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delle preponderanze straniere |
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piú, quanto piú venne e
viene allargandosi e moltiplicandosi questo mezzo. Ancora, venne e
viene aggiungendosene un altro: la facilitá, la moltiplicitá de’ viaggi
tra l’una e l’altra nazione cristiana, dell’orbe intiero. Stampa e
viaggi crebbero notevolissimamente nel secolo scorso; stampa e viaggi
crescono incomparabilmente a’ nostri dí. Quanto poi all’Italia del
secolo decimottavo, si vede da tutte le memorie, che dal principio di
esso e lungo esso s’accrebbe via via l’andare e venire di stranieri
colti in Italia, e massime di colti italiani al di fuori; e che
lo splendore delle colture nostre crebbe via via nella medesima
proporzione. E quindi non ci sará giá possibile notare separatamente
tutti i nostri uomini di lettere o di scienze che vissero piú o meno
fuor d’Italia; perciocché sarebbe poco men che notare tutti quelli che
avremo a nominare. — E prima, della poesia fu detto da alcuni storici
letterari che ella risorse fin dal cader del secolo decimosettimo,
per opera dell’accademia degli Arcadi allora istituita [1690]. Ma,
come a molti, cosí a me paiono gli Arcadi aver fatto poco piú che
mutare una vanitá, un’affettazione in un’altra, il seicentismo in
un settecentismo poco migliore, i concetti in quelle sdolcinature
pastorali che empierono tutto quanto questo secolo. Ma fu gloria di
questo, che tra quel pessimo gusto e quella calca sorsero pur molti
poeti diversissimi, occupatisi in quasi tutti i grandi generi della
poesia, e molto opportunamente in quelli sopra tutti che mancavano per
anche alla nostra. Perciocché ei bisogna pur dirlo; quell’«indulgere genio», quell’abbandonarsi alle volgari ispirazioni, quel venir
facendo e rifacendo letteratura facile, che è vantato da taluni,
seguito da tanti, massime in poesia, non riesce oramai né utile alla
patria, né glorioso allo scrittore, nemmeno in poesia; e noi veggiamo
all’incontro tutti i buoni e gloriosi del secolo scorso e del presente
aver piú o meno fatto come Alfieri; cioè essersi messi di proposito,
con fatica ed insistenza, a supplire a una mancanza, a riempire un
vuoto delle lettere patrie. Ad ogni modo, fiorirono dalla fine del
Seicento al 1814 Apostolo Zeno [1669-1750], Niccolò Forteguerri
[1674-1738], Scipione Maffei [1675-1755], Metastasio [1698-1782],
Alfonso da Varano [1705-1788], Goldoni