Occhi e nasi/Gli ultimi fiorentini/Città o Casa?

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Città o Casa?

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Città o Casa?


Firenze, avanti la sua decadenza, poteva chiamarsi una casa grandissima, nella quale tutti gl’inquilini si conoscevano o di vista o di saluto o di nome. Tant’è vero che, ogni volta che in teatro o alla passeggiata mancava qualcuno dei soliti frequentatori, i curiosi, ammiccandosi fra di loro, si domandavano per esempio:

— Che cos’è stato di Gigi, che non si vede?

— Uhm! o sarà infreddato o sarà fuggito per debiti.

— E la contessa Gemmì? com’è che stasera il suo palco è vuoto?

— È rimasta a casa.

— Chi te l’ha detto?

— Me lo figuro: vedo che ha mandato al teatro il marito!

— E Gustavo?... manca all’appello anche lui.

— Sarà alla novena col suo futuro capo uffizio.

— Da quando in qua s’è dato al buon cristiano?

— Dal giorno che ha chiesto il posto di segretario agli Affari Esteri.

— Che è forte nelle lingue straniere?

— Fortissimo. Parla il dialetto pisano meglio d’un inglese. —

In una città come Firenze, dove tutti gli abitanti erano fra di loro o parenti, o amici, o [p. 186 modifica]nemici, o conoscenti, poteva fiorire liberamente ogni forma di letteratura, fuori che il romanzo contemporaneo fiorentino.

Guai a quei malaccorti romanzieri che sceglievano Firenze per teatro dei loro racconti! e tanto peggio per loro se, coll’uzzolo di dare ai fatti raccontati un po’ di colore locale, si facevano lecito di tirar fuori, come costuma oggi, il nome vero di qualche strada, o il numero di una porta di casa.

I lettori fiorentini, sfogliate appena le prime pagine del racconto, chiudevano subito il libro, domandandosi con una ironica scrollatina di capo:

— Come è mai possibile che nella casa tale, in via tale, siano accadute tante cose stranissime, senza che noi ne sappiamo nulla? La smetta, signor romanziere, non venga qui a venderci frottole; perchè noi, vede, siamo in caso di dirgli con precisione il nome della famiglia che abita presentemente la casa indicata nel suo racconto, e per di più il nome, cognome, professione e moralità di tutti gl’inquilini che l’hanno abitata man mano, dalla caduta della Repubblica fino a jeri.