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106 DE VULGARI ELOQUENTIA.


discosti alquanto. Difatti, interpretando «nec non ulterius est protractum» di questa guisa: e che si potrae anche più oltre: ne riesce del tutto sformato il concetto del Poeta. II quale anzi mostra d’aver inteso di raffermarci che quel secondo Idioma, parlato da quelle genti, che dai confini dell’Ungheria verso Oriente venivano ad occupare parte d’Europa e parte dell’Asia (lin. 29), doveva stendersi soltanto alla parte Europea, nè più oltre. E non distinse poi cotale linguaggio, siccome gli altri due, con una particella affermativa, niuna ravvisandosene in esso linguaggio, proprio de’ Greci posseditori di quell’estremo d’Europa. A questa sicura conclusione mi astrinsi, traendo miglior lume dal conversare coll’illustre mio amico e collega prof. Angelo De Gubernatis, forte e attivo ingegno, dottissimo in più lingue antiche e moderne.

33. Hispani, Franci et Latini. Giusta il Corbinelli, l’Allighieri qui «riferisce gli Spagnoli al Paese dell’Oc, forse per la conterminazione di Catalogna.» Ma parrebbe che piuttosto avesse or anco risguardato a quegli Spagnuoli, che, poetando nella Lingua d’Oc o de’ Provenzali, ne ajutarono il predominio: «Dico Hispanos, qui poetati sunt in Vulgari Oc:» Vulg. El., ii, 12. Quanto ai vocabolo «Latini,» non v’ha alcun dubbio che al presente e in più altri luoghi anco della Commedia e del Convito non debba intendersi per gli Italiani, e che perciò siasi veramente determinata l’Italia come il bel Paese dove il Sì suona (Inf., xxxiii, 80), e il Volgare del , come la Lingua italica o l’italico Parlare: Conv., i, 6, 9.

40. Qui autemdicunt, a prædictis finibus (cioè dai confini de’ Genovesi) Orientalem tenent (occupano la parte Orientale del Mezzogiorno d’Europa: lin. 38), videlicet usque ad promontorium illud Italiæ, qua sinus Adriatici maris incipit et Sicilia: vale a dire, sin a quel promontorio, dal quale (in direzione contraria) comincia il seno del mare Adriatico e la Sicilia. Così traducendo, il Trissino mostra d’aver ritratto dal suo odice, non già «Siciliam,» al modo che richiede la Volgata, ma «Sicilia,» che certo è la vera lezione; dacchè il Promontorio, cui ora s’accenna, è quello