Opere (Lorenzo de' Medici)/XVII. Rime varie o di dubbia autenticitá/VI. Canti carnascialeschi/Canto IX.

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IX. Canto delle rivenditore.

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IX. Canto delle rivenditore.
VI. Canti carnascialeschi - Canto VIII. Nota
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Canto delle rivenditore.


     Buona roba abbiam, brigata,
e faccianne gran derrata.
     Noi siam ben rivenditore,
ma di bella roba e nuova,
e d’averne sempre onore,
quand’altrui ne fa la pruova;
cioppe vecchie a noi non giova
di rivender mai, né stracci,
ché nessuno è a chi piacci
una cosa stazzonata.
     Chi vecchiume comprar vuole
per vantaggio, e suoi avanzi,
quando poi l’adopra, vuole
volger dietro quel dinanzi;
pur non crediam se ne avanzi,
tanto spesso si ricuce:
ogni dí si straccia e sdruce
una cosa trassinata.
     Noi abbiam cappe a dovizia
e gammurre e gammurrini;
mai piú bella masserizia
abbian noi, che è in panni lini,
o volete grossi o fini
d’un serrato lavorío;
chi avesse anche disio
d’una coda, sia trovata.
     Tra piú code, ben sapete,
costei una n’ha riposta;
pure in ordin, se volete,
sará sempre a vostra posta:

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ell’è grande e poco costa;
ogni fanciulla l’aocchia,
perch’ell’ha buona pannocchia,
grossa, e sta bene appuntata.
     Cuffie abbiam di piú maniere:
chi ne vuol dia danar su:
a bendoni ed a testiere;
pur le tonde s’usan piú;
acque abbiam di piú vertú
per chi non può sgravidare:
pezza rossa usiam portare
per chi fosse un po’ attempata.
     Se da noi voi comprerete,
donne e uomin, quel che abbiamo,
porterenlo ove vorrete:
questo spesso lo facciamo;
e nel luogo ove abitiamo
facciam l’anno cento accordi,
dando mille buon ricordi
alla parte piú ostinata.