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Novelle (Sercambi)/Novella CXX

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Novella CXX

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Novella CXVIIII Novella CXXI
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CXX


U>dita la dilettevole novella, quasi avendo fatto il sonno dimenticare, nondimeno per non perdere l’usanza il proposto comandò che una danza si prendesse e verso le camere se n’andassero, et alquanto dormiti, innel luogo ordinato si ritrovino quine u’ l’altore, <che> ha di bella novella ora contenta la brigata, d’un’altra ne faccia lieti. L’altore, che a ubidire è presto, disse che fatto serà. E così a dormire si puoseno.

E levati, colle danze ordinate innel giardino se n’andarono, dove l’altore parlò: «A voi, famigli e donzelli che con altri state a salario, che, vilipendendo i vostri magiori, malcapitate, ad exemplo dirò una novella, in questo modo:

DE DISHONESTO FAMULO

Al tempo del populo di Pisa fu uno anziano nomato Vannuccio da Calci, calzolaio, et era suo donzello uno nomato Frasca da Ripadarno.

N>ella città di Pisa, al tempo che reggea al governo del populo, fatto li anziani o vero priori, fu uno anzianatico del mese di magio e di giugno innel quale fu uno calzoraio nomato Vannuccio da Calci, omo, secondo artefici, d’assai, e comunalmente era agiato di denari e di possessioni. Et essendo tratto anziano, com’è d’usanza a lui fu atribuito una camera della quale era governatore e donzello uno nomato Frasca da Ripadarno.

Et essendo il preditto Vannuccio entrato in palagio e la sera avendo dinanti da sé Frasca suo donzello, l’impuose che ogni dì [p. 533 modifica]conciasse i’ letto et in su quello molte rose mettesse, e simile ogni sera con uno panno li fregasse li piedi, et alcuna volta della settimana ordinasse che l’acqua per li piedi fusse calda con alcune frondi di orbachi, e che alla mensa lo servisse di quelli buoni bocconi che innelle vivande seranno, e che sempre innel mescere lo bicchieri sciacquato e netto <fusse>; e tutte altre cose li disse che di necessità se conviene che i donzelli faccino. Frasca, che li parea a lui essere anziano, sdegnando disse che bene farè’.

E stando alcuni dì, Frasca comincia la sera a non scalzarlo, e molte altre cose date lassa di fare. Vannuccio dice: «Deh, Frasca, e’ pare che tu abbi poga memoria, a dire che non è iii sere che io ti dissi che ogni sera tu mi scalzassi e con uno panno mi fregassi i piedi, et ora te l’hai dimenticato». Frasca, trovando alcuna scusa, dice tutto fare e pensa tra se medesmo di vendicarsene fuora dell’officio di tale collegio.

Et andato Vannuccio a casa un giorno da lavorare, missosi lo grembiale dinanti et a cucire et a tagliare delle scarpe si diede. Intanto venne Frasca donzello con intenzione di svergognare Vannuccio, e disse: «Io vorrei un paio di scarpe». Vannuccio disse: «Volentieri». E fattolo puonere a sedere, Frasca, che per altro non v’era ito, postosi a sedere, Vannuccio li calzò una scarpa. Frasca dice: «El’è un pogo troppo grande». Vannuccio lo scalza et un’altra ne li mette. Frasca dice: «Questa è troppo larga; io la vorrei alquanto più asettata come si conviene a’ donzelli». Vannuccio quella li cava et un’altra ne li mette. Frasca dice: «Questa è troppo corta che le dita mi tenerè’ ariciate». Vannucio lel cava. E così, cavandola, più di xii volte si fe’ calzare e scalzare. Ultimamente presene un paio, e come a’ piedi l’ebbe, se n’andò a palagio.

E trovatosi co’ suoi compagni donzelli, disse: «Se io non mi sono vendicato di Vannucio calzolaio, che di quante volte io lo scalzai in palagio, io m’ho fatto ogi a diletto calzare e scalzare più di xx volte! E posto che la scarpa mi stesse bene, io dicea: — El’è troppo lunga — ; e quando dicea: — El’è troppo larga — , et alcuna volta: — Ell’è troppo corta — ; et io stando sempre a sedere, e lui vagellando come un matto, tanto che l’avea fatto [p. 534 modifica]andare in qua et in là. Sì che io vi dico che se mai si vendicò persona di lui, io mi sono vendicato». Li donzelli, che ciò odeno, alcuni cattivi come Frasca da Ripadarno rideano, alcuni buoni tacendo si partirono et a Vannuccio calzoraio n’andarono e tutto narronno ciò che Frasca da Ripadarno ditto avea. Vannuccio, dato loro bere, dimostrò non curarsene, nientedimeno pregiò quello che ditto aveano. E partiti, ritornaron a palagio.

Vannuccio, subito preso uno mantello, a palagio n’andò et alli anziani nuovi fe’ dire che a loro volea parlare. Lo collegio lo fanno entrare a loro, a cui Vannuccio disse: «Signori, come a voi è manifesto, io come indegno fui eletto anziano per li du’ mesi passati. Come sapete, a me fu atribuito Frasca da Ripadarno per mio donzello, a cui impuosi che diligentemente mi servisse innell’officio come si richiede; e posto che malvolentieri mi servisse, del quale servigio non mi biasmo, ma perché è occorso oggi alcuno caso, posso dire che tutto ciò che innell’officio mi fe’ stimo averlo fatto con male animo. E pertanto sono venuto a voi a dirvi quello che disposto l’officio m’ha fatto; et anco di ciò non mi sarei doluto se lui non se ne fusse vantato. E quello che io vi vo’ dire si è questo: come voi sapete, l’arte mia è esser calzoraio e servire chi a bottega mi viene, per vendere mia mercantia; di che, stamane essendo tornato alla mia bottega, Frasca da Ripadarno donzello venne a me chiedendomi un paio di scarpe. Et io, fattolo puonere a sedere, uno paio ne li calzai; lui dicendo esser troppo grandi, le scalzai et altro paio le missi. E per questo modo, calzando e riscalzando, più di xii paia ne li missi. Ultimamente un paio ne comprò; et io, contento che l’avea servito, mi ristetti a bottega. Lui, venuto in palagio, se vantò che tutte le suoi vendette ha fatte in avermi tante volte fattosi scalzare e ricalzare, dicendo lo primo paio che io trovato l’avea esser buone ma per fare strazio di me negava e biasmava ogni scarpa che in piè li mettea».

Li anziani, che questo hanno udito, avuti quelli donzelli a cui Frasca avea narrato la cosa et udito troppo più cose disoneste ditte che Vannuccio non avea contato, subito fattoli trare la robba di dosso e messo Frasca da Ripadarno in mano dello [p. 535 modifica]asseguitore, subito conduttolo alla colla, e’ quine xxv tratte di buona misura ne li diè e poi lo mandò fuora di Pisa, con comandamento che in Pisa mai non tornasse.

E per questo modo credéo infrascar’e fu infrascato.

Ex.º cxx.