Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/233

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SOPRA DANTE 225

uomo e di nazione umilissima, fu da questa in tanta sublimità elevato, ed è sempre poi stato, che le più notabili città di Grecia ebbero della sua origine quistione: i re, gl’imperadori, e’ sommi principi mondani hanno sempre il suo nome quasi quello d’una deità onorato, e infino a’ nostri dì persevera, con non piccola ammirazione di chi vede e legge i suoi volumi, la gloria della sua fama. Io lascerò stare i fulgidi nomi d’Euripide, d’Eschilo, di Simonide, di Sofocle e degli altri che fecero nelle loro invenzioni tutta Grecia maravigliare, e ancor fanno; e similmente Ennio Brundisino, Plauto Sarsinate, Nevio, Terenzio, Orazio Flacco, e gli altri latini poeti, i quali ancora nelle nostre memorie con laudevole ricordazion vivono, per non dire del divin poeta Virgilio, il cui ingegno fu di tanta eccellenza, che essendo egli figliuolo d’un lutifigolo, con pari consentimento di tutto il senato di Roma, il quale allora alle cose mondane soprastava, fu di quella medesima laurea onorato, che Ottaviano Cesare di tutto il mondo imperadore: e di tanta eccellenza furono e sono le opere da lui scritte, che non solamente ad ammirazion di sè, e in favore della sua fama, i principi del suo secolo trassero, ma esse hanno con seco insieme infino ne’ dì nostri fatta non solamente venerabile Mantova sua patria, ma un piccol campicello, il quale i Mantovani affermano che fu suo, e una villetta chiamata Piectola, nella quale dicon che nacque, fatta degna di tanta reverenza, che pochi intendenti uomini sono che a Mantova vadano, che quella quasi un santuario noa visitino e onorino.

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