Notizie storiche dell'antica chiesa di San Pier Forelli in Prato/Parte prima/Dell'origine, e del patronato della chiesa di San Pier Forelli

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Dell’origine, e del patronato della chiesa di San Pier Forelli

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Dell’origine, e del patronato della chiesa di San Pier Forelli
Parte prima Parte prima - Di alcuni rettori della chiesa di San Pier Forelli, anteriori all’epoca in cui venne elevata in prioria

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Dell’origine, e del patronato della chiesa

di San Pier Forelli.

Presso alle mura dell’antica cerchia, di cui anche oggi è dato riscontrare le tracce, e vicino alla porta Fuia1, che aprivasi quasi a ponente della terra, si edificò una chiesa dedicata al Principe degli Apostoli. La dissero de’ Forelli, o perchè prossime a lei rimanessero le case di quella gente, o perchè i Forelli ne fossero benemeriti. Ma di questo non è certezza: certo è, che in porta Fuia i Forelli abitavano. Quindi non fo che accennare l’erronea fama, che si dicesse San Pier Forelli [p. 6 modifica]quella chiesuola perchè fuori delle mura costruita2: altrimenti si espresse il popolo quando volle dir questo3.

Mancano le memorie della sua fondazione. Quando nel 1133 Innocenzio II statuiva che, senza il beneplacito del proposto e de’ canonici di Santo Stefano (chiesa matrice di Prato), non si potesse costruire cappella nessuna in quel territorio4; e Berardo con Malabranca de’ Conti Alberti prometteva di non dar mai consenso o consiglio di fabbricarvi chiesa o cappella, alla pena di cento libbre di puro oro5; forse la chiesa di San Piero non esisteva: ma quando il pontefice Lucio III, con bolla data da Velletri l’undici di febbraio del 1183, riceveva sotto la sua protezione il proposto Plebano, e lo donava di privilegi, la chiesa di San Piero in porta Fuia veniva rammentata fra le altre6. Anche in una bolla d’Innocenzio IV, che i precedenti privilegi de’ proposti pratesi convalida, è annoverata la nostra chiesa fra quelle che dipendevano dalla canonica di Santo Stefano: ma dove nella bolla di Lucio è detta ecclesiam Sancti Petri in porta Fuia, nella Innocenziana si legge Sancti [p. 7 modifica]Petri Forelli7. Dal che può inferirsi, e che si chiamasse ora nell’un modo ed ora nell’altro, e che si dicesse prima dalla porta che dalla famiglia.

Vicinavano alla chiesa di San Piero i monaci Vallombrosani, da che ebbero ottenuto di potersi trasferire nella terra di Prato. Alessandro III e Lucio III8 gliene avevano fatto divieto, se non ne avessero l’annuenza del clero pratese e del vescovo di Pistoia. Bisogna dire che il consenso non tardasse, perchè sotto il pontificato del medesimo Lucio gli troviamo in una badia presso le mura, chiamata Santa Maria a Ghirignano, o Grignano, dal nome del prossimo luogo ond’eran venuti9. Una carta del 1184 ci ammonisce come tra i monaci di Grignano e il proposto pratese fosse già insorta una lite per causa della nostra chiesa. La pergamena, in gran parte consunta, ci fa solo intendere, che la quistione verteva; 1°, sulla investitura che il proposto e il capitolo de’ canonici doveva dare al rettore; 2°, sul diritto di sepoltura, che era propio delle chiese principali10; 3°, sui legati fatti da coloro che, avendo celebrato il testamento nella canonica, venissero a morte nel monastero. Rilevasi inoltre da que’ frammenti, che l’accordo fu sottoposto [p. 8 modifica]a una penale di cento lire, per le quali così la canonica di Santo Stefano come la badia di Grignano obbligarono un cafaggio di loro pertinenza11.

I diritti de’ monaci si estendevano ancora sull’elezione de’ rettori della nostra chiesa. Donde avessero origine, ignorasi: ma si sa che i proposti non gli riconobbero quietamente, se non dopo la sentenza pronunziata da due arbitri, il 26 aprile del 1250. L’abate di Forcoli e un canonico pratese lodarono; che per quella volta il rettore di San Piero fosse eletto dall’abate e dal capitolo de’ monaci, e il proposto col suo clero consentissero alla elezione; che nella futura vacanza stesse lo eleggere al proposto ed al clero, il consentire all’abate ed a’ monaci; che in perpetuo si osservasse questa alternativa, per il bene della pace12. E fu osservata; avendosi nel 1301 l’esempio di una elezione fatta alla sua volta dall’abate e da’ monaci13, e nel 1484 una nuova elezione fatta dal proposto e dal clero14.

La badia di Grignano, già data in commenda15, fu unita al Capitolo fiorentino da papa Leone X16; ma i monaci sopravvissero al monastero e alla stessa disciplina monastica. Frate Agnolo Firenzuola verso il 1530 faceva risonare per quei claustri, un tempo echeggianti di devote salmodie,

versi d’amore e prose di romanzi;

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e ancora cento e cinquant’anni dopo additavasi il monticello ombroso di cipressi e d’allori, su cui Celso prendeva a ragionare delle bellezze d’alcune donne pratesi17. Ma anche le mura della badia caddero, quando sul declinare del secolo decimosettimo quivi sorgeva il Collegio fondato da Francesco Cicognini18: nobilissimo edificio, dove da un secolo e mezzo trae da tutte le parti una fiorita schiera di giovani a informare l’animo nei lodati costumi, e a erudire la mente negli studi letterari e scientifici.

