimo Territorio, abbondante di acque, fruttifero di ogni sorta di vittovaglie, è posto in pianura, eccettuatone l’accennato suo pendio, vini di ottima qualità, frutti abbondantissimi, armenti d’ogni ispecie, cacciagioni per boschi d’ogni pelo, industria di lana, formaggi, e altre : di maniera che non manca in essa il bisognevole, e ’l dilettevole al vivere umano, per quanto porta la qualità del Paese.
5. Non sappiamo chi fussero i suoi Possessori, e il primo, che si ci incontra nel Registro de’ Baroni sotto Guglielmo II il Buono, nella Rubrica de’ Feudatarj di Capitanata presso Carlo Borelli più volte citato p.153. si appella D. Amerius S. Martini tenet S. Martinum, quod est Feudum militum. Passò poi in Persona del Conte di Montagano, ma non sappiamo con qual titolo. Appresso per la sua ribellione, in persona di Andrea di Capua, e si è mantenuta in questa illustre Famiglia sino al presente : tantoche nella situazione del Regno fatta l’anno 1669. leggiamo scritto tra i Baroni Ill. D. Giulia di Capua, Duchessa di Termoli : ma ora è passata nella Casa de’ Principi di S. Nicandro per il Matrimonio del Signor D. Domenico Cataneo con una Dama, ultima della famiglia di Capua di questo ramo de’ Duchi di Termoli.
6. Questo luogo è stato sempre considerato come nobile Castello di questa Diocesi, e tale lo appella il Colenucci in parlare dell’Armata Turchesca, la quale nel 1566. guidata da Pialì Bassà, pose a scacco, e a fuoco quelle marine, e ne restò salvo S. Martino, nobile Castello per meriti, come lui dice di S. leo, Protettore del luogo, part.3. lib.1. dell’Edizione di Vinegia del 1591. p.11. e noi torniamo a parlarne nell’Appendice cap.3. ove di questo glorioso Santo. Ebbe nobili Cittadini, tra questi il suddetto Domenico Amerio, Padrone del luogo : Dominicus Amerius S. Martini tenet S. Martinum, come sopra, e tra le sue sciagure, che non sono state poche, come di tutti gl’altri luoghi di questa Diocesi, anche sino a questi tempi vi si sono conservate Famiglie nobili leggendosi in un processo della Regia Camera fabbricato l’anno 1549. molte persone di questo rango, come tra gli altri si vede nel cap. precedente. Né ora vi mancano moltissime Case, le quali vivono del proprio con tutta comodità. Vi sono Dottori, dell’una, e l’altra Legge, Medici, e altri Professori, Artieri per tutto il bisognevole d’una Terra commoda.
7. Nell’enumerazione del 1601. fatta del Regno di Napoli si dice, che allora aveva fuochi 50. fuochi. In quella del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. sta scritto S. Martino antico fuochi 215. nuovo 110. diminuito a cagione del precedente contagio; al presente compresivi i Forestieri, accosta al numero di circa 1500 persone.
8. Il Padrone del luogo destina il Governatore per l’amministrazione della giustizia, e il Peculio dell’Università, la quale è una delle più commode della Diocesi, si governa dal Mastrogiurato, da un altro, chiamato Capo Governo, da due Sindaci, e da altro, che tiene il nome di Eletto. Quantunque sia vero, che a’ 26. Giugno del 1733. in pubblico parlamento fu stabilito, che per meglio diriggere le cose del Pubblico dovessero passare per le mani di dodici Depuati ; e sopra di ciò fu anche ottenuto Regio assenzo, con decreto del Regio Collaterale de’ 27. Luglio detto anno 1733. e successivamente li 31. di detto mese, e anno furono spedite le solite Regie provisioni.
9. Passando dal Civile all’Ecclesiastico, dee sapersi, come nel tempo, che questa Terra era in fiore, vi erano tre Chiese Matrici con cura d’Anime, e tutte e tre venivano servite dal proprio Arciprete, e da un buon numero di Ecclesiastici. Una sotto il titolo di S. Martino, e supponiamo certamente, che questa sia stata la prima, come quella, che ha dato il nome al luogo, l’altra sotto il titolo di S. Maria in Pensili, e la terza sotto il titolo di S. Pietro, Principe degli Apostoli ; mancati poi gl’Abitatori, per varie sinistre cagioni, e diminuite le rendite delle Chiese, dal mai abbastanza lodato Vescovo Caracci nel terzo suo Sinodo, celebrato l’anno 1642. furono suppresse le due prime, e uniti i loro beni, ragioni, e pesi, a quella di S. Pietro, ne formò una sola col titolo di Arcipretura, e suo Clero, la quale meritando qualche distinto onore, sì per la qualità della Chiesa, in cui si venera il Corpo di S. Leo con gran concorso de’ Popoli, a prieghi della medesima Terra, e Clero l’anno 1730. fu da noi eretta in Collegiata, composta da un Capitolo di dodici Canonici, cioè uno Arciprete, con cura dell’Anime, un Primicerio, un Cantore, due Presbyteri, quattro Diaconi, e tre Suddiaconi, i quali tutti, e Dignità, e Canonici hanno l’uso, e insegne delle Cappe, appellate Zambarde, per la graziosa Concessione, che ne fu fatta a’ nostri prieghi dalla f. m. di Bendetto XIII. come dalla seguente Bolla.
10. Joannes Andreas Tria
& c. Ad perpetuam rei memoriam. Divina disponente Clementia, circa statum
quarumlibet Ecclesiarum Civitatis, et Diocesis nostra, prout ex debito nostri
Pastoralis officii nobis incumbit, diligenter prospicientes ad ea, qua ad Divini
Cultus augmentum ad majorem Ecclesiarum splendorem, et ad Ecclesiastica
Hyerarchia nitorem tendunt, libenter intendimus, pro ut rerum, personarum, et
temporum qualitatibus diligenter pensatis, conspicimus in Domino salubriter
expedire. Sane cum pro parte Reverendi D. Petri Moffa Archipresbyteri
Oppidi de S. Martino hujus nostra Larinem Diocesis, ac venerabilium Domini
Nicolai Mucci, D. Francisci Francischella, D. Petri Stalla, D. Bartholomaei
Cannavaro, *.*. D. D. Dominici
Mucci, D. Leonardi Lanciano, D. Antoni Libertazzo, D. Bernardini Tardioli,
D. Dominici Bevilacqua, D. sanuarii
de Capua, et Diaconi Carminis Tanga totum Clerum ejusdem Oppidi de S. Martino
conslituentium, & componentium , eiisdemque magnificis Doctore Physico
Octavio Mucci, Antonio Tardioli, Afugustino de Tomafo , Cesare Parsino, &
Xaverio Bitonti Magistrojurato, Sindacis, Gubernio , & Electo respective, ac
Perfonis de Regimine laudati Oppidi de S. Martino adhaerentibus, fuit coram
nobis expositum, quod cum dictum Oppidum in ambitu suo fatis amplum; Necnon
Populi frequentia clarum seu ex inclita Lichianensì Republica trahentis
originem, quae ortum, & progressum fuum habuit, et terminum clausit in
amplissìmo Territorio vulgo nuncupato, di Casalpiano, ad humanae vitae usum
necessarium copia refertum, ac alias celebre, quod in eo adsint plura Oratoria,
ac alia Pia loca. Necnon Monasterium unum Min. S. Francisci de Observ., pleraque
alia Ecclesia, & inter alias Paroccbialis, & Matrix Ecclesìa sub titulo
S. Petri Apostolorum Principis, in qua, & proprie in principi Atra
asservatur Corpus S. Leonis Confessoris, incliti Ordinis S.
Benedicti ex consulari familia dicta Reipublica Lichianensìs, ultimo per nos
solemniter magno Populi concursu translatum, & proprie die secunda Maji
1728. ex vetusla Cathecumba, ubi a’ pluribus saeculis venerabatur , posìta in
antiqua, & tandem suppressa altera, Parocchiali Ecclcsìa sub titulo S.
