Memorie storiche della città e del territorio di Trento/Parte seconda/Capo V

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CAPO V.
Memorie Storiche dall’anno 1289
fino all’anno 1303.

Dopo la morte del Vescovo Enrico fu eletto Filippo della famiglia illustre Buonacolsi di Mantova dell’ordine de’ Minori di S. Francesco, e fu consacrato Vescovo di Trento dal Papa Nicolò IV. li 30 Luglio 1289; ma ben diversa da quella del suo antecessore fu la sorte, che toccò al Vescovo Filippo; poichè Mainardo Conte del Tirolo aveva nuovamente invaso il vescovato di Trento, come veggiamo da una lettera del Papa Nicolò IV. data decimo Kalendas Octobris 1289, colla quale egli comanda a Mainardo Duca di Carintia e Conte del Tirolo di dover restituire al Vescovo Filippo la città di Trento, e tutti i borghi, castelli, e terre da lui occupate con minaccia della scomunica allorchè non faccia la restituzione ordinatagli. Questo documento trovasi registrato per intero nel volume secondo delle Notizie istorico-critiche pag. 625. Non avendo il Conte Mainardo punto [p. 36 modifica]obbedito al monitorio o comando pontificio venne contro di lui gli 11 Marzo 1290 pronunziata effettivamente la sentenza di scomunica, come leggesi nel documento registrato nel detto volume pag. 627 e segg.

L’anno 1296 il nostro Vescovo Filippo ottenne dall’Imperatore Adolfo in Francfort la rinnovazione secondo il costume delle investiture imperiali del suo Principato; ma un altro documento più osservabile dello stesso Imperatore Adolfo e dello stesso anno è il seguente: «Adolphus Dei gratia Romanorum Rex semper Augustus Universis Sacri Imperii Fidelibus presentes Litteras inspecturis gratiam suam et omne bonum .... Cum ad Serenitatis nostræ pervenerit notionem, quod Meinhardus quondam Dux Karintiæ et Comes Tyrolis Ecclesiam Tridentinam et Venerabiles Episcopos bone memorie Eganonem et Henricum Episcopos Tridentinos multis quassavit procellis et agressibus belliciosis: quare compulsi fuerunt Episcopi prelibati Concessiones, Investituras, et Donationes, atque Alienationes de bonis ipsius Ecclesie prefato Meinhardo, et nonnullis aliis facere datis Litteris vel confectis pubblicis Documentis, que servate vergunt in ipsius Ecclesie non modicum detrimentum. Nos volentes ipsi Ecclesiæ de remedio consulere opportuno Investituras, Donationes, seu Alienationes quaslibet bonorum vel rerum in prejudicium ipsius [p. 37 modifica]Tridentine Ecclesie ab iisdem Eganone et Henrico factas, etiamsi tantum effluxerit temporis, quod perventum ad prescriptionem legiptimam videatur, de plenitudine Potestatis Regie cassamus, irritamus, cassaque irrita nuncupamus, nulliusque firmitatis decernimus vel momenti, statuendo quod in rebus et bonis ipsius Ecclesie Tridentine detentis vel occupatis temporibus Eganonis et Henrici, et insuper Venerabilis Episcopi Philippi Episcopi Tridentini Principis nostri Dilecti nulla prescriptio, nullusque transcursus temporis adversus ipsam Ecclesiam incompetentem vendicet sibi locum. In quorum omnium testimonium evidens et robur Sigillum nostre Serenitatis Regie duximus apponendum. Datum Frankinfurt Idib. Novembris Regni nostri Anno quinto.» Di queste cessioni, donazioni o alienazioni fatte dai Vescovi Egnone ed Enrico in favore del Conte Mainardo alcun documento non havvi, e non trovasene alcuna traccia in tutta la collezione o raccolta di documenti che leggonsi nei tre volumi italiani, e nel quarto latino intitolato Monumenta Ecclesiæ Tridentinæ, che abbiamo tante volte citati; onde saper non possiamo, qual fosse la natura, o quale il tenore delle donazioni o cessioni suddette, nè in qual tempo o in qual anno siensi fatte. Abbiam veduto, che il Vescovo Egnone morì in Padova, e che il Vescovo Enrico morì in Roma. Pare quindi verisimile, che il Vescovo [p. 38 modifica]Egnone dopo d’aver fatte le cessioni, di cui parliamo, siasi ritirato in Padova, e che il Vescovo Enrico dopo aver fatte le sue, o confermate quelle di Egnone siasi recato in Roma. Comunque di ciò siasi, certo è, che su queste donazioni o cessioni i Serenissimi Conti del Tirolo fondarono poscia il preteso loro diritto alla superiorità territoriale ossia alla sovrana autorità nel Principato di Trento, e che esse furono pur la cagione delle diverse occupazioni fatte nei susseguenti tempi dalle armi tirolesi del Vescovato di Trento, come vedremo a suo luogo.

