Novellette e racconti/IX. Divorzio di nuova specie

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IX.
Divorzio di nuova specie

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VIII. Se sieno migliori le fatture forestiere o le nostrali X. Furto fatto ad un Caffettiere
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Divorzio di nuova specie.


Furono già in Parigi nella via di Sant’Onorato due ricchi mercatanti, congiunti con istretto vincolo di amicizia, l’uno de’ quali avea un figliuoletto maschio e l’altro una bambina di molta bellezza. Avvenne dunque che costumando i padri insieme e ritrovandosi spesso l’uno alla casa dell’altro, i due fanciulletti incominciarono ad avere dimestichezza fra loro, e co’ fanciulleschi giuochi entrò loro nell’animo un focoso amore che da’ padri e dalle madri venne, come si fa, forse per ischerzo, in quella tenera età lusingato col dire che, quando fossero ingranditi, si sarebbero fatte fra due sì affettuosi amanti le nozze. Di che oltre ogni credere i due giovanetti contenti, passavano la vita in dolci [p. 16 modifica]ragionari; e noverando gli anni e i mesi, dimenticatisi la presente età, parlavano sempre dell’avvenire; ma come spesso accade che un amor sincero e verace vien da impensati casi sturbato, così fu questa volta; imperocchè un giovane di quella condizione che quivi finanzieri si chiamano, innamoratosi ferventemente della fanciulla, al padre di lei la richiese per moglie. Era costui de’ beni di fortuna ricchissimo; onde non volendo il padre di lei perdere cotanta ventura, nulla curando l’angoscia de’ due fedelissimi amanti, a quest’ultimo la promise, e poco di poi la diede in isposa. La giovane, che onesta e saggia era molto, piangendo amaramente colà dove da altri non potea essere veduta, e facendo di fuori buon viso, ne andò alla casa del novello sposo; ma prima con molti singhiozzi e lagrime diede licenza al caro amante, e gli vietò che mai più colà dov’ella era non apparisse. Ma chi potrebbe dire qual si rimanesse il cuore dell’amorosa donna? essa priva per sempre di ogni speranza, rivolgendosi in mente il nuovo legame e la novella vita con chi non avrebbe voluto, e la lontananza di colui che amava quanto il cuor suo, oltre il costringere sè medesima ad usare virtù con la ragione, portandosi una continua piaga nelle viscere e un solo pensiero in mente, si fu dalla malinconia soprappresa, che perdette prima la forza, sicchè appena potea favellare, indi a poco a poco infermando gravemente, non potè più per consiglio di medico o virtù di medicina la perduta sanità ricoverare; anzi di male in peggio cadendo, svenne, e sì perdette gli spiriti, che ognuno la tenne per morta e fu alla sepoltura portata. L’innamorato giovane che in poco migliore stato di lei si trovava, e di tempo in tempo chiedeva come potea, notizie della virtuosa femmina, quando udì il tragico fine di lei, ricordandosi che qualche volta l’avea veduta profondamente svenire, ebbe speranza che così fosse, come altre volte veduto avea. Per la qual cosa con lagrime e con danari che più delle lagrime ebbero forza, tanto si [p. 17 modifica]adoperò col beccamorti che sotterrata l’avea, dicendogli il suo sospetto, che di nascosto ottenne il morto corpo in sua casa, dove ripostolo sopra un letto, tanto con fuoco, con cordiali e con altri varj argomenti si affaticò, che a capo di poche ore la donna diede segno di vita. Chi può dire qual fosse la maraviglia di lei nel vedersi in casa novella, e vicina a colui che l’avea da così orribile morte scampata? Quello che poi fosse di loro, a me non istà il raccontarlo: basta che vissero sempre insieme, credendosi la donna disobbligata dal primo marito e rinata per l’ultimo.