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iv. l’«orlando innamorato» 79

Pulci, la quale è fatta a singhiozzi, e si presta a quelle sue buffonerie; comprendiamo l’ottava del Poliziano ma non quella del Boiardo, il quale ora passa dall’una ottava all’altra col periodo, ora si ferma sul settimo verso, ora sul quinto, ora sul terzo. Non ha ragion d’essere; l’ha accettata, non l’ha presa, tratto dal bisogno di quel metro. Fra tanti e tanti versi non ve ne sarà un centinaio di perfetti per grammatica, sintassi e armonia. In quei due versi che ho citati v’è una certa melodia, ma i simili a questi sono rari.

Inoltre, disprezza la grammatica; non conosce bene l’italiano, ondeggia fra il dialetto e la lingua; il suo poema è pieno di modi del dialetto che cozzano col rimanente, di parole latine e provenzali che ritengono ancora la forma delle lingue da cui son prese. Non do una grande importanza a questi difetti; se ci fossero i pregi che non vi sono, l’imperfezione tecnica della forma non sarebbe mortale al poema. Ma questo l’ha reso impopolare: che le masse giudicano da’ pregi estrinseci. Per le masse, un giovane che si presenti bene e sia bene adorno, là per là, in pari condizione acquista più popolarità, è più bene accetto d’un giovane di maggior valore e più negletto. Queste imperfezioni hanno costretto poeti di gran valore ad aspettar lungo tempo prima d’essere accettati, come per Dante, e per la presenza di queste qualità tecniche molti usurpano una gran riputazione, come Frugoni e Monti, e Prati oggidì. Per questo il Boiardo è stato tenuto in poco conto.

Berni, che ha vissuto dopo l’Ariosto, credendo che la sostanza della poesia stesse nella forma esterna e superficiale, pensò che l’Ariosto fosse superiore perché senza difetti di chiarezza di grammatica di lingua; e pensò che toltagli la sua apparenza di rozzezza, le sue sgrammaticature, la sua mancanza di chiarezza e di disinvoltura, questo poema acquisterebbe l’importanza dell’Orlando furioso. Egli ha corretta perfettamente la parte tecnica, e pure non ha potuto alzar d’un dito il pregio del lavoro; perché a questo non sarebbe bastato il correggere stanze e versi, ma avrebbe dovuto creare una seconda volta. La rifazione ha reso leggibile e piacevole il poema; ma non ha aggiunto nulla al suo valore intrinseco.