Petri Apostolorum Principis, qua ob ejus amplitudinem, & ornatum, situmque
commodum , & decentem , ac tamquam Matrix, & Principalis Ecclesia non
indigna est, ut titulo, & prerogativa Collegiata
Ecclesia condecoretur,
& fortius quod ibidem per supra numeratos Archipresbyterum, & undecim
Portionarios ad inslar Collegiatarum Divina persolvantur officia. Dittusque
Archipresbyter, & Portionarii proprio utantur stallo, Mensa, Area, Burza,
Sigillo, & Clero communibus. Dittusque Archipresbyter sìt insignitus
Mazzetta, pro ut alii Arcipresbyteri totius Diocesis ex speciali concessione
san. mem. Benedicti PP. XIII. per speciale restriptum ad nostras preces sub
datum Beneventi 9. Maji 1727. eosdemque Portionarios supradictus fummus Pontifex
fuis Apostolicis Literis per Secretariam Status nobis directis sub datum 10.
Julii 1728. similiter ad nostras preces par iter insigniti concesserit, ac idem
Archìpresbyter, & Portionarii, qui omnes in unum sunt numero duodecim. V.
G. Unus Archipresbyter cum aCtuali cura animarum, quatuor Presbyteri, quatuor
Diaconi, & tris Subdiaconi redditibus Ecclesiaslicis, quos inter se dividunt
ex massa communi, ultra redditus particulares, quos habet, & percipit
Archipresbyter pro tempore attenta loci, & personarum qualitate sufficienter
sint provisi. Quocirca dictus Reverendus Arcbipresbyter, praedistique Ven.
Portionarii accedentibus precibus dictorum Magnificorum de Regimine, &
hominibus Universitatis dicti Oppidi supplicarunt Nos, quatenus ad petitam
Erectionem dicta Matricis Eeclesia sub titulo S. Petri
Apostolorum Principi deveniremus in secularem Collegiatam cum Capitulo, Stallo ,
Mensa,, Burzza, Sigillo , & Clero communibus, & cum omnibus, & singulis aliis Collegialibus
signis, & insigniis Ecclesiarum Collegiatarum, & in ea unum Archipresbyteratum
pro uno Arcbipresbytero,
qui curam Animarum Paroccbianorum ejusdem Ecclesiae & Oppidi exerceat,
& omnia onera Parocchialia subeat, ac Portionarios eum coadjuvare prout Archipresbyter,
qui pro tempore fuit ipsius Ecclesiae, sub titulo S. Petri Apostolorum Principis facere
dictique Portionarii ipsum in eadem cura coadjuvare solitum fuit conservare, &
ipsius Ecclesia Caput extat, & inter alios in eadem Ecclesia sic in Collegiatam erigenda
ejusque Cboro, &
Capitulo Processionibus universìs, caeterisque actibus capitularibus, pubblicis, &
privatis ejusdem Ecclesiae praeminentiam, ac primum locum habeat. Ac unum primiceriatum, qui
secundum pro uno Primicerio;
& unum Cantoratum, qui tertium pro uno Cantore. Necnon novem Canonicatus,
duos scilicet Presbyterales, quatuor Diaconales, & tre
Subdiaconales pro totidem Canonicis "Presbyteris Diaconibus, &
Subdiaconibus, qui omnes Archipresbyteratus, Primiceriatus, Cantoratus supradicti,
quovis tempore vacaturo, etiam in Mensibus Apostolicis provideantur, pro ut sequitur, & non alias aliter, nec alio modo &
c. Arcbipresbyteratus scilicet ad formam Sacri Concilii Tridentini sess.24. cap.18. de
Roformat. necnon Coslitut. S. "Pii PP. V. quae incipit in conferendis. Primiceriatus vero,
Cantoratus, & Canonicatus jure antiquioritatis per optationem inter dictos
Canonicos ipso jure novique
Canonicatus prout providentur per totam Diocesim Portionariatus, ad formam nostrarum
Constitutionum Synodalium p.5. cap.10. n.5. e 6. confirmatarum
per laudatum Benedictum PP. XIII. & ad formam nostri ultimi Concilii
Provincialis sub eodem Pontifice nobis suffragantibus de anno 1729.
celebrati, ita ut per hanc erectionem, & institutionem dictae Matricis Ecclesiae S.
Petri Apostolorum Principis in Collegiatam, nulla omnino inducatur, aut intelligatur
inducta, vel facta innovatio, immutatio, &
alteratio quoad provifionem Primiceriatus, Cantoratus, & Canonicatum ; qui succedunt in
locum Antiquorum Portionariorum, nomine dumtaxat mutatp, sed ita sé habeat quantum ad.
eorum provisionem, & dispositionem, ac si hujusmodi erectio, & institutio
facta non sit, nec alias aliter, nec alio
modo & c. Et eorum collatio, provisio, & dispositio fiat, ut supra dictum
est, & prout providentur Portionariatus ad formam dictarum nostrarum Constitutionum Synodalium in quorum locum
Canonicatus supradicti successerunt, mutato dumtaxat nomine. Dictus Archipresbyter,
Primicerius, Cantor, & Canonici hujusmodi illius Capitulum inter se constituant &
in eadem Ecclesia ejusque Parochia, & ubi opus fuerit cottam, &
cappas , quas Zampardas appellant ad instar Canonicorum Collegiatae Ecclesiae S.
Bartholomaei Civitatis Benedenti, Hyberno scilicet cum pelle crisi, aesstivo vero
temporibus serico coloris ’violacei munitas, sine tamen cauda ; & apud Ecclesiam in
Collegiatam sit erigendam hujusmodi personaliter residere, ac
in ea singulis diebus, & debitis temporibus horas Canonicas, ac Missam
Conventuale, seu majorem, caeteraquc alia Officia Divina, servata Ecclesiastica
Disciplina psallere, decantare, recitare, & celebrare,
atque alias ipfi Ecclesiae sit in Collegiatam erigenda in divinis laudabiliter
deservire debeant, & teneantur, illique sic erecta, & institut a pro
ejus, ac Mensae Capitularis, necnon Archipresbyteratus, "Primiceriatus, Cantoratus, & Canonicatuum,
ac praebendarum dote, & congrua illos,
& illos, qui tempore obtinentium omnia, & singula bona dicti Archipresbyteratus,
& Portionariorum, & Cleri, & illis annexorum membrorum, &
pertinentiarum fructus, redditus, proventus, obventiones, & emolumenta universa
tam
certa, quami incerta , etiam ratione exercitii curae Animarum lucrisierì,
& percipi solita, respective, atque ex pede Altaris provenientia. Necnon etiam omnia, &
singula census redditus, & bona etiam Emphiteutica, ac alia quomodolibet qualificata ad
dictum Archipresbyteratum, dictumque Clerum, o Portionarios quomodolibet spectantia, &
pertinentia respctive applicare, declarantes, quod in praesenti bonorum, fructuum, jurium, reddituam, & emolumetorum, ac obventionum
