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viii. 1817 - corrispondenza con giordani | 55 |
miracolo di Recanati, sia presto onore d’Italia, e gl’invia in dono le sue prose. La lettera non più all’«illustrissimo signor conte», ma al «signor contino pregiatissimo», ha un tono di autorità benevola, come di un naturale patrono della gioventù. Giordani ignorava qual effetto insolito doveva produrre quella sua solita maniera di scrivere. Immaginate qualcuno che nella sua giovane età abbia ricevuto una lettera da Alessandro Manzoni, con consigli amorevoli, e con dimostrazione di affetto. C’era da uscirne matto. E Giordani e Monti erano i Manzoni di quel tempo. Figurarsi quel giovane così facile all’affetto e all’entusiasmo, con tanta idealità, al quale Monti e Giordani erano numi, tirato dalla loro fama all’indirizzo letterario, lui che vedeva negli studi filologici l’ultima mèta! E capirete allora che la sua risposta cominci così:
Che io veda e legga i caratteri del Giordani, che egli scriva a me, che io possa sperare d’averlo d’ora innanzi a maestro, sono cose che appena posso credere. Né ella se ne maraviglierebbe, se sapesse per quanto tempo e con quanto amore io abbia vagheggiata questa idea, perché le cose desideratissime paiono impossibili quando sono presenti.
Così cominciò una corrispondenza affettuosa che durò tutta la vita, e per intenderne il cammino basterà dire che dall’«illustrissimo signor conte» e dal «pregiatissimo signor contino» si giunge sino a «Giacomino mio adorabile». Le intestazioni e le sottoscrizioni sono la chiave del cuore, una specie di p s i c o m e t r o che ti fa indovinare il maggior o minor calore dell’anima.
La prima lettera del divenuto poi «adorabile Giacomino» comincia con la frase consacrata di «stimatissimo signore» e finisce con quella di «umilissimo devotissimo servitore». Il rispetto tiene compressi tutti i sentimenti di un’anima ricca e calda e impaziente di traboccare, rimasta chiusa in un cerchio di forme convenzionali, sicché Giordani poté ben crederla non altro che una cerimonia.
Ma nella seconda lettera hai uno «stimatissimo e carissimo signore», alle affettuose frasi di Giordani l’anima si apre come