Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/381

Da Wikisource.

nota 375

zioni critiche interessanti i tre tratti in questione, ripartite secondo lo schema osservato nel capo precedente, sono queste che seguono.

Interpolazioni. — Rifiuto assolutamente di considerare come facenti parte integrale ed originaria del testo boccaccesco i due passi «E viva Amore e muoia soldo e tutta la brigata» (alla fine della nov. VII, v) dopo le parole «fé’ patto» II 5917, e «Argomento di cattivo uomo e con poco sentimento era» (al principio della nov. seguente) dopo le parole «come a lui» II 6028. Quest’ultimo è senza dubbio una chiosa critico-morale; il primo è un novello saggio di quelle sortite bizzarre o facete con cui spesso, come abbiamo visto anche qui addietro, qualche lettore vivace si permetteva di fornire una specie d’epilogo ad una novella1.

Lacune. — Una è assai vasta e risale per certo a B, come prova la sua mancanza in b; la si sana con G, d’onde anche la vulg. tolse il tratto in questione, II 4834 «tu déi credere che io conosco chi tu se’, e pure stamane me ne sono in parte avveduto». Un’altra ventina è di molto minor entitá:

I 423 «l’hanno provato e pruovano» (da B1, in L si legge provate e manca il séguito, e cosí ha la vulg.);

I 96 «e lagrimevole molto», da B1;

I 1021 «spazio di tempo», da B1;

II 482 «l’amore di Dio», dove l’ovvia aggiunta fu introdotta dal Mannelli con l’indicazione che mancava in B;

II 497 «la cagione del dolor mio», lacuna evidente ma non avvertita sin qui;

II 5217 «che non pareva prima», suppl. da G;

II 571 «mise prestamente a letto», da G le due parole finali;

II 6628 «è da lui visitata», guasto inosservato prima d’ora;

II 7528 «assai piú agio»2;

II 7727 «Per certo questo», da D (ed è anche in G);

    plare a D, risulta luminosamente dai due primi tra i raffronti istituiti dal medesimo studioso nell’altro suo scritto (p. 221). Da B1 ho derivato circa una quarantina di emendamenti su un tratto di cinque pagine della presente stampa: indizio della sua bontá.

  1. I due passi sono in b, e quindi si trovavano in B. Nel secondo, G (che li porta entrambe, come pure la vulg.) omise era; di esso lo Hecker disse ch’è «una parentesi per lo meno strana» (Der Deo Gr.-Dr., p. 227).
  2. La mancanza di piú fu giá rilevata (cfr. Fanf., II, p. 163, n 1), ma la vulg. non provvide.