Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova/XIV

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XIV

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XIII XV


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BRISEIDE

CONSEGNATA DA PATROCLO

AGLI ARALDI



basso rilievo in gesso


XIV.

Cinque sole figure compongono questo mirabile e semplicissimo bassorilievo, che ci richiama quasi tutta l’Iliade nella memoria. Rappresenta esso il fatto più interessante di quel poema, fatto da cui ebbero origine tutte le vicende occorse in quella guerra, per la lunga e reciproca strage, non meno funesta al vincitore che al vinto. L’alto potere della bellezza diede vita e durata a quell’antico e mirabilissimo poema; nè alcuno mai seppe meglio del cieco Omero parlarci della bellezza, non già arrestandosi egli ad individuarcela a parte a parte, ma presentandocela nei meravigliosi suoi effetti. Di quale e quanta beltade adorna non mi raffigurerò io Briseide, se la sua perdita costò tanto al cuore di Achille, e fu la causa delle infinite sciagure dei Greci! Euribate e Taltibio, Araldi fedeli di Agamennone, stanno [p. 42 modifica]per condur con loro Briseide, la dolce amica di Achille. Precede l’uno di questi Araldi con le braccia pendenti, e le mani poste l’una sopra dell’altra, ed ha la testa abbassata, come suol chi ravvolge nel previdente pensiero gravi sciagure. L’altro più risoluto che il segue, guarda l’incerta Briseide, e le passa leggermente il braccio sull’omero come per trarla a sè, ed esortarla dolcemente a seguitarlo. Essa con le mani incrociate, e raccogliendo leggermente con esse la propria veste, move il passo alla lor volta, ma lentamente, come persona al cui cammino resista il tenero voto del cuore; e rivolge affettuosamente e dolorosamente la bella sua testa verso l’amato Achille, forse per dirgli addio ancora una volta, e per suggere forse nell’immensa ira sua il vicino piacere della comune vendetta. E chi non sa di quale violenza sieno proprie nelle donne le passioni tutte del cuore, le passioni di amante, di madre, di sposa? Ogni vendetta maggiore s’affaccia con pronta e sicura riuscita al loro mobile pensiero, pascolo necessario alla naturale, immensa sensibilità del cuore, ch’è senza limiti se ha per complice specialmente una calda immaginazione da molti e varj fantasmi nutrita. Patroclo la segue; e già troppo istrutto del magico potere di quegli sguardi perigliosi, si frappone; e sospingendola dolcemente con ambe le mani, a cedere la priega, e a non aggiunger fuoco all’incendio d’Achille. Achille, non so se più [p. 43 modifica]dall’ira o dall’amore acceso, si presenta nell’atto di chi soffre un veemente rancore. Egli stringe con la mano sinistra un panno, che gli cade dietro alle spalle e passa nel braccio destro, che con movimento animato di sdegno alza verso del Cielo, quasi accusar volendolo dell’oltraggio che soffre; e giurando con lo sguardo, che al movimento del braccio perfettamente corrisponde, di trarne la più compiuta vendetta. Le forme maschie, bellissime, ma diverse nella loro bellezza di Achille, e di Patroclo, soli personaggi che sieno affatto ignudi, sono quali si convengono al figliuolo d’una Dea, ed a quello di madre mortale, perfettamente corrispondenti all’immagine tramandataci dall’antichità di questi due illustri e singolari amici, che ben meritarono essi pure pel reciproco affetto che venissero consacrati i chiari lor nomi a simbolo del più puro e più prezioso dono del Cielo, della santa Amistade.