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142 DE VULGARI ELOQUENTIA.


na, e che l’egregio prof. Pier Vincenzo Pasquini ha ripubblicata nel prezioso suo libro: Dell’Unificazione della Lingua in Italia: Firenze, Le Monnier, 1869. Laddove il Volgare di quelle stesse Canzoni, paragonato all’antico Volgare de’ Toscani, quale apparisce nelle loro Cronache, nell’Epistole negli Statuti, e va dicendo, vi si ritroverà del tutto consimile, pur che si faccia ragione della differente qualità de’ componimenti. Ond’è che sin d’ora possiamo tenere per verità, ravvalorata da antichi e nuovi documenti, cbe il Volgare Illustre, dal nostro Dante singolarmente sublimato e appropriato allo Stile tragico della Canzone, gli è sì la parte più eletta del Volgare Italico, ma benanco la meno disforme dal Volgare Toscano, se non la più connaturata con esso e da esso derivata principalmente. E contro all’evidenza e persistente realtà de’ fatti dobbiam prometterci, che non si perda altr’opera e tempo nell’avventar sofismi e propugnare accampando lusinghevoli novità di sistema o interpretazioni speciose, anzi che vere. Trattandosi qui di una materia singolarissima, e dove vi sarebbe pur uopo d’un’esperienza lunga e varia e diligente sopra tanti discordanti dialetti, Dante non poteva altronde ritrarre migliori e pronte norme, se non dal Latino, a cui aveva atteso con assiduo studio, e dal materno Volgare, che per benigna natura e abitudine era divenuto la prepotente forma de’ suoi pensieri, dell’animo suo.

20. Monto pro molto dicunt. Persuaso dalle vive testimonianze, il prof. D’Ovidio dovette convincersi, che s’avesse a tenere come genuina questa lezione, contro il parere del Böhmer, cui piacerebbe di leggere morto, anzichè monto, quando oggi ancora i Parmigiani sogliono dire, non senza un po’ di asprezza, montben per molto bene.

31. Maximus Guido Guinicelli, Guido Ghiselerius... doctores fuerunt illustres et Vulgarium discretione repleti. Al Guinicelli il nostro Autore assegna il titolo di massimo, avendo risguardo non solo a Guido Ghislieri ed a Guido Cavalcanti, ma e sì anche a quanti mai altri Rime d’amor usâr dolci e leggiadre: Purg., xxvi, 97. Bensì costoro che qui son ricordati ad onore, tutti, qual più qual meno, gli sembrava