quorumcumque applicatone nulla censeatur prorsus facta innovatio, fed ea ita se habeat, ac
si nunqnam erectio, & inftitutio dictae Ecclesiae in
Collegiatam factta fuisset ; ita quod liceat, & licitum fit dicto
Reverendo Arcbipresbytero, & Capitulo ejufdem Ecclesiae sic in Collegiatam
erigendae illorum omnium jurium, & pertinentiarum suarum quarumcunque veram,
realem, & actualem possessionem, ut hactenus retinuit inposterum
etiam pacifice, quiete perpetuo retinere, fructus quoque redditus, &
proventus una obventiones, & emolutmenta exinde provenientia percipere, exigere, levare, ac
in suos, & Mensa Capitularis usus, & utilitatem,
fervatis Constitutionibus Synvdalibus, concestare, cujusvis licentia minime
requisita, cum hoc tamen, quod omnia ,& singula, fructus, redditus, &
proventus, jure obventiones, & emolumenta quaecunque supradicta in unam Massam
communem congeri debeant proventibuns fructibus, redditibus,
obvcntionibus, & emolumentis quibuscunque particularibus Archipresbyteratus
dumtaxat exceptis, prout hucusque favore Archipresbyteratus illa similiter
fecerunt excepta, & in eamdem communem Massam in unum redactam in
octo portiones inter ipsos Archipresbyterum, Primicerium, Cantorem, &
Canonicos dividi, & distribui debeat, puta prima pro uno Archipresbytero, & ejus
Praebenda ; secunda pro uno Primicerio, & ejus Praebenda ; tertia pro uno Cantore, & ejus
Praebenda ; quarta pro primo Canonico ; quinta pro secundo Canonico ; sexta aequis
Portionibus pro sequentibus duobus aliis Canonicis Diaconibus ; & octava portio
similiter aequis Portionibus pro aliis tribùs Canonicis Subdiaconibus,
& eorum Praebenda respettive ad praescriptum alterius Bullae per Nos facta super regulamento
Portionariorum dicta Ecclesia sub datum in eodem Oppido S. Martini II. Kal. Octobris 1728. cui &
c. Infuper, ut ipsa Ecclesia, ut praefertur, in Collegiatam erigenda illius Archipresbyter,
Primicerius,
Cantar ,& Canonici praedcti, eorumque Officiales, Ministri, res, bona,
proprietates, & jura quaecunque, omnibus, & fingulis privilegiis,
immunitatibus, libertatibus, exemptionibus, praeminentiis, praerogativis,
antelationibus, concessionibus, indultis, favoribus, & gratiis tum spiritualibus, quum
temporalibus, quibus aliae Collegiatae, & eorum Capitala, Archipresbyteri, Primicerii, &
Cantores, Canonicorumque proprietates, Fura, res, & bona
de Fure, usu, & privilegio, concesione, consuetudine, aut alias
quomodolibet utuntur, fruuntur, potiuntur, & gaudent, ac uti, frui, potiri,
& gaudere possunt, & poterunt quomodolibet in futurum, similiter ea
pariformiter, & absque ulla prorsus differentia per omnia, & in
omnibus perinde ac si illa eis principaliter in specie essent concessa ea uti
gaudere, & potiri debeant, quibuscunque in contrarium non obstantibus, prout latius, &
planius in eorum precibus continentur. Super quibus facta
per Nos diligenti perquisitione, ac constito Nobis per fummariam
informationem de ordine nostro captam, omnia, & singula praedicta fuisse,
& esse vera, auctoritate qua in his fungimur ordinaria, & alias omni
& c. Dictatam Ecclesiam sub titulo S. Petri Apostolorum Principi Matricem, &
Parocbialem pluries dicti Oppidi de S. Martino hujus nostrae Diocesis
titulo, & praerogativa Collegiata condecoramus, & in quantum Nobìs
permittitur eam in Secularem Collegiatam erigimus, & instituimus cum Cupitulo, Stallo,
Mensa, Burza, Sigillo, & Clero communibus, & cum
omnibus, & singulis alii* Collegialibus signis, & insigniis Ecclesiarum
Collegiatarum, quae auctoritate Ordinaria concedi possunt, & conceduntur,
& Nos concedimus, & in ea unum Archipresbyterum, & unam Praebendam
pro uno Archifresbyter o Praebendato, qui curam Animarum ejusdem Ecclesia, &
Oppidi exerceat, & omnia onera Parochialia supportet, ac Portionarios eum coadiuvare,
prout Archipresbyter, qui pro tempore fuit facere ; dictique Portionarii ipsum in eadem cura
coadjuvare solitum fuit,
& ordinamus, & volumus, ut Dominus Arcbipresbyter ipsius Ecclefia
Caput, ut fuit existat, & inter alios in eadem Ecclefìa sit in Collegiatam
erecta, ejusque Choro, & Capitulo Processionibus Universis, ceterisque actibus
Capitularibus publicis, & privatis ejusdem Ecclesiae praeminentiam, & primum, ut habuit
habeat locum, firmo tamen remanente decreto per Nos
nuper lato, & proprie sub die prima currentis Mensis Aprilis 1730.
Super ejus praeminentia, aliisque juribus Parochialibus cum eodem Rev.
Clero, quod in suo robore perpetuo servari volumus
ac unum sìmiliter ordinamus Primiceriatum, ut unam Prebendam, qui secundum
pro uno Primicerio Praebendato. Et
unttm Cantoratum, unamque Praebendam, qui tertium pro uno Cantore Praebendato, nec non novem Canonicatus, & totidem
Praebendas ; duas scilicet Presbyterales,
quatuor Diaconales, & tres Subdiaconales pro totidem Canonicis Presbyteris
Diaconibus, <& Subdiaconibus, qui omnes "Primicerìus, Cantar, &
Canonici dittum ^frchipresbyterum in cura *Ani- marum coadiuvare teneantur,
prout hattenus fervatum fuit ad formam nojìrarum Conflitutionum Synodalium. Dilìique
^rcbipresbyteratus , "Primiceriatus, # Cantaratus, & Canonicatus
fupraditti quovis tempore vacaturì, etiam in Menfi- bus «fpoftolicis, non
alias , nec alio modoprovideantur, quacunque affettion? per qualunque ^egulas
Cancellarla introduciAs , vel introducendas, etiam per quam- cumque vtpoftolicam
particularem Conjlitutionem, decretum, vel refcriptuaL» "Pontificium non
ob/ìantetnifiprout fequiturì&- non alias aliter+nec alio modo &c. *drcbipresbyteratus
scilicet adformam Sac. Conc.Trid. feff.24.de Reform.cap. 18. nec non Confi. S.
"Pii V. qua incipit In conferendis, "Primiceriatus vero Cantoratus,
& Canonicatus ipfojureper optationem inter ìpjos jure ^ntiquioritatis
novique Canonicatus prout providentur per totam Diarcefim "Porttonariatus
adformam no- flrarum Conflitutionum Synodalium pag.y. cap.io. num. 5. &6.
