Novelle (Sercambi)/Novella XXXI

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Novella XXXI

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Novella XXX Novella XXXII
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XXXI


Quanto al preposto et alla brigata piacque che quella monna Antonia fusse isvergognata poi che sì tristamente si lassò ingannare tenendosi sì savia! E voltosi a l’altore, comandoli che dicesse qualche bella novella che fusse aleviamento alla brigata del camino che hanno a fare alla città di Perugia. L’altore, che stava atento al comandamento del preposto, rispuose: «Io farò la brigata contenta di bella novella». E voltòsi e disse:


DE LIBIDINE

Del monesterio dell’Olmo d’Arezzo e della badessa.


Avea una badessa innel monestero dell’Olmo d’Arezzo nomata madonna Bergina, assai bella e vana e molto calda; e per non voler sua castità perdere, non stante che voluntate grande avesse d’usare con l’uomo, pensò con un bel modo et assai onesto saziare <in> parte il suo apetito. E acciò che pur ella non fusse incolpata di quello che ordinato avea, avendo seco molte giovane monache le quali ancora pensava loro avere pensieri dell’uomo, ordinò di fare di zendado pieno di miglio uno pasturale d’uomo di buona forma. E quando la badessa si volea alquanto cavar la rabbia, facea una delle monache cingere lo ditto pasturale, e fattosi in sul corpo montare in modo di uomo, con quello pasturale fornìa il suo desiderio; e simile faceano l’altre. E oltr’a questo, avea per costume che qual monaca intrava di nuovo, la prima sera convenìa dormire colla badessa, e poi col pasturale in tale <modo> forniano l’usanza. E così fine che con tutte le monache la monaca novella [p. 145 modifica]giacea una notte con ciascuna; e poi a chi più ne giovava, di continuo oservavano l’ordine.

E perché le cose non si puonno fare tanto secrete che alcuna volta non si spandino, fu una vecchia del monistero uno giorno domandata da uno bellissimo giovano d’anni xviii senza barba nomato Angelo Boscoli — il quale già era preso d’amore d’una monaca del ditto monistero nomata sor Rosa, bellissima — , dicendole: «Come puonno le monache giovane e la badessa, che è giovana, stare che di quel fatto non ne vegna loro volontà? E quando la volontà viene, come se la tragano, che per certo la loro dé esser grande penitenza appo l’altre che hanno <marito>?» La vecchia monaca, che sapea la maniera che si tenea per la badessa e per l’altre, disse a Agnolo tutto il modo che si tenea, dicendo che ogni volta che alcuna novella monaca entrava dentro, la badessa e l’altre si cavavano la rabbia con uno pasturale pieno di miglio. Angelo, che ode il modo che si tiene, pensò volere in quello monestiero entrare.

E partitosi dalla monaca, ebbe una mezzetta la quale più volte l’avea servito e disse: «Andate a tale monistero e dite alla badessa che voi avete una vostra figliuola d’anni xiiii e che la volete quine mettere»; con patto che se la stanza li piacea la lasserè’. Ella andò alla badessa e tutto narrò. La badessa disse: «Menatela, e vogliamo vedere s’ella vorrà essere monaca». La vecchia monaca confortando la mezzetta che la menasse, la mezzetta disse che sarà fatto. E tornata a Agnelo tutto li disse.

Agnolo subito vestitosi come giovana, onestamente colla vecchia ne va al monistero. La vecchia fa chiamare la badessa, e venuta, la misse dentro. E quando la badessa e l’altre monache viddeno Angelo, credendo fusse femina dissero:» Questa è la più bella giovana che sia in Arezzo e <la> più grande». E disseno alla vecchia ch’era peccato a volere che sì bella rosa a vedere patisse tanta pena e massimamente di non usar coll’omo. < . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . > «E poi», fra sé dicea la badessa, «io sono molto contenta che qui stia, perché più volte mi saglierà in sul corpo, col pasturale del miglio sazierà il mio apitito». E subito disse alla vecchia: «Lassa[p. 146 modifica]tela, or pensiamo col nome di Dio contentarla, et ella contenterà noi». La vecchia partitasi e lassato Angelo monaca <colle altre monache>, dimorando insieme <alcuna di loro> la baciava et alcuna volta colla mano le toccava la guancia dicendo: «Idio arè’ fatto bene ad averti fatto maschio». Angelo monaca stava reverente, e vergognose dimostrava a tutte le guance che parevano du’ rose vermiglie.

