Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/314

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Francesco De Sanctis compilò i Quadri sinottici della Logica di Hegel nel periodo che va dal 1850 al 1853, al tempo della sua prigionia a Castel dell’Ovo. Egli impiegò quei giorni di forzata clausura in un’operosa attività intellettuale, dedicandosi allo studio della lingua tedesca; ci è noto infatti che si servi della grammatica di Le Bas e Regnier e si esercitò leggendo le liriche di Goethe1. Queste notizie furono date al Croce da Ferdinando Flores, legato da intima amicizia al De Sanctis, al quale durante la prigionia fornì i libri necessari, inviandoli per mezzo di Giovanni De Sanctis; questi ogni giorno faceva portare il pranzo al cugino da una vecchia domestica, alla quale il De Sanctis affidava i fogli della traduzione della Scienza della logica. Nel restituire i libri, negli ultimi giorni del carcere, il De Sanctis inviò in dono al Flores anche i due manoscritti, quello del canto La prigione dedicato allo stesso Flores, e quello della Logica di Hegel riassunta in quadri sinottici. Questo manoscritto fu dato nel 1908 a Benedetto Croce dal Flores che l’accompagnò con una lettera contenente le notizie che abbiamo riferito.

Il Croce nel 1909 pubblicò sulla «Critica» (vol. VII, pp. 24i-242) un foglio del manoscritto, precisamente il quadro della categoria del finito, con le notizie relative al manoscritto, ricavate dalla lettera del Flores. Aggiunge il Croce che la riduzione in quadri sinottici della logica hegeliana è un lavoro parallelo ed indipendente

  1. Nella lettera al Villari della vedova De Sanctis, pubblicata, come s’è detto più sopra, in appendice alla Giovinezza edita a cura di Pasquale Villari (Napoli, 1889), si legge il seguente episodio sulla prigionia del De Sanctis a Castel dell’Ovo: «Scorsero sei mesi, quando [il tenente Santo Vito, suo carceriere] gli si presentò di nuovo, dicendo: — Signor De Sanctis, il governo vi accorda un libro a vostra scelta; volete un romanzo? Questo vi divertirebbe. — Niente affatto, voglio la grammatica tedesca. — Come! fate il liberale, e amate i tedeschi? — Io amo imparare la loro lingua, e però ho anche bisogno di carta e penna. — Questo poi sarà impossibile; domani avrete la grammatica. — Cosi fu fatto, c il De Sanctis da sé imparò il tedesco, che gli fu assai utile negli anni di esilio a Zurigo». Non possiamo essere sicuri che la grammatica di Le Bas e Regnier gli sia stata data dalla direzione del carcere, perché questo episodio riferito dalla signora Marietta De Sanctis deriva dal racconto che il marito le faceva nei primi anni del loro matrimonio, per cui non è da escludere qualche imprecisione. Possiamo tuttavia considerare, in base all’episodio che abbiamo citato, la sua operosità durante la prigionia.