confirmatarum m forma fpecifica per laudatum Benediflum PP. XUI.&adpnefcriptum
nofiri ultimi Concilii "Provinciali!, fub eodem Tontifice, tamquam
Metropolita \o\>ii fuffragantìbus fuperiori anno ijzp. celebrati ; ita ut
per hanc erettionem, <& In- flitutionem dici te Matricis Ecdefi&fub
ti tuia S. Tetri ^fpoflolorum "Principii in Collegiatam , nulla omnino
inducatur, aut intelligatur indugia , velfafìa innova- fio , immutatio, vel
alteratio quoad provijionem dittarum ’Primiceriatus, Cantoratus , &
Canonicatuum, quifuccedunt, nomine dumtaxat mutato, in loco antiquorum
Tortionariorum ejufdem Ecclefix, fed ita fé habeat quatrtitm adeoru*L»
proviftonem, & difpofltionem, acft ea fatta non fuerit, & eorum collatia, pro- vifìo, & difpojìtio remaneat, &fiat utfupra difpofttum fuit
refpeftive. Diftuf- que vfrcbipresbyter "Primicerius , Cantar, &
Canonici hujufntodi ditta Ecclefa Jtcut profertur in Collegiata™ eretta,
Capitulum inter fé conflituant, & in ea- dem Ecclefia., ejufque "Parochia,
& ubi opus fuerit Cottam, & Cappas, quas Zam- pardas appellarti ad
inflar Canonicorum Collegiata Ecclefia S. Bartholomai Civi- tatis Benaventi
Hybernio fcilicet cum pelle Lupi, e/Eftivo vero temporibus ferico coloris
violacei munitas, fine tamen cauda, & apud eamdem Eccleftam ftc in Col-
legiatam, ut fupra eretta perfonaliter recìdere , ac in eafingulis diebus ,
& debi- tis temporibus horas Canonica!, & Miffam Majorem, feu
Conventualem, & ce- tera alia officia divina, fervata Ecclefìaflica
Difciplina, cum mentis atténtione, & devotione pfallere, decantare ,
recitare , & celebrare, atque alias ipjìEcclefia fic in Collegiata)»
ereft<e in di-vinis laudabiliter defervire debeant, & tenean- tur, &proMenfa
Capitolari, & dote ^frchipresbyteratus, "Primiceriatus, Cantoratus ,
Canonicatuum , e£" eorum Trabendarum congrua , ac illos, & illos prò
tempore obtinentium omnia , &fingula bona ditti ^frchìpresbyteratus , &
"Por- tionariorum , & Cleri ditta Ecclefia, illifque annexorum
membrorum , & pertì- nentiarum frufìus redditus, proventus, obventiones,
& emolumenta quxcumque tam certa, quamincerta, etiam ratione exercitii cura
Jnimurum lucri/ieri, &
ter
percipi follia, r effettive , atque ex fede ^tìtarit provenienti*, nec non etìam otaria , & faglila cenfus, redditus, & bona etìam emphiteutica , & alias quomodo libet fpettantia, & pertinentia, harunt tenore ajjìgnamus, & applicamus , decla- rantes , quod inprafenti bonorum fruttuum, °jurium , I(eddituum , & emolu- menta , ac obventionum quorumcunque ajjìgnatione , & applicatione cenfeatur prorfus fatta innovai io, fc d ea quantum adhocitafehabeat, acfìnunquam ere- ftio anteditta Ecclefìa in Collegiatam fatta fuiffet, ita quod lìceat, & licitumfìt ditto Rgv. ^trcbipresbytefo ,& Capitalo ejttfdem Ecclefìa fic in Collegiata?» ere- lite illorum omnium
- furium , & pertinentiarum fuarum quarumcunque citram realem , &
- 4rchipresbytero,& ifftus "Pria- benda \fecunda prò uno "Primicerio
- 4rcbipresby ferì, "Primicerii, Cantore*, & Canonici, eorumqi<e_j
Ca-
’Canonici , & eorutn Capitulum tam nomine proprio, quam fuorum face efforttm -fé. obligabunt , quodipfi-, & eorum fupradittum Capitulum qnolibet anno , ac fem- fer, & i» perpetuum in recognitionem noflrx "Pafloralis follicitudinis habitué prò preefentibus , & quampluribus aliìs laborìbus eorum , ac ditta Ecclefix favore te- neantur ad unumfolemne ^nniverfarium nojìra vita durante de Spiritu Sancì o , & fccHndum noflram intentionem die non impedito pofl Feflum S. Leonis Confeffo- ris , & pofl noflri obitum , et iam femper , & in perpetuum eodem die non impedito pofl dittum Feflum S* Leoni* ad unum folemne Jlnniverfarium cum tribus notturni* , laudibuS) & Mijja propria prò Epifcopo defuntto , & prò mìnima no/ira , quam Deus modo in terris dirigere , & pofl quam ab hoc f acido migrai/erti una cumgrege fibicommiffo in tKterna Tabernacula recipere dignetur . Et ita &c. om- ni <&c. In quorum omnium fidem prtefentes noflra propria manufubfcriptas rela* xari volumus , folito figlilo munitas . Larini ex noflro Epifcopio feptimo Kalen. Maji 17^0. Sede Tapali vacante oh mortem Santìiffimi Dni 7y. Benedigli T’P.XIH. fequutam J\pm<e 2i.Fe&ruariipr<efentisanni , Confecrationis noftrx anno undeci- mo , Efifcopatus vero Larinen anno quarto feliciter
Jo: Andreas Epifcopus Larinenfis
i/ldeodatus Canonicus Pietri Cancellarius .
11. Nate appresso alcune controversie intorno alla distribuzione di alcune rendite tra que’ Canonici in seconda istanza dalla Curia Metropolitana di Benevento fu dato sopra di ciò regolamento, e per la total notizia di questo fatto; stimiamo qui anche trascrivere il Decreto, quale a nostra insinuazione fu accettato dalle parti per esser conforme alla disposizione de’ Sagri Canoni, e secondo le nostre intenzioni in quel tempo assente, e commorante qui in Roma. Egli è del tenore, che siegue.
Die 22. Mensis Januarii 1740.
12. In causa vertente in
hac Rma Archiepiscopali Curia Metropolitana, in gradu appellata ab Episcopali
Curia Larinem. inter RR. Dnos canonocos Diaconos, et Subdiaconos
Collegiatae Ecclesiae S. Petri Oppidi S. Martini
predictae Larinen Diocesia, actores ex una , et RR. Dños Canonicos Tresbyteros
ejusdem Collegiatae Ecclesiae, Reos conventos ex altera , fuit latum definitivum
Decretum ut sequitur :
Illmus, & Rmus Dnus Generalis Vicarins, & Judex
Metropolitanus, se dens &c. Visis , & auditis partibus in contradictorio
judicio cum eorum Dñis Advocatis , et Procuratoribus pluries voce , & sc
ript is , aperiendo terminum proservato habitum dixit , & definitive
decrevit , omnes, & sìngulos fìructus , red ditus , proventus ,
obventiones, & emolumenta quaecunque ad Colleg iatam Ecclesiam sub tit. S.
Petri Oppidi S. Martini Larinen Diocesis Apulia Provincia , & spectantia, et
quomodocunque pertinentia , dividenda, esse in octo aequales portiones, atque ex
bis quinque singulas portiones integra spectavisse , & spectare totidem
singulis Canonicos Presbyteris dicta Collegiate Ecclesia, sextam vero , feptimam
equis partibus dividendam esse inter quatuor Canonico Diaconos, at que octavam
portionem aquis itidem partibus inter reliquos tres Canonicos Subdiaconos
servata forma antiquarum Constitutionum , observantis, ac Bulla erectio nis
ejusdem Ecclesia Collegiata, et pro hujusmodi effectu prasatos Canonicos "Presbytero
Reos convento absolvendos fore , et esse , ut absolvit , et libera vit ab
impetitis per dictos Canonicos Diaconos, et Subdiaconos , eisdemque Co nonicis
Diaconis , et Subdiaconis perpetuum silentium imponendum fore , et esse, ut
super praemissis imposuit : Verum stante quod in eadem Ecclesia Collegiata non
adest certa massa distributionum quotidianarum ad formam S. Concil. Trid. consti
tuta, pari difinitivo decreto mandavit, quod exceptis redditibus provenientibus
ex legatis Missarum, et Anniversariorum , quoad solitam dumtaxat eleemosinam,
inter ipfos Canonicos Presbyteros , Diaconos, et Subdiaconos , juxta dictam
legem fundationis, distribuendis , et deductis prius omnibus, et quibuscunque
oneribus, et contribttionibus Mensa Episcopali, Seminario, et dicta Ecclesia
praestari solitis, et aliis quibuscunque, ad quae legitime tenentur ex
supradictis om nibus redditibus, fructibus , obventionibus, et emolumentis,
etiam Legatorum Piorum, Missarum, et Anniversariorum, ultra praefatas
eleemosinas, provenientes , sìve remanentes , detrabatur tertia pans, qua sit
loco praefatarum distribu tionum quotidianarum, per praefatos omnes Canonicos
aqualiter lucrandarum , equiparatis tamen inter omnes oneribus choralibus , ac
functionibus hebdomadalibus per turnum faciendis, ac ita tamen , ut summa
earumdem dislributionum per non interessentes amissarum, ac per interessentes jùre
accrescendi lucratarum inter praefatos Canonicos Presbyteros, Diaconos , et
Subdiaconos proportionaliter dividatur , inaequales portiones, cuilibet
respective, in lege fundationis assigna tas, ita ut ex tota massa dictorum
reddituum duae partes remaneant distribuendae ut supra ad formam Bullae ; tert
ia vero pro distributionibus , ut supra assignata, aequaliter distribuatur, cum
iisdem declarationibus ut supra , salvis juribus dictis Canonicis Diaconis , et
Subdiaconis pro supplendo praetenso desectu eorum con gruo, arbitrio Episcopi,
citra tamen preejudicium praesentis Decreti, Bulla Erectionis, eorumque
executionis, et ita etc. omni etc.
