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SUL PROGRAMMA

DEL «FANFULLA DELLA DOMENICA»


                    Caro Martini,

Accetto subito. Il tuo è pensiero fecondo, al quale si associeranno tutti quelli che sperano ancora nel nostro avvenire. Noi siamo un popolo che, tenuto per molti anni in una tensione febbrile, ora si agita stanco e apata nelle morte acque del passato e non sa trovar la sua via. Fu la coltura che creò l’unitá della patria, ed è la coltura che dee rinsanguarla e redimerla da una decadenza di piú secoli. Tu, che vuoi chiuder l’uscio di casa alla politica, fai benissimo, perché quello che vuoi tu fare, è la vera politica. Giá l’«Associazione della stampa» aveva alzata questa bandiera. Levarsi al di sopra delle differenze politiche, e perseguire fini nazionali comuni a tutt’i partiti, e massime la coltura che li comprende tutti, questo vuol dire un’«Associazione della stampa». Il Fanfulla della domenica sará come una serie di letture settimanali, e il vero giorno del riposo, un refrigerio a’ cuori agitati dalle piccole e grandi miserie della vita quotidiana. Ivi ci parrá di udire la voce di morti e di vivi che ci sveglierá dal letargo e ci alzerá in piú larghi orizzonti. Divisi nelle lotte giornaliere, ci sentiremo uniti in quel di, uniti di cuore e d’intelletto innanzi a’ grandi maestri, che formeranno il nostro gusto e c’insegneranno molte utili cose. Mi reco quasi a vergogna di non essere stato a Monsummano, prostrato an-