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importanza alle opinioni, salvo i teologi revisori, che trovavano nel Bruto una glorificazione della repubblica e nella Comparazione un’offesa alla virtù. Ma Leopardi ci teneva a far sapere che le opinioni espresse nella canzone non erano licenze poetiche, ma frutto della sua intima persuasione. E a rincalzarle e dare a quelle un aspetto di serietà e di verità, ai versi aggiunse la prosa; e non ottenne già il suo scopo, confermò solo nei letterati la sua fama di uomo erudito.

Se tutti lo stimavano però uomo erudito, non tutti gli riconoscevano competenza nel fatto della lingua, e i signori puristi si erano dilettati a fargli la lezione, notando qua e là nelle canzoni patriottiche errori di lingua. Il giovine poeta sentì la puntura, e prende nelle Annotazioni la sua rivincita, e fa con loro alle pugna, e mena a tondo la clava. Vuol dire che il poeta non era poi così apata, e non così indifferente alla fama, come vorrebbe far credere. Non ci è stizza, ma c’è l’ironia di un uomo superiore, che guarda dall’alto i suoi «pedagoghi», gente «che, non sapendo niente, vogliono che la favella non si possa stendere più là di quel niente».

Come Foscolo, così Leopardi è costretto a dimostrare che aveva fatto i suoi studi, e che qualche buono scrittore lo aveva letto. La mediocrità formicola e annoia gli uomini superiori, che talora se ne sbrigano con una pedata. Fecero perdere la pazienza anche a Leopardi.

Con uno spirito, che talora direste quasi brio, il nostro Giacomo sfodera la sua infinita erudizione. Pure, ciò che ha più importanza non è la sua dottrina, ma il suo giudizio intorno alle questioni di lingua, che per un curioso privilegio d’Italia ritornano sempre e non si risolvono mai. Il Vocabolario della Crusca non è per lui il Vangelo; anzi talora dice con una certa soddisfazione: — E questo non lo troverai nella Crusca — , e talora dice: «Tra le altre facezie del nostro Vocabolario». E neppure gli pare un Vangelo l’uso di Firenze, di cui osa parlare con poco rispetto. Maggiore autorità ha per lui l’uso degli scrittori, e in un tempo che nessuna parola passava senza almeno un esempio, cita esempi in buon dato, con una certa aria di scherno, come volesse dire: — Vi basta? — .