1707-1793], Gaspare Gozzi
[1713-1786], Parini [1729-1799], Cesarotti [1730-1808], Alfieri
[1749-1803], Ippolito Pindemonte [1753-1828], Monti [1754-1828],
Foscolo [1778-1827]; una serie magnifica per qualunque secolo, e poco
minore, se è, a quella dei poeti del Cinquecento; una serie che ci
mostra emulata allora l’eleganza de’ poemi cavallereschi e didascalici
del Cinquecento, quasi inventati e insieme portati al sommo i generi
dell’opera in musica, della commedia, della tragedia e del poema
satirico, e tentato il romanzo, e rinnovate le varietá, la forza, la
virilitá, la grandezza de’ soggetti e dello stile in tutta la poesia
italiana. Del resto, fra tutti questi, due principalmente mi sembrano
doversi tener cari nelle memorie italiane, Parini ed Alfieri; siccome
quelli, il cui merito non fu solamente poetico o letterario, ma morale
e politico, e che rimangono del piccol numero de’ nostri poeti morali
e virili. — Non solamente il Parini si tenne discosto dalle scurrilitá
e dalle trivialitá che deturparono tanti celiatori italiani (fra gli
altri il Casti e il Passeroni contemporanei di lui), discosto da
que’ soggetti filosofici e peggio sacri, dove le celie anche decenti
sono inconvenevoli; ma ei seppe opportunamente rivolgere le sue ad
utilitá, anzi ad uno de’ soggetti ov’elle convengono piú, a corregger
i vizi aristocratici, i vizi di quelle classi, le quali, ribellandosi
all’altre correzioni, sono piú tenere a questa. Il Parini non fu
certamente solo correttore di quel vizio, ridicolo al nome stesso, di
cicisbeismo, che regnò ne’ due secoli decimosettimo e decimottavo;
ma ei fu certo uno de’ primi e de’ piú efficaci; aiutò l’opera de’
fatti e del secolo, che è quanto può sperare qualunque scrittore; e
l’aiutò, perché non volle essere né degli adulatori né dei copritori,
non temette essere degli svelatori ed assalitori de’ vizi patrii. Sono
di quelli, anch’oggi, che si scandalizzano a queste rivelazioni, e si
fanno autoritá di quel detto di Napoleone, che «bisogna far il bucato
in famiglia». Ma Napoleone disse questo del dividersi, nel pericolo,
dinanzi agli stranieri; ed io sono, e fui, d’accordo con lui. Né egli,
o nessuno de’ suoi francesi, ebbe mai di questi scrupoli, di questi
riguardi ai vizi nazionali. Anzi, non è gente che li conceda, che li
cerchi, che li sveli