C. Carrara Vicarius Generalis , & Judex
Metropolitanus,
D. Canonicus Compare ’Procancellarius.
13. Oltre al Capitolo delle Dignità, e
Canonici non mancano in essa Terra altri Ecclesiastici in istato minore Chericale, che fervono per le Funzioni, che qui
si fanno con tutto il decoro . Per la qual cosa vi è tutto quello, che può servire anche alle Funzioni
Vescovili, essendovi presente il Vescovo, come Trono fisso , Faldistorio, e quanto
bisogna provisto di nostro ordine dopo ia sua erezione in Collegiata.
Della Chiesa Matrice.
14. Ella, come si disse, è dedicata in onore
dell’Apostolo San Pietro, e non solamente è stata riformata, e decorata quanto a’
suoi Ministri per lo maggior culto Divino , ma ancora è stata abbellita quanto alla fabbrica ; imperciocché,
distrutta l’antica, ora si vede in altro miglior modo a tre navi, fornita, e ornata tutta di
stucco co’ suoi pilastri ben fatti. Oltre all’Altar Maggiore vi sono sei altri Altari minori
sotto diversi titoli, e tutti di una stessa misura, e fattezza, ornati di stucco
all’uso moderno romano, dove i quadri ancora sono dello stesso pennello, e sono proveduti di Sagre Suppellettili, e tutto
si è fatto nell’ anno 1728. in occasione della ristaurazione di questa Chiesa. per la Traslazione del Corpo del
Glorioso S. Leo Confessore, a spese di diversi particolari, e fono, uno
sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, in cui si è eretta da noi una Badìa di
juspatronato della nobile famiglia Mancinetti, col peso del Cattedratico alla
Mensa Vescovile . Altro sotto il titolo di S. Lucia V. e M. di S. Carlo
Borromeo, e di S. Filippo Neri. Altro sotto il titolo del SS. Rosario.
Altro sotto il titolo di S. Maria della Neve, e altro sotto il titolo della
B. Vergine del Carnine.
15. L’Altar Maggiore sta dedicato al Principe
degl’ApostoIi S. Pietro, e in esso si vede un Quadro di mano del celebre Pittore
Nicolò Malinconico Napolitano : e la Mensa con tutti i suoi gradini, e fornimenti è di marmo fino, bene ornato, pure
all’uso moderno romano , e fu da noi consagrato a dì 25. Aprile dell’anno 1728. dove con
solenne Traslazione fatta dall’ antica Chiesa di S. Maria in Pensilis, fu riporto
sotto la Mena a’ a.Maggio dell’anno stesso il Corpo di S. Leo Confessore, in una
cassa di ebano co’ suoi Cristalli, acciocché il popolo possa in venerandolo godere ancora della
vista di questo suo Protettore , e parlandosi di questo Santo nell’Appendice di
queste Memorie, ci contentiamo riportarci a quanto in esso, e qui trascrivere
l’Iscrizione posta nela sua facciata anteriore.
D. O. M.
A R A M HANC
APOSTOLORUM PRINCIPI JAMDIU DICATAM
JOANNES ANEDREAS TRIA EPISC. LARINEN.
SANCTIORI RITU, MAJORIBUSQUE COEREMONIIS
CONSECRAVIT VII. KAL, MAJI MDCCXXVIII.
NE QUID VERO SUMME RELIGIONI DEESSET
TRANSLATIS AD VI. NON. EJUSDEM SOLEMNI POMPA
EX VETUSTA S. MARIE IN PENSULIS AEDE
SACRI LlPSANIS S. LIONIS CONFESSORIS
PRECIPUI HOJUS OPPIDI PATRONI
HlC QUOQUE CONDENDA, ATQUE COLENDA CVRAVIT.
Si venera in questo medesimo Altare il Santissimo, che
si consèrva in due Sagre Pissidi, oltre a un nobile ostensorio, e tutti di argento.
16. Evvi in detta Chiesa un decente Coro dietro l’Altar Maggiore, formato di legno di noce con dodici
stalli canonicali, oltre al Trono stabile, come si disse , parimente di noce, per
uso del Vescovo, che qui suol fare le sue funzioni Episcopali secondo le opportunità.
17. La Sagrestia, che sta posta a capo della nave del corno dell’ Evangelio,
perché era angusta, e non proporzionata alla Chiesa ; di nostro ordine ne fu formata altra dietro il Coro, fatta tutta a volta di lunghezza palmi
51. larga palmi 28. con un Altare a capo, all’uso moderno romano, ed ornato di stucchi, e all’intorno tiene i
suoi credenzoni, e armari per conservare le Sagre Suppellettili, e per uso del Capitolo, e Canonici. Ella è fornita di tutti i paramenti , anche per
servizio di una Cappella Ponteficale, di Argenti per l’ Altare, e Battiste rio,
posto dietro la porta maggiore con tutta decenza, e finalmente sta preveduta di quanto
possa bisognare per una nobile Collegiata.
18. Il Campanile innalzato a capo della nave, che
sta posta dalla parte dell’ Epistola dell’Altar Maggiore è di buona struttnra,
provisto di molte campane ben grandi, oltre a quella dell’orologio, il quale è
posto in cima di esso .
19. Si rende questa Chiesa maggiormente divota per le Sagre
Reliquie, che vi si venerano ; imperciocché oltre al Corpo di S. Leo Confessore, Padrone
principale del luogo, alcuni Ossi dello stesso Santo si conservano dentro la testa di argento della
sua Statua, che si espone alla venerazione ne’ suoi giorni Festivi, e si porta in
processione ; e in due maestosi Reliquiarj d’ argento, a modo di Ostensorio, e in fei altre
Cassette ben formate, che si espongono ne’ giorni solenni si racchiudono le seguenti Sagre Reliquie, cioè di
S. Filippo Apostolo, S. Marta Vergine, S. Crirtofaro Martire,
S. Giuliano M. S.Mercurio M. S.Giorgio M. e altri.
20. Prima di ristaurarsi questa Chiesa vi erano altri Altari. Uno
sotto il titolo di S. Michele Archangelo posto a capo della nave laterale del corno
dell’Epistola, e fu fatto diroccare in d. occasione. Altro sotto il titolo della
SSma Annunziata, del quale si fa parola nella Platea fatta sotto il governo del
Vescovo Persio Caracci l’anno 1638. e di esso non vi è altra memoria. E cosi nemmeno
si ha memoria del terzo Altare, col nome di S.Maria di Loreto, se non se quella, che
si legge in detta Platea della medesima Chiesa.
21. Tiene quella Chiesa un monte frumentario,
formato con grano delle sue decime, e altro ne tiene la Cappella di S. Leo per
ajuto de’ Coloni poveri, e tutto fi amministra dal Procuratore , che si destina dalla Corte
Vescovile ogni anno.
22. Per studio di antichità, che tanto piace a’ dì nostri, stimiamo
avvertire, come avendo casualmente osservato, che un pezzo di marmo, che va
all’alabastro, chi sa come, e onde preso, servisse per scalino della porta picciola di
questa Chiesa, per conservarne la memoria, lo facessimo fabbricare nella facciata della
sua muraglia, che corrisponde in Piazza, e in esso si legge la seguente Iscrizione di buon
gusto romano.
