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Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Portocannone

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Libro IV - Di Portocannone

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Capitolo III.

Di Portocannone.

1.QUesta Terra si ritrova distante da S. Martino in Pensili tre miglia posta in pianura, e in luogo vistoso, e aperto, che soddisfa l’occhio, non solo del Mare Adriatico, ma anche di altri luoghi di Puglia, Apruzzo, e convicini. Se ne fè menzione nelle Bolle del Cardinal Lombardi, e de’ Papi Lucio III. e Innocenzo IV. delle quali si è parlato più volte sopra, e in esse si [p. 348 modifica]nota col nome di Portocannone, e da quel, che si ha da una certa Cronaca d’Isernia, dove si parla di Cliternia, che per altro in gran parte la stimiamo apocrifa, come nel cap.4.§.unico. si vuole chiamarsi Portacandora. Nel Registro de’ Baroni del Regno sotto Guglielmo II. detto il Buono, dato alle stampe da Carlo Borello nella Rubrica de’ Feudatarj in Capitanata pag. 150. si dice: Portacandunum, come appresso.

2. Questo fu luogo della distrutta Cliternia, della quale si è parlato nel lib.1. cap.4. e nel detto §.unic. del seguente cap.4. si fa parola della sua distruzione. Fu abitato, da’ Latini, poi soggetto anche egli alle vicende degli altri luoghi convicini, come di tremuoti, peste, guerre, e quella specialmente, che fu tra Federico II Imperadore, e Re delle due Sicilie, e Veneziani nell’anno 1240. di cui ci riserviamo parlare più di proposito nel seguente cap.4.n.3. tratto tratto mancarono gli Abitatori, e andiamo conghietturando, che totalmente restò disabitato in occasione del tremuoto, che fu nell’anno 1456. del quale si fa menzione in questo lib.4.cap.1. quando anche Ururi restò disabitato, e così si mantenne fino a tanto, che vi furono ricevuti gli Albanesi, ed Epiroti, che fu nel tempo medesimo, che furono ricevuti in Ururi, come si è detto in parlarsi di questo luogo, e attualmente si abita da essi.

3. La Terra è cinta di buone muraglie, bastevoli per assicurarla dalle correrìe de’ Turchi in quelle marine dell’Adriatico, che sono pur troppo frequenti. Ella è picciola, e le case sono comode, ma non troppo ben fatte. Non vi era Palazzo Baronale, e il Signor D. Carlo Cino da Goglionesi nuovo Barone, come appresso, fin dall’anno 1735. fè buttare i fondamenti per farvelo, propriamente in piazza avanti la porta della Terra. Il suo Territorio, quantunque non molto si distenda, tanto però è bastevole al numero degli Abitatori, quale è fertile, il frumento, di che abbonda, come di vaccine, è ottimo, e gli Abitatori colle loro industrie vivono comodamente non giungendo, che al numero di circa cinquecento anime.

4. Nella numerazione, che riporta il Mazzella dell’anno 1601. non si legge Portocannone, perchè, come attesta lo stesso Mazzella, in que’ tempi gli Albanesi, e Illirici non andavano colla numerazione generale de’ Popoli del Regno, siccome poi fu fatto; tanto che in quella del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. sta scritto Portocannone antico fuochi venti, e il nuovo trentotto.

5. Fu Terra Baronale della Famiglia Brittola prima di entrarvi gli Albanesi ed Epiroti, come si legge presso il Borello detta pag. 156. Filii D. Berardi de Brittolo tenent Portocandunum, quod est Feundum unius militis, e non sappiamo, come poi passasse collo Stato di Celenza nella Casa Caraccioli, conforme si nota nella situazione del 1669. trai Baroni Feudatarj di Capitanata: Ill. D. Giovanni Caracciolo Duca di Celenza. per li Casali Mongilfuni abitato, Jerramano inabitato, Partocannone abitato, e "Pitacchiato inabitato. Passò poi nella Casa d’Àvalos de’ Principi di Troja per cagione del matrimonio della Signora D. Cosima Caracciolo, figlia, ed erede di D. Giovanni Caracciolo, ultimo di questa Cafa de’ Duchi di Celenza col Sig. D. Andrea d’Àvalos Fratello del Principe di Troja D. Nicola d’Àvalos già defonto, e da alcuni anni si possiede con titolo di compra dal Sig. D.Carlo Cini di Goglionesi, come sopra. [p. 349 modifica]

