Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/580

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576 il filocolo


Pag. 196: «Niuno ragionamento m’era caro senza esservi ricordata te, di cui ora la speranza cosí spogliato mi lascia, pensando che tu me per Fileno abbia abbandonato: ed è la cagione perché vedere non mi puoi», la cui ultima frase è cosí rettificata dal nostro testo, coerentemente alle ragioni e ai dubbi che Florio immagina di discutere con Biancofiore assente: «e la cagione per che vedere non posso!».

Pag. 204: «... compagna a me divenisti, che sono unico figliuolo del vecchio re: ne’ quali onori ecc.», che nel testo risulta: «... compagna ai miei onori divenisti ecc. ecc.», in cui la correzione delle stampe è dovuta al bisogno di chiarire l’accordo sintattico del seguente pronome relativo.

Pag. 206: «... come volentieri con le proprie mani gli avrei il caro velo levato e tutto squarciato, e lui che s’ingegnava da te levarmi, cacciato da me ecc.», che abbiamo potuto rettificare con l’accordo sicuro dei manoscritti: «... come io volentieri gli avrei con le pronte mani levato il caro velo, e lui, che s’ingegnava da te levarmi, tutto squarciato, cacciandolo ecc.», dove la manomissione degli editori s’è generata per il verbo ‛squarciato’, che ritenevano piú adatto per ‛velo’.

Pag. 207: «... se io fossi molto lontanato da te, in quella lontananza, alcuna scusa vi sarebbe ecc.», dove il nostro testo risulta piú completo e piú efficace: «... se io fossi molto allontanato da te con quella speranza con la quale t’era vicino, alcuna scusa ci avrebbe ecc.».

Ed ha valore di maggiore e piú espressiva semplicitá la lezione manoscritta a pag. 209: «Certo ella [la lettera] in poche parti fu dal tuo pianto macchiata a rispetto di quelle nelle quali le mie lagrime la macchiarono», rettificata cosí: «E certo ella non fu dal tuo pianto macchiata quasi in alcuna parte, a rispetto che le mie lagrime la macchiarono».

A pag. 220 risulta ripristinata la struttura d’un intero periodo, che le stampe leggevano: «... ma di pietoso padre e di benigna madre, sí come piú volte m’è stato detto, discesi: e di quella legge che sono gli umani cori dalla natura tratti, sono io similmente.