Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/249

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nota 243


si oscilla fra la causa e l’accusa. La frase originale non era per caso l’accusata donna? C’è un manoscritto che legge così, ma non è indipendente dagli altri. Certo l’errore dei manoscritti si spiega meglio ammettendo per lezione originale l’accusata donna. Per la lacuna a pag. 93, causa di dubbi è la lezione data dalla Giuntina del 1517: «...i quali poi che alquanto hanno e la bellezza delle donne e le loro danze considerate, quelle commendando...». Si spiega come l’editore dinanzi ad un passo lacunoso dei manoscritti e delle edizioni precedenti, abbia integrato con considerate, ma perché avrebbe aggiunto quelle commendando, che è un di piú, non necessario ad integrare la lacuna? Sarebbe questo l’unico punto della Giuntina non giustificato né dalla testimonianza dei manoscritti né da quella delle edizioni precedenti; ed io per ora credo che sia troppo poco per ammettere che la Giuntina del 1517 abbia attinto ad una fonte manoscritta indipendente da quella che si conosce.

Per il passo a pag. 50 i casi sono due: o lui è una zeppa provocata da lui del rigo successivo, e allora sará da eliminare e il senso non ne soffrirebbe molto; o fa parte del testo, e allora è necessario congetturare [di]. La medesima situazione si presenta a pag. 81: se è una zeppa si elimina e il senso va benissimo; se fa parte del testo, allora bisogna ammettere una lacuna [fui] dopo studiosissima.

Non mancano altri casi dubbi che avrebbero bisogno di essere discussi, ma due in particolar modo meritano di essere segnalati. Nel cap. I, a pag. 9, nel passo «... benché della loro salute porgano ad essi segno, elli privano loro del conoscimento debito», quasi tutti i manoscritti leggono lui invece di loro, e per mantenerlo bisognerebbe riferirlo a segno e dare a conoscimento senso passivo; e tutto il costrutto ne soffrirebbe molto nel senso e nella sintassi. Nel cap. V, a pag. 106, nel passo «... le quali, cose a te assai leggiere, e a me grandissime, conterranno», ho mantenuto la lezione comune a quasi tutti i manoscritti che però potrebbe risolversi anche in conteranno, ma il senso non è molto soddisfacente. Peggio che mai, a me pare, congetturando contenteranno, che è in qualche codice e che si trova nelle edizioni anteriori alla nostra1.

  1. Mi preme giustificare qualche altro punto del testo: pag. 27: «...che lungamente non senza gravissimo...» (non è congetturale); pag. 34: «...la mia tristizia; all’altre...» (dopo tristizia, l’edizione Squarciafico, seguita dalla Giuntina e da quella