Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/305

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nota 299


miliciam ingenti quocunque in pulvere letus
experiar, seu tu dederis seu cepta probaris,
unde per ora virûm quicunque hic transeat autor. 35

Vale. In Sancto Germano germanis obsesso, quinto ydus octubris.
Tuus ut suus Zenobius de Florentia laureatus immeritus1.


La data apposta a questa epistola la rivela composta, o compiuta, l’11 ottobre del 1355; la responsiva sará di qualche tempo posteriore, e propriamente della fine di quest’anno, se pure non addirittura del principio del 1356. Per la storia esterna della corrispondenza va segnalato come di recente uno studioso abbia sostenuto l’opinione che la missiva sia stata diretta non al Bocc. ma al Petrarca, e del Petrarca non del Bocc. sia la risposta2; ma la testimonianza unanime della tradizione manoscritta ed altre ragioni di fatto obbligano a contrastare come speciosa ed inconsistente ogni argomentazione in contrario3.

VI. — Il grosso lacerto superstite di un altro corpus dantesco ancora di pugno del Bocc., il Riccardiano 1035, contiene, al termine della Comedia, scritto in guisa di explicit e rubricato (c. 178 r), questo tetrastico, ch’è probabilmente posteriore alla crisi di coscienza del 13624. Fu giá stampato, ma senza che se ne riconoscesse l’autore5.



  1. L’intestazione di V è stata riferita qui sopra (p. 296); il Laur. reca semplicemente: Zenobii de Strata poete laureati ad Iohannem Bochaccium, ed è privo della data e della soscrizione; l’Ox. consuona in queste ultime due clausole con V, e porta l’indirizzo: «Eliconico vati Iohanni Boccaccii de Certaldo tanquam fratri in urbe Florenti[e]». È stato emendato V in tre luoghi soltanto: placeat 6 e faciam 19, oltre che nella firma ut suus (ms. placet, faciant, et suus); la correzione, voluta nel primo caso dalla quantitá e negli ultimi dal senso, è confermata dagli altri testi a penna; rispetto all’ortografia, in V si legge apolinea 2, occulos 10, dificile 20, succurere 25, otubris 36. Inutile riferire le varianti individuali dei due mss. Laur. ed Ox.; comune essi non hanno che quella del v. 23 giá osservata, humeros spectantia nostros. Pessima riuscí la stampa dell’Hortis, fondata su gli stessi due testi; basti dire che un v. intero (12) fu tralasciato, oltre a singole parole (est 17, quicunque 35), che sententia 30 non fu saputo leggere e che si fecero sbagli di lezione e d’interpunzione.
  2. A. Foresti, Una epist. poetica del Petrarca falsamente attribuita al Bocc., nei Rendiconti del R. Ist. Lombardo di scienze e lettere, LIV [1921], p. 490 sgg.
  3. Cfr. Massèra, Di tre epist. metriche cit, II, pp. 36-41.
  4. Cfr. G. Vandelli, G. Bocc. editore di Dante, negli Atti della R. Accad. d. Crusca, [1921-’22], pp. 35-6; per la valutazione del ms. Riccard., p. 21.
  5. Cfr. Colomb de Batines, Bibliografia dantesca cit., II, p. 74. Due versi, il primo ed il quarto, furono anche riferiti dal Vandelli.