Memorie storiche della città e del territorio di Trento/Parte seconda/Capo IX

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CAPO IX.
Memorie Storiche dall’anno 1423
fino all’anno 1446.

Dopo la morte di Giorgio di Liechtenstein seguì l’elezione successivamente di due [p. 65 modifica]Vescovi, ma questi non vennero come tali riconosciuti, ed il successore legittimo di Giorgio di Liechtenstein fu Alessandro Duca di Mazovia natìo di Polonia di reale prosapia, e zio materno di Federico III. Re de’ Romani. Egli tu eletto Vescovo di Trento l’anno 1423, e nello stesso anno confermato dal Papa Martino V. Egli fece il suo ingresso nella città di Trento l’anno 1424 nel dì festivo di S. Vigilio, cioè li 26 Giugno; ma egli vide quasi tutte le terre, le castella, ed i borghi del suo Vescovato invasi ed occupati da diversi usurpatori per modo, che non ritrovò in suo potere che la sola città di Trento, ed il Castello del Buon-Consiglio. Egli giunse però dopo il suo avvenimento alla sede episcopale a ricuperare in gran parte i luoghi, ch’erano stati da altri occupati, e riunì al primier corpo le varie membra, che n’erano state disgiunte, come rilevasi dal pubblico documento, che addurremo più sotto. Nel detto anno 1424 l’Arciduca Federico d’Austria venne da lui investito a titolo di feudo della giurisdizione e castello di Altemburg in Eppan, della giurisdizione e castello di Nomi, della giurisdizione e castello di Castelfondo nella Naunia, della giurisdizion di Caldaro, e d’alcuni altri luoghi descritti nella investitura feudale, che leggesi nel libro Monumenta Ecclesiæ Tridentinæ pag. 128.

L’anno 1425 egli diede a Vinciguerra ed Antonio Conti d’Arco la solenne [p. 66 modifica]investitura de’ seguenti feudi: «Primo de Castro Arci cum omnibus suis juribus, et pertinentiis universis, cum omni jurisdictione meri et mixti Imperii, Decimis, Vassalatico, Macinatis, Rimaniis, et aliis Honoribus, Privilegiis, et Immunitatibus ad dictum Castrum spectantibus et pertinentibus. Item de Castro Drene eodem modo cum omnibus suis juribus et pertinentiis. Item de Castro Spinedi .... de Castro Rastorii et Castellini. Item de Castro Penede cum omni jurisdictione meri et mixti Imperii in Naco et Turbulis. .... Item de parte Pischerie Fluminis Sarce prope Turbulas» come altresì di molte decime, e di altri diritti, che leggonsi distintamente annoverati nello stromento d’investitura data ai detti Vinciguerra ed Antonio Conti d’Arco «et cuilibet eorum Filiorum Masculorum legitimorum ex eis duntaxat descendentium» portante la seguente data: Datum in Castro nostro Stenici 11 mensis Septembris Anno Domini 1425 presentibus ....

Abbiam detto più sopra, come il Vescovo Giorgio di Liechtenstein nell’anno 1405 aveva ricuperata Riva dopo la morte di Gian Galeazzo Duca di Milano. Insorta dappoi la prima guerra di Lombardia tra Filippo Maria Visconti figlio di Gian Galeazzo, e la Repubblica veneta ne fu confermato il possesso al nostro Principe Vescovo Alessandro tanto nella pace conchiusa tra le dette potenze li 30 [p. 67 modifica]Dicembre 1427, quanto nell’altra successiva di Ferrara dei 19 Aprile 1428, nella quale gli fu egualmente confermato il possesso del Castello di Tenno «cum omnibus suis fortalitiis, juribus, Jurisdictionibus, et pertinentiis, honorantiis, et præeminentiis quibuscumque.»

