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di vittorio alfieri 167


CLXIV.1

Piccoli e grandi dolori.

Curae leves loquuntur, ingentes stupent.

Sen., Hippol., v. 607.

Queruli2 (è vero) i medïocri affanni;
Muti i massimi, sempre. Arguto detto,
Vincitor dei trascorsi e futuri anni,
4 Concepito in robusto alto intelletto.3
Beato oh quei, che può narrar suoi danni!
Quei, che sfogando un doloroso affetto,
Trova chi ’l pianto suo col pianto inganni:
8 Che il lagrimare in due, quasi è diletto.4
Ma, se mai di se stesso all’uom vien tolto,
O nell’amata, o nell’amico, il meglio;
11 Quello è il dolor, che tace in cor sepolto.5
Donna, dell’alma mia continuo speglio,6
Purch’io viva i tuoi dí, con fermo volto
14 Far mi veggio e mendíco ed egro e veglio.7


CLXV.8

Leggendo l’Iliade.

Feroce piange in su l’amico estinto,9
Lagrime piange di dolore e d’ira,
L’alto Pelíde, in cui Némesi10 spira


  1. Nel ms.: «15 decembre. In Boboli. Guarito appena dalla podagra vagante».
  2. 1. Queruli, lamentosi.
  3. 4. Tale giudicò sempre l’A. Lucio Anneo Seneca, e già sino dal 1776 «alcuni sublimi tratti di esso lo avevano rapito» (Aut., IV, 2°).
  4. 7-8. Dicevano i Latini: Solamen miseris socios habuisse malorum.
  5. 11. Che tace in cor sepolto, che non si effonde in lamenti.
  6. 12. Speglio, specchio.
  7. 11. Egro e veglio, malato e vecchio.
  8. Nel ms.: «16 dicembre, dalla Porta alla Croce alla Porta al Prato».
  9. 1. Cosí nel XVIII dell’Iliade (21 e segg.) è descritto il dolore di Achille alla notizia della morte di Patroclo:
    Ὣς φάτο· τὸν δ’ ἄχεος νεφέλη ἐκάλυψε μέλαινα.
    Ἀμφοτέρῃσι δε χερσὶν ἑλὼν κόνιν αἰθαλόεσσαν,
    χεύατο κὰκ κεφαλῆς, χαρίεν δ’ ᾔσχυνε πρόςωπον·
    νεκταρέῳ δὲ χιτῶνι μέλαιν’ ἀμφίζανε τέφρη.
    Aὐτὸς δ’ ἐν κονίῃσι μέγας μέγαλωστὶ τανυσθεὶς
    κεῖτο, φίλῃσι δὲ χερσὶ κόμην ᾔσχυνε δαΐζων.
    versi che il Monti tradusse nel modo seguente:
    Una negra a quei detti il ricoperse
    Nube di duol; con ambedue le pugna
    La ceuere afferrò; giú per la testa
    La sparse, e tutto ne bruttò il bel volto
    E la veste odorosa. Ei col gran corpo
    In grande spazio nella polve steso
    Giacea, turbando colle man le chiome,
    E stracciaudole a ciocche.
  10. 3. Alto, magnanimo. — Némesi, la dea della Vendetta.