Novelle (Bandello, 1910)/Parte II/Novella XX
Questo testo è incompleto. |
◄ | Parte II - Novella XIX | Parte II - Novella XXI | ► |
IL BANDELLO
a! suo compare
antonio maria colorno-fantino
Eccovi, compar mio carissimo, che la fortuna m’ha dato comoditá di potervi donar una de le mie novelle e farvi intender cosa che pur vi fará ridere, essendo voi cosí cordial amico di quei religiosi che santamente vivono e nemico di quelli che si danno a le lascivie e piaceri. Eravamo a Pinaruolo in quei di che il signor Cesare Fregoso era luogotenente generale in Italia del re cristianissimo, nei quali un soldato del signor Malatesta d’Arimini, trovando un povero prete che si giaceva con una donna, a quello tagliò via con i testimoni il membro e per téma de la giustizia se ne fuggi. E ragionandosi diversamente tra i soldati di questo fatto secondo che l’openioni degii uomini sono diverse, vi si trovò Barrahan sergente maggior del campo, il quale sorridendo disse: — Non vi meravigliate di ciò che ha fatto Colla da Bretinoro contra il sere, perché la gelosia è una mala bestia e fa far di questi e di maggiori errori, cosí acceca ella i cervelli agli uomini come a loro s’appiglia. Ma se a me toccasse a dar il castigo, mi pare che la pena si deveria dar a la donna, che voleva tener i piedi in una scarpa e d’una figliuola far dui generi. A casa mia si dice: « Castiga la cagna, se non vuoi che consenta al cane ». Ma sia come si voglia: io mai non studiai, né son dottore che sappia decidere le questioni. Ben, se non vi spiace, vi narrerò un caso avvenuto ad un prete di Bergamasca, al quale stette molto bene ciò che fatto fu, poi che egli, due e tre volte essendosi di giorno empito i fianchi, vi volle anco ritornar la notte. — Pregato dai compagni che dicesse ciò che voleva, narrò la novella che io ora vi mando, parendomi 52 PARTE SECONDA certo, come la leggete, vedervi smascellatamente ridere e dire: — Ecco che ser Bachiocco ha avuta la sua. Vada mò a tentar le nostre donne. In fé di Dio che egli ha ciò che merita. — Si che, compar mio, sapendo che la novella molto vi piacerà, ve la dono e voglio che col vostro nome in fronte sia letta e veduta. State sano. NOVELLA XX Uno truova la moglie con un prete e quella ammazza e fa che il prete da se medesimo si castra. Non è persona di voi, valorosi compagni, che non abbia sentito per fama ricordar Bartolomeo Coleone da Bergamo che fu generai capitano dei signori veneziani ; e chi è stato a Vinegia lo deve aver veduto di bronzo a cavallo, armato, sul campo di San Giovanni e San Paolo, che in memoria de le sue prodezze vi fu da quei signori posto. Egli ebbe molte terre e castella in dono per i benemeriti da quel senato, tra i quali vi fu Marti- nengo, castello assai di gente pieno ma, come il più de le terre di quella contrada sono, poco civile. Tuttavia il capitano vi dimorava assai e sforzava pur di ridurre quei rozzi uomini a qualche più costumato e politico vivere che di prima non costumavano. Aveva là intorno ed altrove di molte belle e grandi possessioni, sovra le quali era astretto a tener gran numero di massari e lavoratori. E con ciò fosse cosa che il giorno de la santa domenica e de l'altre feste fosse troppo sconcio a gli uomini e donne che le possessioni lavoravano d’andar al castello a messa, il capitano in luogo conveniente e commodo fece edificar una chiesetta, con tanta abitazione quanta fosse capace per un sacerdote col suo chierico, per comodità ed anco utile del quale vi fece fare un grande orto a canto. E perché il prete che vi aveva a dimorare, avesse il modo di viver onestamente, gli statui del suo condecente salario, ed oltra questo volle