Col mancare de’ monaci, il patronato della chiesa di San Piero tornava intiero nel Capitolo pratese; il quale cedè gli antichi e i nuovi diritti al Principe che gli voleva.

Note

  1. La etimologia di questo nome non si scosta, a mio credere, dai significati ch’ebbe la voce fuio nel milledugento (Dante, Inf., XII; Purg., XXXIII; Parad., IX). Fuio è lo stesso che furo, ladro. Forse in prossimità di quella porta si giustiziavano i malfattori; forse era una di quelle postierte da uscire o da entrare alla sordina, in tempo di guerra. Me lo farebbe pensare l’esser volta verso Pistoia, donde a’ nostri avi venivano sempre le minacce.
  2. Il Repetti (Dizionario storico geografico della Toscana, articolo Grignano) non sdegnò questa etimologia, scrivendo: «Ed è da avvertire, che questo nome di Forello, adesso Forelli, si attribuisce all’essere questa chiesa fuori dell’antico recinto di Prato.» Il Repetti beveva un po’ grosso.
  3. Si disse Forcivitas, Extra moenia, Forisportam, e simili.
  4. «Statuimus, itaque, ut in parochia eiusdem ecclesiæ, te invito, tuisque successoribus aut fratribus contradicentibus, nulli omnino hominum liceat ecclesiam construere, aut aliquam super hoc iniuriam irrogare.» Casotti, Pratenses olim præpositi nunc episcopi; in Ughelli, Italia sacra. La bolla è Dat. Laterani, 12 kal. iunii, indictione xi, Incamationis anno 1133, an. IV pont.
  5. La promissione de’ Conti Alberti, signori della valle onde Bisenzio si dichina (Dante, Inferno, XXXII), è citata dal Casotti, Ragionamento istorico dell’origine, de’ progressi e dello stato presente della città di Prato; in Calogera, Raccolta d’opuscoli ec., tomo I, pag. 297. La pubblico dalla pergamena originale, fra i Documenti, n° I.
  6. Casotti, Pratenses etc.; in Ughelli, Italia Sacra. La bolla è Dat. Velletri, 3 idus februarii, indictione j, an. 1183, pont. an. II.
  7. Casotti, Pratenses etc.; in Ughelli, Italia Sacra. La bolla è Dat. Lugduni, 12 kal. septembris, pont. an. III. (an. 1246.)
  8. Bolla Dat. Velletri, 6 kal. decembris. La trovo ricordata in alcune Memorie manoscritte intorno alla chiesa di Prato, raccolte da Francesco Casini. Ivi è detto, che la proibizione era stata fatta ai monaci anche da Adriano IV. — Il Bianchini, Notizie istoriche intorno alla Cintola di Maria Vergine ec., dice che la bolla di Lucio III esisteva (anno 1722) fra le antiche scritture del Capitolo di Prato. Ma non passò nell’Archivio Diplomatico con le altre pergamene della Propositura pratese.
  9. Il Bianchini, Notizie citate, dice che la traslazione de’ monaci avvenne nel 1182. Erra pertanto il Repetti, Dizionario ec. articolo Grignano, scrivendo che nel monastero di Grignano in Prato fu rogato un atto nel 1130.
  10. Solamente nel 1294 il proposto Alcampo concesse ai rettori delle cappelle sottoposte alla chiesa di Santo Stefano di seppellire i loro popolani. Vedasi la carta fra i Documenti, al n° V.
  11. Essendo questo il più antico documento, dopo la bolla Luciana del 1183, in cui si rammenti la chiesa di San Piero in porta Fuia, non rincresca al lettore che io ne rechi i pochi avanzi fra i Documenti, al n° II.
  12. Producesi la carta fra i Documenti, al n° IV.
  13. Fra i Documenti, al n° VI.
  14. Non si conosce il documento.
  15. Nel 1456 l’aveva in commenda il cardinale Niccolò Forteguerri di Pistoia. Manni, Osservazioni ec. circa i sigilli antichi dei secoli bassi; tomo XXIII, Sigillo VIII: Sigillvm capitvli monasterii s. Marie de Grignano.
  16. Nel 1515. Manni, op. cit. — Richa, Notizie istoriche delle Chiese fiorentine; tomo VI, pag. 92.
  17. Bibliografia Pratese compilata per un da Prato; pag. 100, in nota. — Il nostro Giuseppe Bianchini scriveva al Manni sotto dì 24 febbraio 1740 allo stile fiorentino, che il monticello ch’era nell’orto della badia di Grigliano, rammentato dal Firenzuola, fu levato affatto dai Gesuiti nel fabbricare il loro Collegio; e il Bianchini da giovinetto, cioè poco avanti il 1700, lo vide più volte, e vi andò sopra per diporto con altri compagni. Vedi il Calendario Pratese, anno III, pag. 87.
  18. Vannozzo de’ Rocchi aveva preso in affitto l’orto della badia. Nel 1676 il Capitolo fiorentino vendè l’orto, la chiesa, e la intiera badia ai Gesuiti, che vi edificarono il Collegio Cicognini.