Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova/XXVII

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MORTE

D’ADONE




basso rilievo in gesso


XXVII.

Morte bella parea nel suo bel viso.


Presso una folta boscaglia, steso sovra un bel letto, a cui sovrasta un candido lino cosparso di fiori, sotto ad un elegante e trasparente padiglione appeso ad un gruppo d’alberi frondosi, e sostenuto dai fanciulletti Amori, nel più bel fiore della bellezza, Adone Divinità in dolce riposo giacente lo crederesti, se la ferita del bel fianco, la mestizia delle Grazie, il pianto degli Amori, e se la sorpresa, la disperazione con cui Venere scende dal Cielo, non t’avvertissero che il bel figliuolo di Ciniro, anzi che sdrajato in dolce riposo, (chi il crederebbe!) giace qui privo di vita. Tre vaghe Ninfe, quali l’esaltata immaginazione de’ vati ce le dipinge, sostengono dolenti con varie e patetiche attitudini il cadene suo capo. Le Grazie ignude, strette fra loro in un bel [p. 81 modifica]gruppo, mestissime lo riguardano; e gli Amori in mille guise atteggiati di disperazione e di dolore gli stanno intorno. Quale gli bacia la morbida mano, quale si straccia i crini, e quale amaramente piange. Una folla di questi amabili fanciulletti, figli dell’Albano, e di Canova, precedono, e seguono Venere nel suo corso. Venere, sciolte le chiome al vento, vestita di un leggerissimo velo, che nuda le lascia una parte del seno e tutto il braccio sinistro, discende precipitosamente dal Cielo, aperte tenendo le braccia in atto di gran sorpresa e di grave dolore. L’aria, compressa dalla veemenza del volo, resiste al suo bel corpo con forza, e respingendole indietro le vesti e premendole, tutte le celesti sue forme disegnando discuopre. E quali forme! quai contorni puri e soavi! quale espressione di Paradiso! e come quasi di veder sembra i palpiti del suo cuore! Lungi dal corpo amato, e da quello torcendo mestamente lo sguardo, sta Cupido appoggiato ad Imeneo, e questi ad una face, che quasi disutile ormai tiene rovesciata a terra. I cani, gli stessi cani, hanno qui vita e pensiero! Piange un di loro ai piedi dell’estinto padrone, e pare che baciarglieli voglia; l’altro guarda Venere che arriva, e le addita con quasi umano senso l’estinto suo amico. Vedi, par che le dica quel cane pietoso, vedi grave sciagura che ci è accaduta! L’invenzione, la composizione, l’esecuzione, il moto, il frastuono, tutto è mirabile in [p. 82 modifica]questo bassorilievo; nè il soavissimo Bione, a cui dobbiamo un sì tenero ed appassionato Idillio su questa favola gentile, seppe quanto questo bel quadro dolcemente rattristare l’animo nostro. Tale e tanta è la forza con cui si giunge al cuore per la via degli occhi!