Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/261

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Capitolo decimo. 187

ornati da placche d’argento, queste camicie o manti di distinzione in seta a colori diversi e vivaci, queste bardature ornate con pelli, stoffe o metalli, questi collari a fettucce scendenti in pelle di leone, di leopardo o d’altro, a seconda del grado di distinzione, queste teste brune e ardite, cui aggiunge ancora maggior tipo la pettinatura propria ai guerrieri. Un misto di selvaggio, d’orientale e di medioevale, qualcosa che ricorda la descrizione della sfida di Barletta e il quadro che ad illustrazione ne fece lo stesso d’Azeglio. Scene grandiose che volendole descrivere portano confusione, ma che lasciano un’impressione indelebile.

Alla partenza fu pure fantastico il seguito del re di centinaia di cavalieri e di migliaia di soldati che confusamente lo seguivano galoppando, correndo, gridando. Salutammo S. M. che gentilmente ci rispose portando la mano al fronte.

Le distinzioni concesse dal re ai suoi soldati per fatti militari, consistono in collari con lunghe fettucce scendenti, oppure larghe strisce che si portano unite allo scudo, in pelli d’animali diversi, e dalla qualità di queste dipende il grado di distinzione. Così primo è il leopardo nero, riservato alle teste coronate, poi il leone, il leopardo comune, la capra bianca o nera.

I giorni passano presto e interessanti, chè girando l’accampamento, ad ogni passo si entra a far visita a qualche grande o capo religioso o militare, e sempre vi sono quadri nuovi, sempre nuovi costumi ad osservare. Anche noi riceviamo spesso visite e queste sono piuttosto monotone e noiose, chè tutti vogliono medicine o regali di qualche camicia od oggetto qualunque, e sempre bisogna fare esposizione di tutto quanto abbiamo. Quello che desta maggior interesse e ammirazione sono le armi e fra queste una bella carabina americana; semplice ed elegante, a ripetizione, sistema Winchester, che avevo portato per mio uso.

Ne fu parlato al re e fui pregato mostrargliela, anzi, mi si fece capire che avrei dovuto fargliene dono. Mi doleva privarmene,