che tutti i contadini de le possessioni, per comodità dei quali la chiesa era stata fatta, li dessero al tempo dei ricolti certa quantità di grano e non so che misure di vino. Del che tutti essi lavoratori NOVELLA XX 53 rimasero ben sodisfatti e si contentarono di tutto ciò che il capitano aveva ordinato. Il quale vi pose per vicario un prete da Bergamo, con questo che fosse ubligato tutte le feste comandate e la domenica dir la messa. E per più comodità de’ lavoratori, con il mezzo del vescovo di Bergamo ottenne a Roma dal papa che quella chiesa fosse parrocchia e iuspatronato di esso capitano, a ciò che i poveri uomini avessero, senza andar troppo lontano, chi udisse le lor confessioni e gli ministrasse i santi sacramenti de la Chiesa quando fosse il bisogno. Ora avvenne che essendo morto il primo prete, il capitano vi pose un giovine di ventotto in trenta anni ch’era da Gandino, uomo di qualche dottrina, di pel rosso e tutto ardito. Era prete Giacomo — ché cosi aveva nome — secondo il paese gran parlatore, audace, pronto e che in vista mostrava esser un « santificetur ». Egli era stato in Bergamo in casa d’un gentiluomo, pedante o sia pedagogo dei figliuoli di quello, e là s’era alquanto incivilito e apparate di cose assai. Il perché desiderando d’acquistar la benevoglienza dei suoi popolani, cominciò tutte le domeniche nel mezzo de la messa a far loro brevemente un sermone, comandargli le feste, essortargli a viver catolicamente,. non dar molestia l’uno a l’altro, non rubar i pali de le vigne, non far pascer le bestie negli altrui campi e simili altre cosette, e talora esponendo loro il Vangelo. Di modo che appo quei contadini crebbe in grandissima riputazione, e lo credevano un gran maestro in sacra teologia, e non v’era persona che non lo tenesse per un prete di quei santi del tempo antico. Come egli si vide esser in credito appo i suoi parrochiani e che gli parve aver la grazia loro, cominciò a pensar di procacciarsi qualche donna con la quale talora egli potesse cacciar il diavolo ne l'inferno, che stranamente lo molestava. Cosi su questi pensieri, dando de l’occhio a dosso ad una giovane chiamata Bettolina, brunotta e grassa, che aveva un poco di gavocciolo, come generalmente tutte le donne de la contrada hanno, ed era stata maritata quell’anno in Nicolino da Solza, cominciò più destramente che poteva a guardarla sott’occhio, e quando l’incontrava dirle qualche paroletta di scherzo, e a poco a poco tentar d’aprirsi la via e 54 PARTE SECONDA potersele liberamente scoprire, perciò ch’ella più d’ogn’altra gli era piacciuta, parendogli terreno da la sua vanga. La Bertolina che aveva anzi che no un pochetto de la scempia, cominciò con il prete a domesticarsi, parendole che le fosse di gran favore che egli cosi scherzevolmente la proverbiasse, il che veggendo il sere, s'avvisò d’andar più avanti con qualche motto. Ma ella che oltra Tesser semplicetta teneva assai de la grossolana, non intendeva gli arguti e coperti motti del messere, di modo che egli stava molto in dubio se deveva apertamente dirle il suo bisogno o no. In questo scorseno qualche di fin che venne la quadragesima, non si sapendo il buon prete risolvere a tacere o dire. Venuta la quadragesima, egli ai suoi popolani fece un grandissimo romor in capo: che non tardassero fin a la settimana santa a confessarsi ma cominciassero a buon’ora. E ciò che pensato aveva gli venne fatto, perché la Bertolina sul principio de la quadragesima si venne a confessare. Il buon domine, secondo che deveva attender ad udir la confessione di lei e far T ufficio di santo sacerdote, poi che ella gli ebbe detti i suoi peccati, cominciò ad entrar