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Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/322

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304 capitolo xvi.

zione, dunque, e concorso quale di rado si vide a quel teatro per la nuova opera, nonostante che la piena del Tevere rendesse impraticabili le vie. Vi contribuiva, oltre alla fama del maestro, e alla sua presenza in Roma, un insieme di curiosità e circostanze, concernenti l’opera, che seguiva a così poca distanza il Trovatore, il Rigoletto e la Traviata. Si sapeva che Un ballo in maschera era stato preparato per Napoli sotto il nome di Gustavo III; che la censura voleva introdurvi una quantità di storpiature, e il Verdi non aveva voluto subirle; e che, a trarlo d’imbarazzo, era andato a Napoli il Iacovacci, e senza tanti complimenti, gli aveva proposto di rappresentare l’opera a Roma, dove non avrebbe trovato noie di censori pedanti o zelanti. Pareva impossibile che venisse permesso a Roma, ciò che si era proibito a Napoli, per ragioni di opportunità politica. Ma il Iacovacci si faceva forte di vincere ogni resistenza, come ne vinse subito una, scritturando su due piedi il tenore Fraschini, che il Verdi reputava necessario al buon esito del nuovo spartito. E ripartì col libretto del Ballo in maschera, promettendo di ottenere nello spazio di otto giorni il nulla osta dalla censura pontificia. Ci vollero veramente due mesi per ottenerlo; e il consenso fu dato non per Gian Giacomo Ankarstroen, uccisore di Gustavo III a Stoccolma in un ballo in maschera, nella notte dal 15 al 16 settembre 1792, ma per un conte Renato, uccisore del governatore di Boston, conte di Warwich, e portando la scena in America. I censori pontifici furono meno esigenti dei napoletani, che temevano di far cosa non gradita all’imperatore Napoleone approvando, dopo l’attentato di Orsini, un libretto, nel quale era, per congiura, ucciso un principe regnante. La censura pontificia mutava i nomi, ma non intaccava il soggetto, e il Verdi se ne accontentò. Anche qualche altra cosuccia ritoccò la censura nel libretto del Somma. I versi del primo atto:

È scherzo od è follia
Siffatta profezia?


si mutarono, per rispetto ai profeti, in questi altri:


È scherzo od è follia
Che da quei labbri uscìa?