Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono/Documenti/C

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C.

Incitamenti fatti dal Marchese di Spaccaforno al Consiglio Provinciale, perchè provvedesse alla salute dell’infelice Castelli.


Nel 1840 il Marchese di Spaccaforno, dopo aver toccato del modo di perfezionare le maioliche di Castelli, conchiuse con queste parole:

«Fora però laudabile impresa del Consigli, e sopra modo importante, il veder via o da salvare primamente quello sciagurato paese dai continui dirupamenti che ne rendono incerta e precaria l’esistenza, oppure far sì che sia riedificato su d'una landa propinqua. Senza di che sarebbe ogni spesa perduta, nel fine di [p. 122 modifica]rialzare quell’arte, che rimarrebbe sepolta sotto le macerie del Comune stesso, ove ebbe radice.»

V. il Discorso per l’apertura del Consiglio Provinciale del primo Apruzzo ultra, pronunciato il 1. maggio 1840, dall’Intendente signor Marchese di Spaccaforno, pag. 16. — Teramo tipografia dell’Intendenza.
Ed il Consiglio facendo plauso alle parole dell’Intendente fece la seguente proposta.

«Portò la sua attenzione il Consiglio sulla disgrazia che sovrasta al Comune di Castelli minacciato da una frana dello scendimento intero dell’abitato; e stimando inutile ogni riparazione, giacchè la mobilità del suolo, nella vicende delle pioggie e delle nevi, renderebbe sempre malferme la fondamenta delle case, si uniformò all’avviso dell’Intendente, che convenisse rifabbricarlo in altro sito. Considerando pertanto che a far tutto ciò niun mezzo poteva egli adottare, si limitò a raccomandare quell’infelice Comune al cuore paterno di S. M.; onde si fosse coll’alta sua mente degnata dare le disposizioni che avrebbe creduto convenevoli.»

La M. S. accogliendo favorevolmente il voto del Consiglio, con Real Rescritto de’ 5 maggio 1841, diè fuori questo provvedimento:

«S. M. si è degnata ordinare che l’Intendente faccia osservare il sito nel quale converrebbe edificare le case del nuovo Comune, indicando il costo estimativo del corrispondente progetto, nel quale debbe aversi principlamente in mira la costruzione della Chiesa e della Casa Comunale. Nella mancanza de’ fondi così del Comune come della Provincia, S. M. vuole che l’Intendente stesso col Consiglio Generale degli Ospizii proponga quei mezzi che la beneficenza potrà apprestare in soccorso de’ più infelici. E questi uniti agli altri che il cuore paterno della M. S. potrà concedere, verranno destinati: 1.° a fabbricare la Chiesa e la Casa Comunale; 2.° a dare un aiuto a coloro che scarsi di mezzi edificassero la propria casa nel nuovo sito designato.»

V. il Giornale dell’Intendenza del 1.° Apruzzo Ultra, 1841. pag. 219.
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Lo stesso Intendente, nel 1842, si volse di nuovo al Consiglio Provinciale con queste calde e vive parole:

«Ahi! parmi già vedere sulla cresta ove siede Castelli una turba affannosa e sbigottita di uomini, di donne e di fanciulli, accennando, le braccia a noi protese, aver d’uopo di aita per campare da quei precipizii che correndo in france, minacciano inghiottirli e subissarli con ciò che hanno di più caro. Per giunta, crollante la Magion di Dio, case abbattute, altre rovinate in parte ed in parte cadenti, inspirano terrore e pietà. Questo è il quadro desolante che spezza i cuori, ed al quale, vi giuro, niente ho aggiunto d’immaginario. Ma veggo già i vostri sembianti atteggiati a compassione, e le vostre labbra disposte ad efficacemente implorare salute a quella travagliata gente da lungo pianto disfatta.

Riandate le Sovrane Risoluzioni sui voti del Consiglio del 1840, e troverete in esse che mi fu commesso di cercare i mezzi non che il luogo ove edificare la nuova Castelli. Io non pretermetterò niente dal mio canto per eseguire quanto mi è stato comandato, ed ho già scelta una Commissione composta di soggetti chiarissimi, che si recherà tra poco in quella contrada, onde scegliervi, colla scorta dei precetti di pubblica igiene e di politica economica, il sito più acconcio per piantarvi il fabbricato. E qui mi ricordo che diceva un sommo Italiano: che niuna cosa è tanto degna di un ottimo Principe e di una ben ordinata repubblica, nè più utile ad una provincia, che l’edificare di nuove terre, dove gli uomini si possano per comodità della difesa, o della coltura ridurre. Ma per ciò eseguire fa mestieri apparecchiare grandissimi mezzi, giacchè, mette bene non dissmularlo, il fondare un paese è opera di gran momento, ed il solo buon animo di un Amministratore non fiancheggiato, è corto ed inefficace a cotanto imprendimento. Per mio senno, ecco come dovrebbe ordinarsi la bisogna. Si chiegga dal Consiglio Provinciale con franchezza e confidenza al Real Governo l’istituzine di una cassa di soccorso per l’innalzamento del novello Comune, dimandando che in questa si cumulino e facciano tesoro il protocollo della contribuzione fondiaria, l’altro del macino reale, e le tasse per la strada distrettuale e per le circondariali che si pagano da que’ naturali, e sieno queste somme, che potranno ascendere in ciascun anno a ducati 1800,00, unicamente spese per l’edificazione della nuova Castelli, impiegandole all’acquisto del suolo necessario, alla fabbrica della cancelleria comunale, ed alla creazione delle case dei poveri. S’implori pure che la [p. 124 modifica]Chiesa Parrocchiale sia fatta a spese del Regio Tesoro, e si supplichi la Maestà del Re N. S. di accordare il suo speciale patrocinio a quest’opera, che non altrimenti potrebbe menarsi a termine, che sotto i suoi auspici.

A me rimarrebbe l’esecuzione, non piccola parte di tutte le cose.»

V. il Discorso del signor Marchese di Spaccaforno per l’apertura del Consiglio Provinciale de’ primo Apurzzo Ultra, pronunziato il dì 1. maggio 1842, pag. 23. — Teramo dai tipi dell’Angeletti.