Fu dappoi implicato il Principe Vescovo Alessandro nella seconda guerra di Lombardia, che il Duca Filippo Maria Visconti ebbe colla Repubblica veneta. Avendo l’armata del Duca Filippo Maria Visconti l’anno 1438 stretta d’assedio la città di Brescia soggetta al dominio veneto, ed essendo impedita la comunicazione col Veronese dal Marchese di Mantova collegato col Duca, Gattamelata Capitano generale de' Veneziani si accinse all’impresa di attraversare la Val Sabbia, la Contea di Lodrone, e le Giudicarie per quindi sboccare nell’Archese, e per la Valle Lagarina trasferirsi a Verona. Prima però di tale impresa Luigi del Verme ministro del Duca di Milano erasi portato a Riva, ove aveva conchiuso col Principe Vescovo Alessandro un trattato di alleanza contro la Repubblica; e quindi fu, che nelle Giudicarie si ritrovarono sulle armi i contadini del paese per ordine del Principe Vescovo, i quali validamente si opposero al passaggio di Gattamelata, che non senza gravissimo danno entrò poi nel Veronese. La guerra fu sfortunata pel Duca di Milano e pe’ suoi Alleati, ed il Principe Vescovo di Trento ebbe in essa a perdere Riva, la quale fu [p. 68 modifica]assediata per terra e per acqua, e dopo una lunga difesa presa da’ Veneti il dì 9 Maggio 1440, nel potere de’ quali rimase, perchè nella susseguita pace di Cremona dell’anno 1441 Riva colle sue pertinenze venne aggiudicata alla Repubblica. Il Principe Vescovo di Trento non intervenne a quel trattato di pace, nè punto acconsentì alla cessione di Riva; ma egli non aveva forze per ricuperarla, ed essa rimase in potere de’ Veneti fino al principio del secolo seguente, in cui dopo la famosa lega di Cambrai Riva colle sue pertinenze ritornò nuovamente, come diremo a suo luogo, in potere de’ Vescovi di Trento.

L’anno 1440 il nostro Vescovo Alessandro dal Papa Felice V. fu creato Cardinale, e Legato a latere per tutta la Germania, e Patriarca ancora d’Aquileia. Egli intervenne al Concilio di Basilea, da cui fu accolto con grande onore. Egli morì li 2 Giugno 1444 in Vienna, e fu ivi sepolto nella chiesa di S. Stefano. Egli governò con vigore e con gran senno il Principato di Trento, e molte utili leggi e regolamenti vi stabilì, tra i quali merita d’essere qui rammentata la sentenza da lui pronunziata nella lite, che agitavasi tra la città di Trento, e le ville chiamate interiori dall’una, e le ville o comunità chiamate esteriori dall’altra parte, cioè le comunità di Meano, di Civezzano, di Albiano, di Fornace, di Pinè, di Vigolo Vattaro, Bosenino, e Migazzone, e la comunità di [p. 69 modifica]Povo poste di qua dall’Adige, e le comunità di Cadine, di Baselga, di Sopramonte, di Terlago, di Vezzano, di Callavino, e di Cavedine poste di là dall’Adige. Questa sentenza, ch’è inserita nello Statuto di Trento e ne forma una parte integrante, così parla: «Nos Alexander Dei gratia Episcopus Tridentinus pro tribunali sedentes super bancho in capite salæ magnæ nostri castri Boni Consilii .... dicimus, et pronunciamus .... Primo quod omnes suprascripti homines, et Universitates Villarum, et Plebium suprascriptarum, sive earum Syndici et Procuratores sint, et esse debeant perpetuo obbligati pro defensione nostra, et Ecclesie nostre Tridentine status, ad dandum, præstandum, et contribuendum Nobis et successoribus nostris toties quoties fuerit opportunum et expediens, de tribus peditibus armatis sive stipendiariis duos, et suprascripti homines et Commune prædictæ nostre Civitatis Tridenti cum adhærentibus suis sive eorum Syndici et Procuratores, de tribus stipendiariis unum tantum dare et contribuere similiter teneantur.» Egli ordinò egualmente, che anche a tutte le spese necessarie alla fortificazione e difesa della città, e generalmente a tutte le spese pubbliche le comunità esteriori contribuir debbano per due terzi, e sol per un terzo la città di Trento colle ville chiamate interiori formanti colla città uno stesso comune. A questa sentenza egli [p. 70 modifica]aggiunse la seguente dichiarazione: «Insuper volumus, quod per hanc nostram sententiam, vel aliquam ejus partem non sit in aliquo derogatum libertati nostræ, neque Ecclesie nostre Tridentine, nec Successorum nostrorum, et maxime quando partibus, vel alicui ipsarum, pro aliqua nostra vel Ecclesiæ nostræ necessitate aliquam extraordinariam collectam imponere necessarium foret, quam volumus posse imponere partibus suprascriptis, vel alteri ipsarum pro libito voluntatis nostræ. Lata, lecta, et pubblicata fuit suprascripta Sententia .... die Veneris quinto mensis Septembris 1427.»