Vv a D.
D. M. S.
L. M O E C I V :.
O N E S I M V S
C H A R I T E
L I B
K A R I S S I M AE
B. M. F.
, V. ANN. XX I I I.
Questa è chiara da per sé, non essendo, che una memoria sepolcrale, la quale altro non dice, che Lucio Mecio Onesimo pose questa memoria a Carite, sua carissima liberta, la quale visse ventitre anni. Altri marmi col nome di L. Mecio si rinvengono, dove il Maecius sta scritto coll’Ae, e non coll’Oe, come in questa: e Maecius sempre col C. e non col T. si legge ne’ libri antichi mss., e così in altre Iscrizioni in marmi, viste da noi in Napoli, e qui in Roma in una Tavola di bronzo, che si ritrova nel Quirinale.
Dell’altre Chiese, e Luoghi Pij fuori
e dentro
dell’ abitato.
23. Prima di parlare dell’altre
Chiese dentro, e fuori dell’ abitato di questa Terra, quanto agl’altri Luoghi
Pij, diciamo, come dentro di essa vi è lo Spedale per ricetto de’ Pellegrini, dove
sono molte stanze, e una distinta per uso degl’Ecclesiastici, fondato da diversi
Vescovi, e governato da’ medesimi per mezzo del Procuratore, che vi si destina ogn’ anno.
Il Cimiterio prima era fuori delle mura della Chiesa, già distrutta di S. Bartolomeo
Apestolo, della quale si parla appresso; ora è posto vicino alla Chiesa di S. Martino, e propriamente dietro il
suo Sagrario, formato con tutte le leggi, che fi richieggono per tale luogo Pio.
24. Quanto alle Chiese dentro l’abitato, quando
giungessimo la prima volta in questa Terra, in occasione della S. Visita, vi
ritrovassimo tre altre Chiese. Una col nome di S. Maria in Pensili, la quale, come
si è detto, era una delle tre Arcipretali, suppressane poi la cura dell’Anime dal zelante
Vescovo Caracci. Veniva formata a due navi, e vi erano più Altari con varj
pesi, cioè l’Altar Maggiore sotto il titolo di S. Maria in Pensili; quello di S. Leone
Confessore a Capo della nave laterale da parte dell’epistola, posto sopra la
sua Catacomba, o si voglia dire Confessione ; l’altro appresso in detta nave, col titolo
della SSma Annunziata, e sotto al Presbyterio dalla parte del Vangelo; quello del SSmo
Crocifisso, di juspatronato della Famiglia di Fareto e appresso al quale altro di S. Maria di
Costantinopoli della Famiglia Scotia ; e finalmente dopo questo, l’Altare col nome di
S. Maria del.Gesù, della Famiglia del Re.
25. Altra Chiesa sotto l’invocazione di S. Giuseppe, attaccata alle
mura della Terra vicino alla Porta, volgarmente detta la Porta di S. Martino, che
conduce alla Terra di Coglionesi, Diocefi di Termoli, costruita da 40. anni in circa, con un
solo Altare, eretto in onore del medesimo glorioso Santo, e coll’autorità del
Vescovo Carlo Maria Pianetti vi fu eretta una Congregazione, appellata
de’ morti sotto il titolo di S. Giuseppe, composta di Confratelli così
Ecclesiastici, come secolari, i quali coll’uso del Sacco nero si esercitano nelle
pietose opere per li Defonti, secondo i proprj Statuti, che hanno.
26. L’altra Chiesa è quella di S. Martino, posta a Mezzo giorno nel confine della
medesima Terra; e questa fu una delle tre antiche Parrocchiali, e per quel, che
si è detto, stimiamo, che ella sia stata la prima tra le Chiese, che qui furono, e
sono ; estintane la cura delle Anime, rimase anche essa derelitta, a riserva di porzione del
suo Campanile, dove in una Lapide di marmo rustico posta nella sua facciata si legge in carattere Gotico l’anno, che fu fatto , così :
┼ Hoc opus fieri fecit D. Petrus Robertus Archipresbyter Anno
Dñi MCCCCX. È già rovinata, verso l’anno 1675. si pensò rifarsi, come asseriscono li Vecchi del luogo
- ma che che ne fusse la cagione, la fabbrica restò imperfetta, innalzata poco da Terra. E
27. E ottenuta la permissione della Sagra Congregazione sopra le cose suddette ; indi per la buona sua direzzione, e adempimento fu da noi destinato Prefetto della fabbrica D.Nicola Mucci Primicerio di quella Collegiata, e in Depositario, e Segretario Domenico Ricciuti, Fratelli amendue di essa Congregazione de’ Morti, ordinando, che li medefimi separatamente, e indipendemtemente da ognuno dassero il totale finimento alla suddetta fabbrica con quella buona armonìa, e intelligenza, che potesse, considerarsi di suo maggior profitto, per cui dal suddetto Segretario, e Depositario si dovesse registrare l’esito, e introito, secondo gli ordini, che da tempo in tempo si andassero dirigendo al medesimo di spese, o d’introito dei Reverendo Prefetto suddetto ; con riservare a Noi la cognizione delle cose ardue, che potessero accadere in decorso di detta fabbrica, dichiarando, che con questa nuova rifazionej della Chiesa di S. Martino non s’intendeva fare novità alcuna alle ragioni parrocchiali della Chiesa Collegiata di S.Pietro, ma che queste dovessero restare salve, e intatte a favore della medesima, anche sopra la detta Chiesa nuova di S. Martino ; sìccome nemmeno rispetto alle ragioni, e beni di detta Chiesa di S.Martino, come pure di quella di S.Maria in Pensili; ma che queste unite dovessero rimanere incorporate in benefìcio di detta Chiesa Matrice, e Collegiata di S. Pietro ; di maniera che con questo restasse conceduto in beneficio di detta Chiefa di S. Martino, il suolo solamente colle fue fabbriche, come pure quello della Chiesa di S. Maria in Pensili, e che circa il di più rimanesse stabile, e ferma la suppressione della cura delle Anime delle dette due Chiese di S. Maria in Penfili, e di S. Martino, e la sua unione colli loro beni, e ragioni fatta dalla bo. me. di Monfignor Caracci fu Vescovo di Larino, a quella di S. Pietro, come prima della presente ristrurazione di quella Chiesa di S.Martino.
28. Finalmente fu ordinato, che ad effetto, che si abbia memoria della Catacomba, nella quale per anni, e secoli fu venerato il Corpo di S. Leo in detta Chiesa di S. Maria in Pensili, si costruisse sopra di essa una Cappelletta colla porta in strada, e con picciolo Altarino, e Immagine del medesimo Glorioso Santo, come tutto questo, e altro negli Atti di detta Visita fatta in detto anno 1734. tom.2. ove si parla di questa Terra di S. Martino ; e già si è tutto eseguito, e compita la fabbrica in tutte le sue parti a tre navi con sei pilastri di ordine Corinto col Coro dietro l’Altar maggiore, e sedili di noce per comodo de’ Fratelli, posto l’Altar maggiore sotto l’Arco maggiore, e formato all’ uso Romano moderno col suo sfondo, ornata la Chiesa di slucchi, e provista di tutto il bisognevole. La Sagrestìa viene situata a mano dritta dell’ingresso della sua porta con suo Campanile, che si è risarcito, e tutto con denaro della Chiesa Collegiata per rifarsene dalla Confraternita ; a riserva del ritratto dalla vendita del materiale della Chiesa di S.Giuseppe.
29. In detta Chiesa antica di S. Martino vi erano tre Altari. Uno, quale era il Maggiore, sotto il titolo di S. Martino Vescovo, e due altri ne’ suoi lati, cioè uno sotto il titolo di S. Antonio di Padova, e l’altro in onore di S. Margarita, come nella Platea delie Chiese di questa Terra, fatta da Monsignor Caracci.
