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Madama di Sévigné. 119


Il madrigale è più spiritoso del sonetto, che impallidisce appetto a que’ due che il Petrarca dettò per Simon Memmi, quando fece il ritratto di Laura. Ma l’erudito poeta era assai stimato dalla marchesa, non ricambiato d’amore; ed ella aveva resistito a seduzioni assai più forti che i versi. Egli però non lasciava di spasimare in versi, e il vescovo di Laon diceva: Le nom de madame de Sévigné est dans les ouvrages de Ménage ce quest le chien du Bassan dans les portraits de ce peintre: il ne saurait s’empêcher de l’y mettre.

Forse la santità dell’avola Fremyot de Chantal, sollevata per le sue virtù all’adorazione dei fedeli, riviveva in lei, come altresì in lei risplendeva il brio e lo spirito del padre, Celse-Benigne de Rabutin, bellissimo e coraggioso oltre ogni dire, morto a trentun anno nel respingere un assalto d’Inglesi sbarcati presso le coste dell’isola di Rè. Aveva toccati ventisette colpi di lancia, e, secondo Gregorio Leti, la ferita mortale fu di mano di Cromwell. La madre, Maria di Coulanges, andò presto dietro al marito, e Maria restò orfana a sei anni. La pia Chantal, fondatrice dell’Ordine della Visitazione, non si tolse dal pensiero de’ suoi monasteri (ne fondò ottantasette), e lasciò la cura della fanciullina ai parenti materni, che ne ebbero gran cura, e la fecero compitamente e finamente ammaestrare.

Non sappiamo se avrebbe resistito al Sole di Versailles (Luigi XIV.) Ella però n’era abbagliata. Un giorno a Saint-Cyr, ad una recita dell’Ester di Racine, avendogli egli gettato due o tre parole insignificanti, andò in visibilio. Un’al,ra volta egli ballò un minuetto con lei; finito ch’ebbe, ella