Osservazioni, progetti, e consigli risguardanti l'agricoltura nel Trentino ora Tirolo italiano/XI

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Modo onde supplire alla scarsezza di letame e di guarentirsi dai danni della siccita'

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Modo onde supplire alla scarsezza di letame e di guarentirsi dai danni della siccita'
X XII
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MODO

ONDE SUPPLIRE

ALLA SCARSEZZA DI LETAME,

e di guarentirsi

DAI DANNI DELLA SICCITÀ.





Ci sono distretti nella provincia nostra, ne’ quali, per difetto di praterie e di strami, poco bestiame si può mantenere, e per conseguente scarseggiasi di letame. Evvi anche qualche luogo, specialmente nelle valli più alte di quella dell’Adige, dove per la durezza e tenacità del terreno, cretoso, argilloso, che coll’aratro si dissoda soltanto a poca profondità, i campi anche ingrassati soffrono presto i danni della siccità; la quale è nel nostro paese montuoso il flagello il più terribile per le campagne.

Esperienza m’insegnò che evvi mezzo di supplire, almeno in parte e per qualche tempo, al [p. 42 modifica]difetto di concime, e di guarentirsi colla stessa operazione dai danni dell’estiva arsura. I campi coltivati da lungo tempo presentano alla superficie terra dimagrita, secca, polverosa, priva d’umore, e di forza, la quale smossa, ne’ luoghi cretosi, alla profondità di mezzo piede e ancora meno, stà sopra una massa compatta e dura si che non permette ad alcuna radice di penetrarvi. Che mai si può da sì poca terra aspettare? Si osserva infatti che anche ove il campo è ingrassato, anche negli anni in cui non mancano le piogge, il frutto è poco, e che ove sopraggiunga la siccità nulla si raccoglie. Smovete con vanghe, e con zappe, estraendone i sassi grandi, la terra che stà di sotto, vergine ancora, e dal grasso, che col lungo correre degli anni vi s’insinuò lentamente, fatta feconda, e frammischiatela a quella che stava di sopra magra, ma calda, e sminuzzata. Con questo mezzo semplicissimo avrete ingrassato il vostro campo: e se la zappatura sarà profonda un piede e mezzo o due, vedrete che nell’estate il gran caldo, che nuoce a tutti i campi non lavorati a questo modo, produrrà nel vostro effetto contrario, farà crescere cioè rigogliose, e maturare le piante colle sementi belle e sostanziose. Questo, ripeto, m’insegnò maestra esperienza.

[p. 43 modifica]Ognuno che voglia solo per poco riflettervi comprende subito che quello ch’io ne dissi dee naturalmente succedere. La terra dimagrita, ma però scaldata, col frammischiarsi alla vergine e sugosa, inzuppasi dirò così del grasso di questa la quale facendosi meno dura, tenace, compatta, comunica a quella il suo grasso, e rendesi disposta a comunicarlo alle piante. Troverete chi vi dice che questa terra vergine, perché frigida troppo, e forse non grassa quanto supponesi, non porge nutrimento alle piante, le quali per ciò ingialliscono, e non danno frutto, come si è veduto, e vedesi accadere di frequente. Ma se farete l’operazione in autunno, e lascerete che la terra nuova sciolgasi pel ghiaccio, e sia in primavera pria di seminarvi riscaldata bene dal sole, ne avrete nell’estate, od almen certo nel susseguente anno, ed indi per più altri, buono ed abbondante raccolto. Posso anche intorno a ciò chiamare in testimonio esperienza. Reputo superfluo il dire che le piante, se trovansi in terra mossa a molta profondità, gettano ben fonde e dilatano le radici senza impedimento, e che, facendosi per ciò forti, e continuando a ricevere nutrimento dal basso dove l’arsura non può arrivare, non ricevono da questa verun danno, ma sì piuttosto vantaggio.

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Dirà qualcheduno, essere queste cose a tutti note, e non avere io detto nulla di nuovo. Ma se noto è che dissodare e mescolare le terre apporta utile grande, perché veggiamo noi ancora pochi affacendati nel zapparle profondamente, e farne mescolanza? Io parlo non per insegnare, ma per muovere a fare.