Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/298

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292 annotazioni.

lei, che ora lo stringe sul cuore, che gli prodiga tante carezze; scagliare i suoi terribili giambi su quella piccola testa, ch’egli ama più di sé stesso; lacerare col sanguinoso flagello dei suoi versi quelle membra delicate, sorrise dalle grazie e fiorite dall’amore. No, non è possibile! chi lo dice mentisce per la gola; chi mal fa, mal pensa; crede ch’io sia capace di commettere quelle viltà, ch’egli ha commesse. Quanta verità in questo sentimento! Voler distruggere un passato che ci affligge o ci umilia; cancellare con le lagrime, a ogni costo, una memoria vergognosa; annientare un fatto con una negazione, è sublime! L’amore può ciò che vuole; cangia in sogno la realtà; la realtà in sogno: è un Don Chisciotte divino, è il desiderio eterno dell’impossibile.





XXXVI.


Pag. 190.          Infelicibus ustulanda lignis.

Gli antichi distinguevano gli alberi felici dagl’infelici: i primi erano in custodia degli Dei superni; gli altri degl’inferni. Alberi felici, secondo Catone, furono detti i fruttiferi, infelici gl’infruttiferi; Macrobio mette nella prima classe la quercia, il faggio e il cornio; il fico nero nella seconda.