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162 vittorio alfieri


CCLI (1795).

Uom, di sensi, e di cor, libero nato,
Fa di sè tosto indubitabil mostra.
Or co’ vizj e i Tiranni ardito ei giostra,
Ignudo il volto, e tutto il resto armato:

Or, pregno in suo tacer d’alto dettato,
Sdegnosamente impavido s’inchiostra;
L’altrui viltà la di lui guancia innostra;
Nè visto è mai dei Dominanti a lato.

Cede ei talor, ma ai tempi rei non serve;
Abborrito e temuto da chi regna,
Non men che dalle schiave alme proterve.

Conscio a sè di se stesso, uom tal non degna
L’ira esalar che pura in cor gli ferve;
Ma il sol suo aspetto a non servire insegna.

CCLII (1795).

Uom, che devoto a Libertà s’infinge,
Vile all’oprare, al favellar feroce,
Profano ardisce con mentita voce
Dirsi un di quei, cui l’alta Dea costringe.

Sola natía bassezza a ciò il sospinge,
D’altrui pensieri usurpator veloce;
Dotto in latrare, ove il latrar non nuoce,
Degli affetti non suoi se stesso pinge.

Timido, incerto, intorno a sè sogguarda;
Lontani addenta e prossimi lambisce
I Grandi, ognor con libertà bugiarda.

L’occhio, il contegno, il dir, tutto tradisce
Del reo Liberto l’anima codarda,
Cui Schiavo in fronte la Viltà scolpisce.