Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/301

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nota 295

del corpus predetto, ancora di mano del Bocc., si ha nel Chigiano L V 176 (Ch).

Le stampe riprodussero, quale la prima redazione1, quale la seconda e definitiva2; quest’ultima, naturalmente, è stata da me accolta, e sul fondamento di Ch (c. 34 r), che dá la lezione più genuina3. Quanto alla redazione originaria, essa differiva dall’altra unicamente in ciò, che al v. 9 ebbe metris, mutato poi in metrum con lieve modificazione del senso; ai vv. 20-21 presentò forma e concetto sostanzialmente diversi,

                         factusque fere est par gloria gentis,
inque datura fuit meritas quas improba lauros;

al v. 31 finalmente recò vatum grandis in luogo di grandis vatum.

Il carme fu composto con ogni probabilitá tra l’estate del 1351 ed il maggio del ’53, tempo dell’ultimo soggiorno avignonese del Petrarca, e fu rielaborato poi nel 1359; ambedue le volte fu inviato al destinatario: la prima nella trascrizione fattane dentro il volume dantesco4, la seconda insieme con un’epistola oggi smarrita, alla



    Hecker, op. cit., p. 12, n. 2); un altro testo a penna della medesima libreria genovese conteneva il carme, e cosí pure i cinque codici fiorentini rammentati dal Colomb de Batines (I, pp. 370-1; l’ultimo dei cinque, Magliab. VII 1040, è il solo registrato dal Narducci, Di un Catalogo cit., p. 11). Sembra risalire al Pal. o ad un suo congenere anche la lezione ch’ebbe presente l’autore di quel raffazzonamento cinquecentesco del carme che fu introdotto nella Vita del Petrarca di mons. Lodovico Beccadelli (cfr. Solerti, Vite di Dante cit., p. 463): autore che con molta verisimiglianza si può ravvisare nel Beccadelli medesimo.

  1. Per cura di A. Fantoni nella prefazione alla sua edizione del poema di Dante (Roveta, 1820), p. xxvii.
  2. Hecker, pp. 18-9; alle pp. 20-6 un pregevole commentario. Tanto il testo Fantoni quanto il testo Hecker furono poi riprodotti ripetutamente, ma non è il caso di far luogo qui a mere registrazioni bibliografiche; anche piú larga fortuna ebbe il raffazzonamento, dato in luce per la prima volta nel 1650 per entro alle pagine della Vita beccadelliana: per le ristampe, cfr. Carducci, Opere, VIII, p. 240, n. 1 (andava aggiunta quella del Corazzini nel volume che sará citato qui oltre, pp. 53-4: l’editore secondo il suo metodo rimaneggiò arbitrariamente il testo in piú luoghi).
  3. Essa è affatto identica a quella del Pal. prescelto dallo Hecker, salvo un’inversione, in questo, dovuta a sbadataggine di un amanuense (suscipe, iunge tuis, cole, perlege 38 invece di suscipe, perlege, iunge tuis, cole).
  4. Vat. 3199 citato; il carme ha il titolo: Francisco Petrarche poete unico atque illustri, ed è firmato: «Iohannes de Certaldo tuus».