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166 Donne illustri.


appresso un guizzo improvviso, che pareva dipendere da un’intermittenza al cuore, le lasciava requie ben di rado; e finalmente si scoperse una glandola al seno verso l’ascella sinistra: di che dovette sottoporsi al ferro chirurgico. Non diede un lamento. E compiuta che fu l’operazione, volle che si ritentasse la piaga a levar il sospetto che nessuna pur tenue propagine di male vi avesse radice. Questo fu il giorno 17 di marzo del 1848. Noi facciamo questa nosografia perchè si ammiri la costanza di un’anima femminile, che non lasciava per le sue sofferenze nè di essere buona e amabile, nè di studiare, nè di scrivere.

Essa si mise più di proposito alla lettura della Bibbia, che avea già prefissa meta a’ suoi studi. Ne tradusse e imitò salmi, episodi, e ideò di cavarne qualche breve poema, dal che poi si tolse. E siccome quella a cui le stelle e i fiori del campo eran pari diletto, scrisse alcuni Stornelli, e il Tigri ne fu mosso a intitolarle i suoi Canti Toscani; se non che la dedica la trovò già morta.

La conoscenza ch’ella fece nel 1849 di Mary Somerville, un Arago femmina, la sollevò ai Cieli. Lesse e meditò il libro della Connessione delle sciente fisiche, scritto con senno virile da quella gran donna, e ne trasse ispirazione e fila al più bello de’ suoi carmi, I Cieli. Lo scrisse nel 1851, e fu pubblicato nel 1853. Aveva ideato dall’altra opera di Geografia fisica della Somerville trarre un altro carme, La Terra, ma non potè incarnare il suo disegno. Bene nel mezzo tempo compose il canto di Dante e Beatrice, del quale disse un nostro amico nella Rivista Contemporanea (1836):