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Pagina:Chi l'ha detto.djvu/394

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362 Chi l’ha detto? [1095-1099]


come fu detto del palazzo del Sole, che aveva porte di argento di finissimo lavoro, opera di Vulcano.

Da Ovidio trarremo pure la frase seguente, che indica lo stato d’animo di un autore fiero dell’opera sua:

1095.   Auctor opus laudat.1

(Ex Ponto, lib. III, ep. 9, v. 9).

Ove l’arte aiuti od imiti la natura, ma abilmente si celi, sarà il caso di dire quel che il Tasso dice dell’incantato giardino di Armida:

1096.   L’arte, che tutto fa, nulla si scopre.

(Gerusalemme liberata, c. XVI, ott. 9).

Se il lavoro che t’incombe supera il tempo che ti resta disponibile, puoi ripetere col Petrarca:

1097.   E più dell’opra che del giorno avanza.

(Trionfo d’Amore, cap. II, v. 72).

e se il giorno passò senza che tu potessi sbrigarti dell’obbligo tuo, di’ pure:

1098.   Amici, diem perdidi.2

(Svetonio, Vita di Tito, c. 8).

come soleva dire l’imperatore Tito alla fine di quel giorno in cui non avesse fatto un’opera buona.

Il lavoro procaccia guadagno a chi onestamente e abilmente se ne serve; il lavoro è dunque anche un affare. Ma che cosa sono gli affari?

1099.   Les affaires, c’est l’argent des autres.3

ha detto Gavarni; ma quarant’anni prima di lui, M. de Montrond, non indegno amico di Talleyrand, aveva detto anche meglio: Les affaires, c’est le bien d’autrui.


  1. 1095.   L’autore loda il suo lavoro.
  2. 1098.   Amici, ho perso la giornata.
  3. 1099.   Gli affari sono il danaro degli altri.