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I

LA NUOVA LETTERATURA

Un poeta non è un’apparizione isolata in mezzo alla società; ha de’ predecessori e de’ successori che gli si aggruppano intorno. È quasi un sole il quale regge molti pianeti dal punto centrale in cui sta. Ogni gran poeta ha avuto il suo ciclo. V’è il ciclo dantesco, il ciclo petrarchesco, il ciclo cavalleresco.

Al ciclo dantesco spettano molti poemi e molte leggende che espongono la stessa materia con la stessa forma; ma vi è un abisso fra Dante e’ rimanenti. In tutto il ciclo manca una vera successione, manca il perfezionamento continuo della forma e della materia: i leggendarii sono tutti rozzi, insignificanti, dimenticati e degni di esser dimenticati.

Lo stesso dicasi del Petrarca. Corre una grandissima differenza tra le sue poesie e quelle de’ trovatori che sono giaciute per molti secoli dimenticate del tutto, e solo nel nostro in cui ha avuto luogo quasi una rinascenza dell’erudizione sono state dissepolte a migliaia, e delle quali non una può esser chiamata esempio di poesia, quantunque siano utilissime per accertare lo stato e lo sviluppo della lingua provenzale e la via che seguí trasformandosi nel francese. Al gruppo italiano del ciclo petrarchesco appartengono Cavalcanti, Guido Guinicelli e Dante stesso, considerato come poeta lirico.

In quanto all’Ariosto l’affare cammina altrimenti: non è il solo ma il sommo. Nel ciclo cavalleresco vi è una vera progressione: vedi i principii rozzi, irti, inculti: l’uno migliora, l’altro