30. Rispetto alle Chiese fuori della Terra per quasi duecento passi per la via, che conduce a quella di Serracapriola a man sinistra vi era posta una picciola Chiesa antica , intitolata S. Maria delle Grazie ; ma perché dalle ingiurie del tempo si vedeva tratto tratto rovinare ; da circa venticinque anni coll’ajuto de’ Vescovi, e limosine degli Ecclesiastici, e Secolari, si diede principio ad un’altra nuova Chiesa sotto la medesima invocazione , distante non molto dalla prima, in luogo più eminente ; e ora colle molte diligenze da noi praticate si è ridotta a perfezione con una comoda nave, suo Altare, e quanto bisogna.
Del Convento de Minori Osservanti.
31. Mezzo miglio distante dalla Terra verso Ururi si vede un Convento de’ Minori Osservanti di S. Francesco. Egli è degli antichissimi della Provincia, che dicono di S. Angelo : la Chiesa col titolo di S. Maria di Gesù è di buon disegno a due navi con più Altari ornati con tutta decenza. La fabbrica per l’abitazione de’ Frati, quantunque di struttura antica è grata all’occhio, ed è capace di molti Religiosi, come in fatti ve ne sta un gran numero, che forma la Clausura. Racchiude anche una buona quantità di terreno, che ferve per uso di orto, e di giardino alla Comunità circondato da muraglie; oltra un delizioso boschetto, che vi è avanti il Convento . Ma perché di questo Convento, come uno de’ segnatati della Religione Francescana ne parla appieno Monsignor Gonzaga nel fuo libro de Orig. Relig. Francisc. abbiamo noi stimato bene qui trascrirere le sue proprie parole0, e sono.
De Conventu S. Maria de Jesu, prope Oppidum
Sancti Martini.
31. Ne quis de Marini a Rita erga a sibi uterinum fratrem, ac Religiosissimum ’Patrem Petrum a Sancto Martino offìcioso studio dubitare posset : His hunc Conventum B. Maria de Jesu fuorum sexquimilliario a Sancto Martino in meditullio amani cujusdam nemoris, ex propriis facultatibus in tanti Fratris gratiam, non fecus, ac sibi parentare vellet, anno salutis humana 1490. a fundamentis erigi curavit, absolvissetque, nisi immatura morte preventus operi pie incapto supersedere coactus fuisset : quod tamen sic intermissum, Illustrissimi Vincentius, ac Ferdinandus a Capua uterque Termularum Dux, ex domeslicis bonis, atque ex Reverendissimi ’Patrii Jacobi de Petrutiis Larinensis Episcopi ex Professione Minorita, facultate sibi facta, promoventes, ad juslam metam perduxere. Absoluto igitur bujusmodi edificio, et a quatuordecim Fratribus habitato, primus omnium occubuit prafatus ’Pater ’Petrus a S. Martino, cujus sanctitas tanta extitit, ut in plurimis integram sospitatem ab Altissimo impetrare meruerit. Hunc sequutus est humillimus, ac sanctissima paupertatis amantissmus Fr. Angelus de Slovis Laicus. Sepeliri quoque voluit hoc in loco Illustrissima, pariterque pientissima Victoria a Sancto Severino Termolitarum olim Ducissa, cujus in Chrisli pauperes misericordia, atque in Deum pietas incredibiles fuere. Asservantar in hujus loci Archivo aliquot Aposlolica Brevia, sed minus ad nostram rem pertinentia. Asservantur et privilegium Gregorii XIII. P. M. quo in altero hujus Sacra AEdis Altari per Missarum Sacrificium Fidelium -Anima a ’Purgatorii poenis liberantur: et quoddam Breve "Pii V. P. M. datum VI. Septembris, Pontificatus vero anno sexto, quo hujus ’Provìncia Patres, ac Fratres Festivis diebus ab audiendo Sacro eximuntnr, dummodo Sacerdotis copia non adfit, et eo die alteram orationis mentalis horam duabus ex Patrutn decreto institutis addiciant, et plenaria peccatorum indulgentia Ecclesia S. Maria de Angelis Assisinati in Festo ’Portiuncula concessa iisdem quoque conceditur, si tamen singulis diebus prime hebdomada Mensis Augusti, unam etiam praefata orationis mentalis horam duabus illis ( de quibus paulo supra ) adjunxerint, quod libentissimo animo devotissimi illius avi Fratres praestarunt. Lo stesso dice il Wadingo, e rispetto al suddetto P. Pietro : Jacent hic praedictus ’Petrus, cujus tanta fuit sanctitas, ut plurimis infirmis salutem a Domino impetrarit ; Angelus de Slavis Laicus vir humilitatis, et paupertatis admiranda: come nel tom. 14. della nuova edizione num.52. pag.491
Delle Chiefe distrutte.
35. Non sono poche le Chiese, che si contano in
questa Terra, le quali siccome l’aveva innalzate la pietà de’ Fedeli, così la vicenda del tempo ha fatto, che tratto tratto
si fussero consumate, e ridotte a niente, o fatte abbattere da’ Vescovi zelanti,
conoscendo, che in esse non si poteva più rendere il culto al Sommo Dio con decenza .
Queste sono.
34. La Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, la quale era posta fuori dello mura, e propriamente nel luogo, ove veniva
situato anticamente il Cimiterio perla via, che porta alla Terra di Serracapriola da una parte, e dall’altra ad Ururi,
distante dalla nostra Terra da circa cinquanta passi ; ma perché ora il Cimiterio
si è fatto dietro la Chiesa di S. Martino, a questo luogo è rimasto il nome di Cimiterio vecchio.
35. La Chiesa di S. Rocco, forsi innalzata a questo Santo in occasione di ricorrere a lui nel Contaggio, ed era
distante da sei passi da quella di S. Bartolomeo, posta a man dritta nella stessa
strada, e di essa neppure si veggono i vestigj.
36. La Chiesa di S. Nicola Vescovo di Mira, detto di Bari, veniva
situata per la stessa strada, e distante pochi passi dall’antecedente. Di questa ne abbiamo memoria
assai chiara, e fappiamo, che ella non sia stata una semplice, e picciola Chiesetta,
come per lo più erano le altre già abbattute, ma una celebre Chiesa de’ PP. Benedettini, arricchita di molte rendite , e
forse Grancla, o sia appellata allora Cella del Monistero di Montecasino, dal di cui Abate
Girardo, che visse in questo posto dall’ anno 1111. al 1123. fu applicata per
uso del Vestiario de’ Monaci. Di tutto ciò si fa menzione nella Cronaca Cassinese
lib.4. cap.76. in questo modo : Eo etiam tempore Gyrardus Abbas noster
concessit in Vestiario Fratrum Ecclesiam S. Maria de Casali plano, della quale
si dirà parlandosi di Morrone, et Monasterium S. Benedicti in Pectinari, del quale
si è parlato nel cap. preced. ove di Ururi, et Ecclesiam S. Nicolai in Castro S. Martini cum omnibus pertinentiis eorumdem. Di
questa concessione della detta Chiefa vi è una Carta del lodato Abate Girardo dell’anno
1115. da riportarsi da noi in parlare della sopraddetta Chiesa di S. Maria di
Cafal Piano nella Terra di Morrone, e in essa tra le altre cose cosi si dice
- Concessi etiam eis Ecclesjiam S. Nicolai, qua est in Caftro S. Martini cum omnibus, qua ad eam
37. La Chiesa de’ SS. Fabiano, e Sebastiano , la quale stava all’incontro della sopraddetta Chiesa di S. Niccolò, ma di essa non abbiamo vestigio alcuno.
38. La Chiesa di S. Onofrio per la
slessa strada, e a man dritta, distante dall’antecedente intorno a dieci passi, e
questa fu ridotta al suolo da circa 30. anni fenza restarne alcun segno.