sul suo amore ed apertamente a domandarle ciò che tanto gli amanti mostrano desiderare. La giovane, la quale non era perciò la più accorta del mondo, mostrandosi alquanto ritrosetta, gli diceva: — Oimè, messere, voi mi devereste garrire se io attendessi a queste pratiche, e voi volete peccar con esso meco? Io intendo che gli è troppo gran male, e che le femine che son amorose dei frati e preti, quando sono poi a l’altro mondo, diventano cavalle del diavolo. — Tu sei una pazzerella — disse il buon prete. — Coteste sono favole che sogliono narrar le vecchie sul fuocolare e non sanno punto ciò che si dicano. Pensi tu ch’io non sia cosi uomo di carne e d’ossa come tuo marito? Io ho tutto ciò che tuo marito ha, eccetto che mi mancano alquanti capelli sul capo. Non metter mente a le ciancie altrui. Fa’ pur quello che io ti dico, ché faremo le cose nostre si celatamente che non si risaperà già mai ed averemo il miglior tempo del mondo. — Insomma egli seppe si ben cicalare che ella gli promise dopo pasqua far tutto ciò che a lui piacesse. Mentre che durò la quadragesima, egli ogni festa NOVELLA XX 55 faceva ne la messa una predichetta, e due e tre volte la settimana andava spargendo l'acqua benedetta per le case, per le stalle e per i fenili, benedicendo per tutto. E quando gli veniva a proposito, diceva qualche buona parola a la sua Ber- tolina, la quale essendo di poca levatura si teneva molto buona che il messere l'amasse e desiderava far parentado con la Chiesa a suon di campane. Passata pasqua, il prete non mancando a se stesso trovò il modo d'esser con la Bertolina e due e tre volte amorosamente seco si giacque. E parendo a lei che il sere lavorasse molto meglio la possessione e più gagliardamente adacquasse il suo giardino che non faceva il marito, non averebbe mai voluto far altro che macinare. Ora a lungo andare, praticando essi insieme meno discretamente che non era il bisogno, molti de la contrada se n’accorsero e lo dissero al marito di lei, il quale aprendo gli occhi e fingendo non vedergli vide chiaramente che altri gli levava la fatica di lavorar il suo giardino. 11 perché avendo tra sé deliberato ciò che era da fare, disse un di a la moglie che voleva andar in valle Seriana e che starebbe ivi tre o quattro di. Il prete che desiderava poter a suo bell’agio trastullarsi con la Bertolina, saputo questo, si trovò molto contento e diede ordine con lei di trovarsi quelle tre notti seco. Fece vista il marito di partirsi, e come fu notte se ne tornò e per il tetto, sapendo da le spie il prete esser in casa, entrò suso un solaro chetamente e poi scese ed entrò dentro in camera, ove trovò il sere che cacciava il diavolo ne l’inferno. Era il prete nudo e Nicolino armato con la spada nuda in mano, e seco aveva un suo amico altresi armato, il quale prese per le braccia il sere, che tutto di paura tremava ed era divenuto mutolo. La donna piangendo chiedeva mercé, a la quale il marito senza far motto cacciò la spada nel petto e nei fianchi tre o quattro volte, ed ella subito mori. Rivolto poi al prete che diceva i paternostri de la bertuccia, gli disse: — Prete galioffo, io non mi vo’ bruttar le mani nel tuo sangue, ma tu averai quel castigo che meriti. — Fece adunque che il prete mise il diavolo con i testimoni su l’orlo d'un cassone, e poi lo chiuse e disse: — Tagliati via quel tuo disonesto membro con i tuoi testimoni, 56 PARTE SECONDA od io t’ammazzerò. — Il prete a cui già Nicolino aveva dato un tagliente coltello, prima che esser ucciso, con un taglio, di gallo si fece cappone. E senza linea e perpendicoli, pien d’angoscia a casa se n’andò, ove in breve senza testimoni se ne mori.