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O del gran Febo in su Castalia caro

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura O del gran Febo in su Castalia caro Intestazione 21 gennaio 2024 75% Da definire

Ecco trascorre, e per le vie del cielo Come leon, che alle foreste intorno
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni morali di Gabriello Chiabrera
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XXIII

AL SIG. GIAMBATTISTA VECCHIETTI

Che in Amore sono tormenti.

O del gran Febo in su Castalia caro,
     Vecchietti, e per tant’anni a me diletto,
     Deh come avvien, che non ne scenda in petto
     Dolce d’Amor, che non riesca amare?
5Il suo favor di mille affanni è reo,
     Lo sdegno danna a lagrimare eterno;
     E se il mio canto oggi si prende a scherno,
     Almen sia degno di credenza Orfeo.
Famoso amante: ei dell’amata sposa
     10Vedovo fu, quando vie più gioiva;
     E per lei sceso alla Tartarea riva,
     L’infernale empietà fece pietosa.
Già l’ombre oscure abbandonava, e lieto
     Già di Febo godeva i rai celesti,
     15Quando, perverso amor, tanto il vincesti,
     Che egli pose in obblio l’aspro decreto.
E quinci all’infelice i bei sembianti,
     Per più non rivederli, ecco rapiti:
     Sommo tormento; onde deserti liti,
     20Ond’ermi gioghi egli inondò co’ pianti.

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Pianse così, che di cordoglio afflisse
     L’orride belve ne i selvaggi monti,
     Ed obbliaro giù dall’alpe i fonti
     Correre al mar, mentre piangendo ei disse:
25Se più mirar meco non è speranza
     Vostri bei rai, Stelle d’amore ardenti,
     Deh per pietà de i fieri miei tormenti
     Se ne tolga da me la rimembranza.
Ma che dico io? Solo contemplo il duolo,
     30Solo ne’ guai soglio trovar conforto,
     E solo aita porgo al cor già morto,
     Quando a voi col pensier men vegno a volo.
Dico fra me: qui lampeggiò quel riso;
     Qui fûro al vento quelle chiome sparte;
     35Qui disvelava il seno: e con quest’arte
     Torna alla vita il cor, che giacque anciso.
Ove rivolse de’ begli occhi un giro,
     Ove fermossi de’ bei piedi un passo,
     Ivi m’acqueto; e lagrimoso e lasso
     40Nell’immensa miseria ivi respiro.
Ahi lasso me! già di goder fui degno
     L’alta beltà, che oggi l’abisso onora:
     Di lei miei spirti già mantenni, ed ora
     Con larve immaginate io mi mantegno.
45Servi d’amor, che con catena acerba
     Soavemente a suo voler vi mena,
     Leggete omai nella mia lunga pena,
     A che duri tormenti ei ci riserba.