6. Gli Abitatori sono di nazione Albanese, ed Epiroti, come si è accennato, i quali benchè ne conservino il costume, e con esso il linguaggio corrotto, non riconoscono però altro rito nelle cose sagre, che il latino, lasciato affatto il Greco, fin dal tempo de’ Predecessori, e col costume è rimasta anche qualche Greca osservanza per essere i Greci costantissimi in ritenere i loro usi, specialmente quello del pianto ne’ mortorj, che si soleva pratticare dagl’antichi per mezzo delle Prefiche, o siano Piagnone, donne, a ciò condotte per mercede, e tolto da’ più Sinodi nel Regno, e in quello di Sicilia; tantocche quantunque nel nostro Sinodo su di ciò avessimo dato provedimento generale per tutta la Diocesi, ritrovando nientedimeno nella Visita ottava, fatta l’anno 1734. che in questa Terra non fusse cessato un tale abuso, fussimo costretti provedervi con particolare decreto, che si legge nel tom.2. di d. Visita p.333. come siegue: Non cessando le Donne dagl’abusi che si fanno in occasione de’ Funerali, con tutto il rigore delle nostre Costituzioni part.3. cap. 4. n.11. si ordina al Rev. Arciprete, e Clero, che sotto pena di sospensìone a Divinis desistano dal loro officio, in occasione che le medesime continuano ad inquietare le Funzioni Ecclesìastiche con pianti, lamenti, strepiti, e segni simili dì gentilità, lasciando loro col cadavere totalmente in abbandono sinattantocche ritornate nelle loro case, non abbiano lasciato liberamente il cadavere, con che possino esercitarsi le funzioni, giusta la disposizione del Rituale Romano.

7. Il Barone destina il Governatore con suoi Officiali, per l’amministrazione della Giustizia, ed esso si governano per l’Annona per mezzo del Mastrogiurato, Eletti, e Sindici, come si è detto dell’altre Terre.

8. Venendo ora allo spirituale, quanto a1 Clero, egli non è numeroso, contandosi appena coll’Arciprete, che tiene l’esercizio della cura dell’Anime, due altri Sacerdoti, ne vi sono Porzionarj, come per altro questi mancano in tutte le altre Chiese delle terre abitate dagl’Albanesi.

9. Nella pubblica piazza dentro dell’abitato sta porta la picciola Chiesa Matrice, sotto il titolo de’ SS. Pietro e Paolo, essendo per lo più le Chiese de’ Greci dedicate a questi Santi. In questa Chiesa non vi è, che un solo Altare coll’Immagine in mezzo della B. Vergine di Costantinopoli, la di cui Festa si celebra nel terzo giorno di Pentecoste, e a lato del detto Altare vi sono due statue di stucco de’ sopraddetti Santi Apostoli Pietro, e Paolo. È ben proveduta di tutto il bisognevole per la celebrazione de’ Divini Officj, e per l’amministrazione de’ Sagramenti, conservandosi nella sua Sagrestia fin’ad oggi una Pianeta, che si dice fatta alla Greca, ma è la forma delle antiche latine. Non vi sono SS. Reliquie. Viene governata dal suo Procuratore, che si conferma dalla Corte Vescovile, il quale tiene anche la cura del Monte frumentario.

10. Ma perchè in detta Chiesa erano mancanti molte cose, onde non vi era tutto il decoro Ecclesiastico; quindi visitandola nell’anno 1734. furono dati più ordini, e si leggono negl’Atti della Visita ottava d. tom.2. p.331 e 332. fra quali i più notabili sono intorno ad essa Chiesa: Che dalla parte d’avanti si stenda per un’altra archata, e che si copri a volta, che chiamano a lamia tutta d. Chiesa. Così intorno alle Sepolture si dice: Per ovviare a sconcerti, e [p. 350 modifica]richiami, che si sentono a cagione della moltitudine delle Sepolture, in tutte al numero di diciassette in una Chiesa assai picciola, e quel che è peggio, colle lapidi scomposte, e molte di esse rotte, è stato ordinato, che restino tutte interdette a riserva di quattro sole, cioè una per gì’Ecclesiastici, e tre communi, cioè una per gì’Uomini, la seconda per le Donne, e la terza per li Fanciulli.

11. Fuori dell’abitato, e nel confine di questa Terra ad occidente si vede un’altra picciola Chiesa, eretta fin dall’anno 1635. sotto il titolo di S. Maria del Carmine, fatta ad una nave. Oltre all’Altar Maggiore ne’ suoi lati vi sono due altri Altari; uno sta eretto in onore di S. Nicolò di Bari, e l’altro sta dedicato alla B. V. del SSmo Rosario, in cui vi è eretta la Confraternita, sotto il medesimo titolo, e il tutto si amministra dal Procuratore, il quale lì conferma dalla Corte Vescovile. Dietro di questa Chiesa sta posto il Cimiterio con tutta decenza, e ben ferrato.

12. In questa Terra si osservano di precetto, il giorno de’ 13. di Giugno per S. Antonio di Padova, come Padrone principale, e quello de’ due di Luglio per la Visitazione della B. Vergine. Oltre a queste Festività, se ne osservano altre di divozione, e sono a’ 25. di Gennaro per la Conversione di S. Paolo, a’ 20. di Marzo per S. Gioacchino Padre della B. Vergine, a’ 23. d’Aprile per S, Giorgio Martire, a’ 29. dello stesso per S. Pietro Martire, a’ 5. di Agosto per S. Maria ad Nives, 3’ 4. d’Ottobre per S. Francesco d’Assisi, a’ 18. del medesimo per S. Luca Evangelista, a’ 2. di Novembre con esempio singolare per la Commemorazione di tutti i Fedeli Cristiani Defonti, agl’11. del mese stesso per S. Martino, a’ 21. del medesimo per la Presentazione al Tempio di Maria Vergine, e a’ 6. di Decembre per S. Nicola Vescovo di Mira, detto di Bari.