39. La Chiesa di S. Michele Arcangelo porta nella stessa strada a man
sinistra della prima nominata, e del tutto disfatta senza restarne vestigio.
40. La Chiesa di S. Lionardo distante da quella di S. Michele
quasi cinquanta passi a man sinistra nella stessa strada, è pure affatto distrutta.
41. La Chiesa di S. Maria Maddalena nella strada medesìma a man sinistra, lontana da S. Lionardo
forsi trecento passi, ed è totalmente disfatta.
42. La Chiesa di S. Giacomo Apostolo pure a man sinistra nella detta
strada, e pochi passi discosta, anche del tutto distrutta .
43. La Chiesa di S. Antonio Abate, Grancìa della Badia di S. Antonio di Napoli,
distante dall’ innanzi nominata mille passi, per la detta strada a man destra, quantunque
distrutta, si veggono di essa alcune muraglie in piedi, e insieme i vestigi delle
sue abitazioni. Questo luogo fu nominato Città Regale, come regolarmente si appella oggidì la Città Regale .
44. La Chiesa di S. Felice situata nel luogo detto volgarmente lo Chiano di.S. Felice,
distante dalla Terra forsi due miglia verso la Chiesa di S. Maria de Coredo, altrimente appellata de Coloredo, e dal Volgo la
Madonna grande e per la strada, che conduce a questa Chiesa della Madonna
grande. È anche affatto distrutta senza esserne rimasto vestigio alcuno.
45. La Chiesa di S. Margherita posta sotto le mura della Terra verso l’altra Terra di Portocannone , e
si è ridotta nel modo stesso .
46. La Chiesa di S. Angelo discosta un miglio dalla nostra Terra
verso quella di Goglionisi, e benché distrutta, se ne veggono con tutto ciò i
vestigj.
47. La Chiesa di S. Biagio posta passato il fiume Cigno, vicino al fiume
Biferno, e distante quasi cinquanta passi, quantunque distrutta, pure sono in piedi alcuni
suoi muri, e nel tempo della Festività di detto Santo a’ a. di Febbraio, dall’Università di S. Martino se ne celebra la festa per nove giorni con
concorso di Popolo, e ciò anche per conservare la giurisdizione della Fiera, che
anticamente vi si faceva.
48. La Chiesa di S. Colomba distante duecento passi in circa da quella di S. Biagio per la
stessa strada, ma verso la Terra, e di essa sono in piedi solamente alcune poche fabbriche.
49. La Chiesa di S. Andrea Apostolo, che era situata sopra il fiume Cigno
verso Larino, distante dalla nostra Terra quasi un miglio, ritiene ancora alcuni
vestigj.
50. La Chiesa di S. Lorenzo M. discosta dalla Terra anche un miglio
verso il fiume Cigno, è del tutto ita a male .
51. La Chiesa di S. Lucia V. e M. la quale era discosta dalla nostra
Terra forse quaranta passi per la strada, che conduce a Portocannone, è stata abbattuta da circa 30. anni, ed il
suo luogo si è ridotto a coltura .
52. La Chiesa di S. Gio: Evangelista porta sopra un Colle volgarmente appellato il Colle di S. Giovanni, affatto è
distrutta, e quel luogo è difesa dell’Università, distante un miglio in circa dalla Terra
verso quella di Ururi.
De Casali, e altri luoghi disrutti.
53. Il Casale volgarmente chiamato
Castelletta, veniva posto per la strada, che conduce alla Terra di Chieuti luogo detto lo Saccione, cosi chiamato dai fiume Saccione, come
si scrive nella Cronaca Cassinese, oggi appellato dal Volgo Saccione, distante circa tre miglia dalla
noStra Terra di S. Martino : ora è affatto distrutto, e non se ne veggono vestigia
alcune e affermando solamente la costante fama tra’ Paesani, che si ritrovasse colà, né
si è potuto trovare memoria alcuna della sua origine .
54. Il Casale appellato Motticella parimente stava rei tenimento del Saccione, e a
sinistra del sopraddetto di Castelletta, dal quale era distante un miglio in circa, ma non vi
sono documenti, né memorie di esso, fuori di una costante fama, che vi fusse stato, e dove.
55. Il Casale appellato Colle Cervino, era posto sopra un Colle, che porta lo
stesso nome, e forsi dall’abbondanza de’ Cervi, che si ritrovano colà, verso la
Chiesa di S. Maria de Colloredo, o sia la Madonna grande, e per strada, che conduce a quella
Chiesa, un miglio distante dalla nostra Terra di S. Martino. Ma di esso non vi sono
rimasti né vestigj, né documenti, e ne fa fede solamente la costante fama.
56. Il Casale, volgarmente detto Castel vecchio, ce
lo fa noto solamente la fama, la quale dice, che veniva posto nel luogo, che ora li appella
Castel vecchio.
57. Città Reale si vuole posta dove ora pure si dice Città Reale, e dove
era la Chiesa di S. Antonio Abate, che oggi nella fua memoria si chiama
S. Antonio a Reale, già distrutta , come sopra, e la costante fama ci fa
sapere, che, fusse un luogo principale della famosa Cliternia, di cui si è parlato nel lib.
1. cap.4. e diremo appresso nei cap.4. 5.unic. Di questo sono in piedi alcuni
frammenti degli edifizj rotti, e consumati, i quali sono posti in luogo piano, e ameno, che in conferenza è più miglia.
58. Città Arpalice ha pure alcune vestigia in piedi nel luogo, che tiene lo
stesso nome, e si dice, che fusse luogo anche spettante a Cliternia. Confina con
Montesicco, e con i termini antichi del territorio di Ururi.
59. Il Casale volgarmente appellato Casal piano,
si vuole ancora luogo di detta Cliternia ; imperciocché il suo tenimento essendo
posto parte in piano, e parte in erto, egli è facile, che il primo si dicesse il Piano, dove
poscia è stato detto Cafal piano, che appresso corrottamente si appella
Licchiano.o sia lo Chiano, che appunto vuoi dire il Piano,
e che il fecondo, cioè l’erto avesse dato il nome a Montesicco. Ma di questo se
ne parlerà più distesamente nel proprio luogo, e sempre colla protesta di essere conghiettura, avvertendo, che
questo luogo detto Casal piano è differente dall’altro luogo appellato
parimente Cafal piano, posto nel Territorio di Morrone, di cui fi parlerà, quando
si farà parola di Morrone. Di esso Casal piano sono in piedi molte vestigia, che fanno vedere
esser stato posto per la strada, che conduce a Serracapriola, e distante circa cinque miglia da
questa Terra di S.Martino, della quale, siccome de’ suoi contorni, per le
notizie, che se ne sono potute avere, sembra essersene detto a bastanza.
Delle Feste, che si osservano in questa Terra.
60. Oltre alle Feste di precetto osservate universalmente in questa Terra, in particolare si osserva di precetto il giorno de’ 2. di Maggio, dedicato a S. Leo Confessore, facendosene l’Officio doppio di prima Classe coll’Ottava, come Protettore, e Padrone principale del luogo. Anche di precetto si osserva il giorno degli 11. di Novembre per S, Martino, e se ne fa l’Officio doppio di seconda Classe coll’Ottava, come di Padrone meno principale. Di sola divozione si osservano il giorno di S. Biagio a’ 3. di Febbraio, facendosene Festa particolare a spese pubbliche, e il giorno di S. Niccolò di Bari a’ 6. di Decembre, il che tutto si vede registrato nell’ordine dell’officio Divino proprio per la Città, e Diocesi di Larino, che ogni anno siamo stati soliti dar fuori con distinzione de’ luoghi, ove si celebrano le Feste particolari, come pure si vede nel Calendario proprio della Chiesa di Larino, posto nel nostro Sinodo alla part.4. cap.3.