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662 Chi l’ha detto [1868]


nadier raccontato che a Dresda l’Imperatore s’era espresso così: «I fratelli minori - eravamo noi italiani -. hanno quasi superato in valore i fratelli maggiori». E il capitano Bertolini ricorda che in quella stessa campagna, passando in rivista il IV corpo a Torgau, Napoleone diceva al generale Fontanelli: «Con cento mila uomini pari ai vostri, Eugenio sarebbe già sul Danubio» (Bart. Bertolini, Il valore vinto dagli elementi, vol. II, Milano, 1869, pag. 347).

Di questo risveglio della coscienza nazionale e, per conseguenza, di una maggiore sensibilità del paese di fronte al dispregio o peggio ancora alle contumelie degli oltramontani, sono documento i molti libri pubblicati in Italia nella prima metà dell’Ottocento, i quali ricordano ed esaltano la parte presa dagli Italiani nelle guerre europee, e rivendicano i fasti militari delle truppe italiane, massime nelle campagne napoleoniche. Tali quelli del Vacani, del Colletta, del De Laugier, del Lombroso, di Guglielmo Pepe e di altri parecchi, indicati e analizzati dal Croce ne La Storiografia in Italia dai cominciamenti del secolo decimonono ai giorni nostri, cap. IV (ne La Critica, vol. XIII, 1915, pag. 407 e segg.).

A questi libri va aggiunto, come degno per la sua singolarità di speciale menzione, un raro opuscolo polemico: Difesa dell’onore dell’armi italiane oltraggiato dal signor di Balzac nelle sue Scene della Vita Parigina ecc. (Milano, Pogliani, 1837), scritto dal milanese Antonio Lissoni che fu ufficiale nell’esercito Napoleonico e combattè in Spagna. L’opuscolo, pubblicato durante il soggiorni) di Balzac in Italia, voleva essere una protesta contro il romanziere francese, il quale in un suo racconto Les Marana (stamp. prima nelle Scènes de la Vie Parisienne, poi negli Études philosophiques del Balzac) introduce come protagonista una spregevole figura di avventuriero millantatore e codardo, certo capitano Montefiore, e seguendo l’andazzo troppo comune negli scrittori stranieri lo finge italiano e appartenente a quel 6° reggimento di linea, tutto d’italiani, che prese parte all’espugnazione di Tarragona e che «acquit- sono parole del Balzac medesimo - une grande réputation de valeur sur la scène militaire et la plus detestable de toutes dans la vie privée ». Si veda: G. Gigli, Balzac in Italia (Milano, 1920, a pag. 71).

Altro di questi libri (già ricordato più sopra) tu scritto dal famoso cav. Bartolomeo Bertolini, veterano della campagna di Russia, da lui narrata nell’opera Il valore vinto dagli elementi (Mi-