Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/365

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nota 359

zioni relative alle epistole boccaccesche delle quali il tempo e la sorte c’invidiarono la conoscenza testuale ma non un qualche preciso ricordo; esse sono: le «molte»1 a cui risponde in una volta la Fam. XVIII 15 (20 dicembre 1355), dando certi ragguagli sul loro contenuto; quella «excusatoria» di argomento dantesco che si riflette abbastanza nitidamente nella risposta del Petrarca, Fam. XXI 15 (settembre 1359): essa accompagnò al poeta la seconda e definitiva redazione del carme Ytalie iam certus (III); quella di cui è riportato un passo nella Var. 25, ch’è la responsiva (17 agosto 1360); quella con cui ricambiò una lettera del Petrarca ricevuta il 16 aprile 13622 e a cui fu replicato a sua volta con la Sen. I 5, del 28 maggio; quella a cui si allude nella Sen. XV 8, ch’è del 1369; l’estrema, finalmente, del lungo carteggio, che dovette essere la lettera di cui parla il Bocc. stesso nella sua ep. XXIV3 e nella quale lo scrivente aveva consigliato il suo grande amico «ut tam assiduis laboribus suis admodo parceret». Anche la lettera scritta in nome di Omero al Petrarca, che rispose con la Fam. XXIV 12, sarebbe stata dettata, secondo una supposizione recentemente ripresa4, dal Nostro.



    sto definitivo, risulta una contaminatio, cioè «la fusione in una di due lettere, scritte a breve distanza di tempo l’una dall’altra, tutte e due nel dicembre 1365, e che il Boccaccio ricevette a suo tempo separatamente», come fu dimostrato dal Foresti (ne’ Rendiconti del R. Ist. Lombardo di scienze e lettere, LVII [1924], p. 469 sgg.). A lettere petrarchesche, non identificabili con alcune di quelle sopra ricordate, si allude nelle Fam. XVIII 15 e XXII 2; perdute sono anche quelle che il Bocc. ricevé a Firenze il 16 aprile 1362 e l’altra che fu scritta da Pavia il 29 maggio ’67: di esse si parla rispettivamente nella XI e nella XIV del Nostro (qui, pp. 145 e 181).

  1. «Ex multis epistolis quas his temporibus tuas legi».
  2. Cfr. qui, p. 349, n. 1.
  3. Qui, p. 227.
  4. Cfr. Foresti, nel period. L’Archiginnasio, XV, p. 163 e n. 3.