Dopo la morte di Mainardo continuando i di lui figli a tener in loro potere i paesi e le terre trentine, ch’erano state occupate dal loro padre, venne anche contro di essi dal Papa Bonifacio VIII. scagliato il fulmine della scomunica, ma desiderando essi d’ottenerne l’assoluzione si determinarono di restituire al Vescovo Filippo tutti i paesi, ch’erano stati a di lui danno occupati, come rilevasi dal documento dell’anno 1302, in cui Bonifacio VIII. commette al Patriarca d’Aquileia d’assolvere dalle censure i tre figliuoli del Conte Mainardo, allorchè facciano al Vescovo Filippo la restituzione, che avevan promessa. Il documento è registrato per intero nel volume secondo delle Notizie istorico-critiche pag. 633 e segg. Convien credere, che il Vescovo Filippo abbia poi effettivamente ricuperato il libero possesso del suo Principato; poichè dal [p. 39 modifica]documento, che qui appresso addurremo, apparisce, ch’egli impose a tutti i comuni del suo Vescovato una generale colletta o contribuzione, la quale fu pure da tutti esattamente pagata. Nel documento suddetto seguito l’anno 1303 Tridenti in Palatio Episcopatus si dice, avere il Vescovo Filippo «pro urgentibus necessitatibus, et evidentibus utilitatibus Episcopatus et Ecclesie Trid. generalem his temporibus Subditis et Districtualibus suis videlicet quadraginta soldorum et dimidii pro quolibet foco imposuisse Coltam, et Virum prudentem D. Odoricum dei Coredo, cujus in hac parte fidem, industriam, et diligentiam approbavit, Collectorem, Receptorem, et Exactorem Collecte hujusmodi deputasse .... Itaque idem D. Odoricus Collector recognovit, se vice ac nomine prefati Domini Episcopi habuisse et recepisse .... a Communitatibus et Hominibus infrascriptis .... infrascriptas pecuniæ quantitates. Primo quinque millia sexcentas et sexaginta libras Veronenses a Communitatibus et Hominibus Plebatuum et Terrarum Vallium Annaniæ et Solis .... que quidem pecunie quantitates in summa capiunt 18190 lib. 8 sol. et 3 denar. Veron.»

L’amore della verità, che guidar dee lo storico, ci obbliga ad osservare, che il decreto sopraccitato dell’Imperatore Adolfo, con cui dichiarò invalide e nulle le cessioni, donazioni, o rinunzie fatte in favore del Conte [p. 40 modifica]del Tirolo dai due Vescovi Egnone ed Enrico, era un decreto irregolare e di niun valore, perchè pronunziato da lui sulle istanze d’una sola parte, non chiamata e non ascoltata l’altra, decreto che non produsse nè pure alcun effetto; perchè la restituzione, che dappoi fecero i figli del Conte Mainardo, fu l’effetto soltanto della scomunica, ch’era stata contro di lor fulminata, e della brama che avevano d’esserne assolti.

Il Vescovo Filippo Buonacolsi morì in Mantova li 18 Dicembre 1303 nel convento de’ Frati Minori, ed ivi fu sepolto.

Fu intorno a questi tempi, che il sommo poeta Dante Alighieri esiliato da Firenze sua patria soggiornò lunga pezza in Verona presso il Signore della Scala. Sembra, ch’egli abbia visitato durante il suo esilio anche Trento ed i suoi dintorni; perchè fa egli la descrizione di quella rovina, che vedesi poco lungi da Trento, e ch’egli giudicò degna d’essere paragonata ad un luogo del suo Inferno al principio del sedicesimo canto co’ seguenti versi.

Era lo loco, ove scender la riva
Venimmo, alpestro, e per quel ch’ivi er’anco,
Tal che ogni vista ne sarebbe schiva,
Qual è quella ruina, che nel fianco
Di qua da Trento l’Adige percosse
O per tremuoto, o per sostegno manco.