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Oreste (Euripide - Romagnoli)/Terzo stasimo

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Terzo stasimo

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Euripide - Oreste (408 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1930)
Terzo stasimo
Terzo episodio Quarto episodio
Questo testo fa parte della raccolta I poeti greci tradotti da Ettore Romagnoli


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elettra

Strofe
Fo’ risuonar, pelasga terra, i gemiti,
nelle guance affondando, con sanguineo
spasimo, l’unghia candida,
ed i colpi sul capo, onde Persèfone
bella s’allegra, ch’è regina agl’inferi.
E la terra ciclopia
rada col ferro a lutto la cesarie,
pianga i cordogli della mia prosapia.
Pietà, pietà riscuotono
quelli che sono adesso a morte prossimi.
e che signori un dí furon de l’Ellade.

Antistrofe
Tutta perí, tutta perí, di Pèlope
la progenie, e la casa che, un dí prospera,
oggetto era d’invidia.
La gelosia dei Numi e il voto lugubre
distrutta l’ha, che i cittadini diedero.
Ahimè, ahi, lagrimevoli
umane stirpi! Come sugli effimeri
contro ogni attesa il destino precipita!

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I mali s’avvicendano
l'uno su l’altro; e dal principio al termine
mai non rimane umana sorte stabile.

Epodo
Deh, potessi alla roccia
giunger, che in mezzo fra la terra e l’ètere,
dall’Olimpo precipite,
si libra, appesa ad auree
catene, e sempre la mulina un vortice,
sí ch’io levar potessi il grido lugubre
al padre antico, a Tàntalo,
onde il germine il germine
ebbero i padri della mia progenie,
che la sciagura seppero,
quando spinse, in quadruplice
schiera aggiogato, dei corsieri l’impeto,
lunghesso il mare, Pèlope,
e la salma di Mírtilo
precipitò nell’estuar del pelago,
volgendo il cocchio alla gerestia spiaggia,
dove del mare in candide
spume si frange il vortice.
Sopra la mia prosapia
quindi provenne un esecrato augurio,
quando tra i greggi un parto nacque — ed opera
fu del figliuol di Maia,
quando nacque la pecora
dal vello aureo, prodigio
fatai, fatale per Atrèo, pel principe
di cavalli signore. Indi l’orribile
contesa, che mutar fece all’aligero

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cocchio del sole, il corso, distogliendolo
dai sentieri del vespro verso l’unico
corsier d’Aurora, e Giove le settemplici
Plèiadi deviò per nuovo tramite.
Morti su morti quindi suscitarono
su costoro, il convivio
che nome da Tieste ebbe, ed il talamo
d’Erope, della subdola
donna di Creta con le nozze adultere.
E con fatal travaglio
della progenie, sopra me per ultimo
su mio fratello i mali adesso piombano.