Non dobbiamo tacere, che anche contro il Principe Vescovo Alessandro, mentre egli trovavasi al Concilio di Basilea, scoppiò nella città di Trento una sedizione, e varj delitti furono a lui falsamente imputati, come veggiamo dal seguente documento contenente una solenne attestazione in di lui favore del Capitolo di Trento portante la data dei 18 Settembre 1437, che così parla: «Si bonorum merita sunt laude digna prosequenda, utique gesta Reverendi in Christo Patris Domini nostri Domini Alexandri Episcopi Tridentini specialis laudis titulo sunt commemoranda .... Attestamur namque, quod præfato Domino nostro Episcopo Alexandro in suo primo introitu ad hanc suam Civitatem Tridentinam de bonis et terris Ecclesie Tridentine tantum Castrum Boni Consilii [p. 71 modifica]cum Civitate Trid. assignatum fuit, quodque alia Castra, Terre, et Jurisdictiones, ac Valles dicte Ecclesie per diversos potentia Laycali alienata, et occupata, alienateque et occupate fuerunt, que omnia predictus Dominus Episcopus gratia Divina sibi assistente sua industria cum magnis laboribus et expensis recuperavit et acquisivit: qui dictam Ecclesiam per plures annos ex post pacifice tenuit et rexit, ac laudabiliter gubernavit .... Sub cujus felici regimine, et statu pacifico Ecclesia magna gaudebat pace et quiete. Quod moleste ferens humani generis inimicus Diabolus per suos Satellites nuper post recessum ejusdem Domini Episcopi ad Sacrum Basileense Concilium Ecclesiæ tranquillum statum turbare diversimode cepit etiam ad detrahendum dicto Domino Episcopo, et diversa crimina illi sed false ascribendo, nonnullos concitando etiam ad Bona Ecclesiastica, et Personas Ecclesiasticas invadendum, derobandum, et multiplices molestias, damnaque tam dicto Domino Episcopo, quam suis subditis inferendum, suggerendo etiam rebellionem subditorum suorum et Ecclesie ad rebellandum inducendo, de quo que, qualia, et quanta mala sint secuta, et adhuc evenire timentur, non expedit scribere.» Questa ribellione però fu poscia repressa, e non ebbe ulteriori sinistre conseguenze.

Dopo la morte del Principe Vescovo [p. 72 modifica]Alessandro fu eletto dal Capitolo Teobaldo di Wolckenstein Canonico delle Chiese di Trento e di Bressanone, e fu pure confirmato dal Concilio di Basilea; ma il Papa Eugenio, che per legittimo non riconosceva il Concilio di Basilea, nominò a Vescovo di Trento Benedetto Abbate del Monastero di S. Lorenzo presso Trento. Nacque quindi nella nostra Diocesi uno scisma, ma che non durò molto tempo; perchè il Canonico Wolckenstein rinunziò spontaneamente la dignità, a cui era stato eletto, come la rinunziò pure dappoi l’Abbate di S. Lorenzo, ed in lor vece fu eletto Vescovo di Trento l’anno 1446 Giorgio di Hach fratello del Maresciallo di Corte di Sigismodo Arciduca d’Austria Conte del Tirolo, del quale parleremo nel seguente capo.