Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/366

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Sono stati raccolti sotto questo titolo quattro scritti di sicura autenticitá, i quali rappresentano anche tutto quello che, in fatto di composizioni originali boccaccesche, ci è pervenuto in piú delle opere maggiori in prosa1.

I. — Il piú antico dei quattro, che, in mancanza del titolo genuino e senza volerci prendere la libertá di escogitarne uno, ci adatteremo a denominare genericamente dal suo contenuto, allegorico, fu illustrato e pubblicato dall’Hortis2, il quale lo trasse dalla copia autografa consegnata alle membrane del prezioso ms.



  1. Il cosí detto Compendium romanae historiae, stampato per la prima volta a Colonia nel 1534 per cura di T. Spengel e ristampato, ancora in Germania, nel 1535 e nel ’49, oltre che divolgato in una traduzione tedesca del 1542, sempre sotto il nome del Nostro (Hortis, Studj, pp. 873-78), è opera di P. C. Decembrio, che rifece e dedicò ad Alfonso V d’Aragona una compilazione di Uberto suo padre: cfr. L. Bertalot, P. C. Decembrio der Verfasser von Pseudo-Boccaccios Compend. hist. Romanae, nel Zentralblatt fur Bibliothekswesen, XXVIII [1911], pp. 73-6. Grossolanamente suppositizio è il Dialogo d’Amore o Regole bellissime d’Amore in modo di dialogo «tradotte di latino in volgare da M. Angelo Ambrosini», libretto ch’ebbe non meno di nove edizioni tra il 1561 ed il 1624 (Hortis, pp. 878-85); la paternitá dell’inesistente originale fu affibbiata al Bocc. soltanto per raccomandare il Dialogo al nome d’uno scrittore d’indiscussa competenza in materia amorosa. Il Wilkins comprese poi tra le opere latine «of uncertain authenticity» tutti i numerosi estratti dei compendi e delle note di natura storica e geografica affidati alle pagine di ZM, che furono fatti di pubblica ragione dal Ciampi, dall’Hortis e dal Macrí-Leone nei loro studi su quel ms. (An introd. Bocc. bibliogr. cit., p. 121); ora, questi passi risultano anzi perfettamente autentici, essendo ormai provata l’autografia di ZM (qui, p. 326), ma non assumono perciò il carattere di vere e proprie opere originali, che va negato a siffatto materiale greggio raccolto dal Bocc. in servigio dei suoi studi e destinato ad un’ulteriore elaborazione.
  2. Studj cit., pp. 357-61; l’illustrazione è alle pp. 323-7.