Venuta la sera, la badessa disse: «Stasera dormirai meco e doman da notte vo’ che dormi con Rosa, e così vo’ che ti riposi». Angelo disse che volentieri l’ubidirà. La badessa spogliatasi nuda e fatto spogliar la monaca novella in camicia, disse la badessa che si cingesse lo pasturale di miglio in sul sedere e dinanti tenesse il pasturale, mostrandoli il modo però che a sé prima lo cinse. Agnolo monaca disse che poi che quine è venuta per ubidire, che tutto farà, ma ben pregava la badessa che li piaccia andare innanti a’ letto, et ella si concerà come l’ha insegnato. La badessa entrò innel letto.

Rosa, che al lato a’ letto della badessa avea il suo, e solo d’una cortina partito, ode tutto ciò che la badessa dice e la risposta della monaca nuova, avendo gran piacere trovarsela in braccio la notte rivegnente. Angelo che ’l disiderio avea a Rosa, non s’era mostrato d’aver veduto nulla. La badessa, ben che sia assai giovana, < . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . > né anco per dover giacere co’ lei, < . . . . . . . . . . > che ’l pasturale del miglio stringe, stringendo il suo di carne tra gambe.

E spogliatosi, <Angelo> inne’ letto a lato alla badessa entrò. La badessa,tastandoli le carni,disse: «Montami in sul corpo e metti lo pasturale innella borsa che ho tra cosce». Angelo di sopra le montò e quel pasturale di miglio innella borsa di sotto alla badessa misse. E fornita la badessa sua voluntá, fatto quell’atto du’ volte prima che la badessa volesse che la monaca nuova scendesse, e poi disse: «Dormiamo, che prima che io mi levi, un’altra volta vorrò che in sul corpo mi monti». La monaca nuova disse: «A vostro piacere». E cosí, prima che la mattina si levasseno, ii volte la badessa gittò la piumata.

Lo giorno mangionno di buono e la sera la monaca nuova si [p. 147 modifica]coricò con Rosa. La badessa disse: «O Rosa, prendi piacere con la nuova monaca però che stanotte m’ha dato la buona notte». Rosa disse: «Et io così farò». E spogliata lei et Angelo, essendo innel letto. Angelo, che avea quello disiava, saglito in sul corpo di Rosa, lo pasturale del miglio dirieto gittatosi, e il suo della carne innella ferriera li misse. Rosa che riscaldata era, et Angelo, che la volontà grande avea, con diletto subito fornìo spargendo innella ferriera il sangue bianco. Rosa, sentendosi innella ferriera cadere tal cosa, credendo fusse rotto il pasturale del miglio, disse: «Oimè, che ’l miglio si versa!» La badessa levatasi disse: «Or che hai, Rosa?» «È versato il miglio», Rosa disse, «io me l’ho sentito versare innella mia ferriera».

La badessa subito prese un lume e scoperse Rosa e la nuova monaca, e la seconda volta ella avea di nuovo il pasturale della carne messo innella ferriera di Rosa fornendo il suo fatto. La badessa, che vede il pasturale del miglio dirieto, prendendolo con mano disse: «O Rosa, tu dici che ’l miglio si versa?» «Ora mel sento di nuovo versare». E uscita di sotto dalla monaca nuova, la badessa vidde la nuova monaca con uno pasturale di carn’e disse: «O Rosa, tu hai auto altro che miglio! Io trista ben ebbi miglio, ma tu no». E voluto la badessa tutto vedere e sentire, volse che a lei desse di quell’acqua alla sua secchia che dato avea a Rosa.

E così ebbe saputo la badessa e l’altre monache la nuova monaca esser Angelo Boscoli e il perché era venuto; in tal guisa funno contente, prendendo di lui quel piacere che fu possibile ben xv dì. Dapoi Angelo si partì del monistero avendone alcuna lassata gravida, tornandovi poi a suo piacere.

E per questo modo la badessa e le monache lassarono lo pasturale del miglio et atennersi a quel della carne.

Ex.º xxxi.